mercoledì 24 aprile 2019
Esce l’album che chiude la storia della band irlandese. L’omaggio di Noel, Mike e Fergal a Dolores O’Riordan: «Il disco esiste per celebrare lei e il gruppo. Sono le ultime tracce registrate insieme»
I tre membri superstiti degli irlandesi Cranberries: il bassista Mike Hogan, il chitarrista Noel Hogan e il batterista Fergal Lawler

I tre membri superstiti degli irlandesi Cranberries: il bassista Mike Hogan, il chitarrista Noel Hogan e il batterista Fergal Lawler

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Il mondo della musica è tra i più adatti, a creare vere favole; ma non tutte le favole, purtroppo, hanno lieto fine. È il caso della storia dei Cranberries, due fratelli e un amico della piccola Limerick, Irlanda, che nell’89 hanno fondato una band destinata a vendere decine di milioni di dischi a partire dal ’93: tre anni dopo averle dato nome definitivo e avervi arruolato la voce inimitabile della coetanea (nonché concittadina) Dolores O’Riordan. I Cranberries sono passati per album maiuscoli (No need to argue, Promises, Roses) e anni sabbatici per ricaricare le batterie dallo stress (il primo nel ’96/98, il secondo nel 20002/2009, quando la O’Riordan licenziò ottimi dischi solisti). Poi, mentre stavano preparando una rentrée con inediti, il tranello del destino: il sorriso bello e fragile di Dolores, donna forte e sensibile insieme, si è spento. Era il 15 gennaio 2018, aveva solo 46 anni. Venerdì esce In the end, alla fine, con cui i Cranberries chiudono la favola: dopo aver vestito di suoni d’alto livello la voce dell’amica scomparsa, racchiusa in demo di inediti in lavorazione da tempo. In the end esce pure in vinile picture disc e in una versione speciale che riproduce la grafica dei demo stessi, prevista in sole cento copie: ma malgrado l’alta qualità di questi inediti, da Lost a Wake me when it’s over, da Got it a The pressure, da All over nowa Catch me if you can, la fiaba dei Cranberries finisce proprio qui. Non potevano fare altrimenti Noel Hogan, chitarrista classe ’71, Mike Hogan, bassista classe ’73, e Fergal Lawler, batterista classe ’71; e lo immaginavano tutti coloro che hanno amato Dolores il cui commiato, nella traccia che chiude il disco dandogli il titolo, è da brividi. Brividi da fine favola, di quando al lieto fine si sostituisce lo spegnersi di una stella.

Come è nato In the end?

Fergal: Fu nel 2017, quando eravamo in tour, che abbiamo pensato di impiegare i tempi morti scrivendo per un disco nuovo. Volevamo fare altri passi avanti come band. Fra giugno e dicembre di quell’anno abbiamo scritto e inciso, arrivando a gennaio del 2018 con una quarantina di provini da lavorare. E proprio a gennaio Dolores è morta: dopo qualche settimana abbiamo cominciato ad ascoltare il materiale scoprendo che molte sue tracce vocali avevano una resa fortissima, e abbiamo pensato di completare il lavoro. Abbiamo chiesto anche alla famiglia, sua mamma ha detto che non c’è modo migliore per ricordarla; del resto lei aveva scritto e cantato quei provini pensando proprio che le canzoni sarebbero state pubblicate».

Quanto è stato duro lavorare attorno alla sua voce?

Noel: È stato molto difficile, emotivamente. Professionalmente meno: le tracce erano grandiose e bastava focalizzarcisi attorno. Abbiamo usato solo quelle complete, che possedevano qualità compiuta, scegliendo fra tutto quanto provinato 11 brani.

Ora come promuoverete, questo album?

Fergal: Da subito abbiamo deciso di farlo solo tramite incontri con i fan e interviste con la stampa. I Cranberries sono quattro, senza lei non possiamo proseguire. E non volevamo sfruttare la sua immagine, anche se ci hanno proposto persino un tour col suo ologramma… Il video di All over now è un cartoon, in copertina ci sono quattro bimbi e non ci sarà tour né altro: è così che deve essere. Il disco esiste per ricordare Dolores, celebrare lei e la band, ma anche perché ci avevamo lavorato un anno assieme ed era davvero già quasi pronto, quando se n’è andata.

I testi del cd sono di Dolores. Cosa ci lascia?

Fergal: Sono ricchi di carica emotiva come le tracce vocali, e si sente che vengono da tre anni per lei molto complessi. Si sentiva all’angolo, fra un divorzio e problemi psicologici che cercava di gestire. Parlano quasi tutti di un momento duro, di chiusura, visto però come opportunità per ripartire. Perché non sapeva di essere prossima alla fine, anche se qualcuno ascoltando i testi potrebbe crederlo. Anche se pensiamo si sapesse che persona era, questi brani oggi comunque la ritraggono bene, in toto.

Qual è il ricordo più forte che avete di lei?

Mike: Ce ne sono a milioni. Ma forse quelli che ci arrivano più forti sono quelli degli inizi. Cantare in piccoli pub, provare pezzi nuovi, girare l’Irlanda sul nostro piccolo van. Furono momenti decisivi per la definizione di Dolores come autrice e interprete.

Avete rimpianti, per i due lunghi periodi in cui i Cranberries hanno scelto di restare in silenzio?

Fergal: A essere sinceri, no. Le pause sono state deliberate, specie dal ’90 al ’96 non ci eravamo mai fermati e la pressione era enorme. Non eravamo liberi, e non volevamo che far musica diventasse lavoro. Il rimpianto c’è oggi: che Dolores non possa condividere questo disco, che questi brani non avranno dimensione live, che non ci saranno altri album della band.

E il bilancio dei trent’anni dei Cranberries qual è?

Noel: Ogni album pensiamo abbia rappresentato bene il periodo storico in cui è nato, sia per la musica che per i testi. È stata una carriera lunga e proficua, da un paio d’anni lavorano a un film sul suo inizio: ora con Bmg vorremmo arrivare pure a un’opera su di noi che sia importante. Però, visto che non c’è altro materiale inedito, la nostra storia finisce qui.

Quindi questo è proprio l’ultimo cd dei Cranberries?

Mike: Sì. Non ci dividiamo, ma non produrremo album nuovi. Sul fronte di live, esibizioni radio, set acustici da pubblicare, ascolteremo e vedremo. Però sapevamo, in studio per In the end, che sarebbe stata l’ultima volta insieme. Lo promuoveremo fino a giugno poi ci sarà bisogno di staccare, è stato un periodo difficile. Dopo penso rimarremo tutti nella musica, ma a ora non abbiamo alcun progetto.

L’ultima immagine della band resterà quella dei quattro bimbi anni ’90 in una discarica, sulla cover?

Fergal: L’idea è stata dell’autore delle nostre prime copertine, non datele senso negativo. Non è una discarica, e i vestiti sono una coincidenza: sì, potremmo essere noi quando iniziammo, però abbiamo scelto la foto coi bambini per un altro motivo. Per chiudere passando idealmente il nostro testimone alle nuove, giovani generazioni di musicisti. © RIPRODUZIONE RISERVATA I tre membri superstiti degli irlandesi Cranberries: il bassista Mike Hogan, il chitarrista Noel Hogan e il batterista Fergal Lawler

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