domenica 14 marzo 2021
Con un unico segno a spirale, un prodigio tecnico, realizzò la “Veronica”. Ma fu anche il primo a eseguire nella grafica le fasi lunari esposte da Galileo
Claude Mellan, “Sacro Volto”, 1649

Claude Mellan, “Sacro Volto”, 1649 - -

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Galileo Galilei, con il suo “cannone occhiale”, studiò per primo la Luna. Gli antichi pensavano che i corpi celesti fossero delle sfere perfette, ma ora il nostro satellite mostrava dei dislivelli, crateri, irregolarità, proprio come la terra. Sarebbe stato possibile mapparla. Lo stesso Galileo la disegnò con sorprendente realismo, ma per pubblicare la scoperta ci voleva l’incisione. Nel Sidereus Nuncius, stampato nel 1610, egli rese note al mondo le sue scoperte, ma le incisioni che rappresentavano la luna erano del tutto inadeguate. Passarono alcuni anni e nel frattempo aveva fatto ritorno in Francia, dopo un decennale soggiorno a Roma, Claude Mellan, allievo e amico di Simon Vouet e ora diventato il più apprezzato pittore di Luigi XIII. Ma soprattutto Mellan era il miglior incisore della sua epoca, impareggiabile (e tuttora insuperato) padrone del bulino.

Curiosamente egli aveva conservato quella tecnica, al momento ritenuta superata, dall’acquaforte; non solo: la portò a livelli di perfezione impensabili. E non era solo tecnica, ma arte vera. Nell’autunno del 1635 Claude Mellan è invitato a recarsi in Provenza da Pierre Gassendi e Nicolas Fabri Peiresc, due eminenti scienziati, seguaci di Galileo e uomini di Chiesa. Trascorsero un mese e mezzo sul monte Sainte Victoire (lo stesso che molto dopo sarebbe stato immortalato da Cézanne) osservando la Luna notte dopo notte col telescopio di Galileo. La ricerca era complessa, richiedeva una misurazione da diversi siti del mondo e includeva anche un’ecclissi. Ma il compito di Mellan era quello di disegnarne la superficie, da cartografo. Il risultato furono tre incisioni di impressionante bellezza e precisione. Questa storia è raccontata nei particolari dallo storico dell’arte Massimo Pulini nel libro Il primo ri- tratto della Luna e le incisioni impossibili di Claude Mellan, che vede ora la luce nei tipi di Medusa (82 pagine, 11 euro).

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In quelle immagini lunari l’artista inventò una tecnica nuova e apparentemente inadatta: invece di assecondare con il bulino le line tondeggianti dell’oggetto tracciò una fitta successione di line orizzontali più o meno larghe che conformavano mirabilmente la superficie lunare nei suoi dettagli. Pulini osserva con un certo humour che ricordano l’immagine della luna trasmessa in tv ai tempi delle missioni Apollo, in bianco e nero e a righe sottili. Le immagini furono pubblicate con successo: il primo atlante lunare. Ma la proverbiale perizia di Mellan doveva conoscere ancora mete più alte. Molti ricorderanno, perché molto pubblicato nel nostro tempo, un volto di Cristo eseguito con una sola e ininterrotta linea a spirale che, allargandosi e assottigliandosi, va descrivendo il chiaroscuro di tutto il Sacro Volto e del panno della Veronica su cui è impresso.

È semplicemente sbalorditivo per non dire insuperabile (di certo insuperato). Ma come negli altri casi non è solo tecnica. Il volto, di assoluta frontalità, trasmette un sentimento profondo di dolore. È l’indicibile mestizia di chi si è caricato del peccato dell’uomo e sta offrendo se stesso per redimerlo. Non ha quasi macchie di sudore né di sangue. Qui la sofferenza è tutta interna e spirituale. Ma è la linea unica che fa impazzire di sorpresa ed emozione. Partendo dalla punta del naso si va allargando e stringendo un unico, lunghissimo segno a spirale. Bisogna pensare che la tecnica del bulino richiede spesso di tenere fermissima la mano che lo regge mentre con la mano libera si fa girare la lastra. Nel bordo inferiore ha posto la scritta Formatur unicus una, volutamente ambivalente: allude al Figlio di Dio che si è incarnato unico in una sola Madre, ma anche alla figura unica fatta con una sola linea. Un autocomplimento che Mellan poteva permettersi.

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