lunedì 28 aprile 2014
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C’è Giro e Giro. C’è lo storico e secolare Giro del ciclismo professionistico e il “Giro d’Italia in 80 librerie” che comincia addirittura una settimana prima di quello della carovana rosa, il 2 maggio. Quel giorno a pedalare da Aosta a Ostia, 2mila km, seguendo la via Francigena, saranno campioni e gregari dell’editoria nazionale e non solo.
 
Se il Giro vero infatti parte dall’irlandese Belfast, a dare il via al “Giro d’Italia in 80 librerie” sarà l’angloaustraliano Tony Wheeler, “padre-patron” delle celeberrime guide Lonely Planet che, con Michele Marziani (autore del romanzo dedicato a Pantani Nel nome di Marco - Ediciclo), correrà alla volta del primo traguardo di Ivrea. Scendendo verso la Romagna si rimetterà in sella anche Cristiano Cavina che a dire il vero la bici l’ha abbandonata sui muretti delle pagine del suo brillantissimo romanzo d’esordio Alla grande (Marcos y Marcos).
 
 
«Fino a 13 anni giravo per le strade del mio paese, Casola Valsenio, con la mitica “Turboberta”. Poi un giorno ebbi la folgorazione su tre ruote: la scoperta dell’esistenza dell’Apecar, la comodità del motore che evita la fatica del pedalare», dice ridendo Cavina che è stato uno dei primi scrittori a testare il progetto del “Giro in 80 librerie”. «A settembre scorso ho partecipato all’Anteprima: la Montecatini-Pistoia e poi alla Pistoia-Firenze. La prima tappa, 11 km, nonostante la mia umile bikecity-Graziella pensavo fosse una passeggiata di salute e invece presentava uno strappetto in salita piuttosto duro, ma che ho affrontato come un Fiorenzo Magni con la corda alla bocca. Il giorno dopo ho pedalato fino a Firenze con Marco Vichi e qualcuno ha pensato di pigiare sui 40 km orari e così alla fine mi sono calato nella parte, sprintando agli ultimi cento metri e superando per “dispetto” il mio editore Marco Zapparoli. Ora sono pronto per la prossima tappa del 24 maggio da Crema a Piacenza, con la consapevolezza, acquisita a 40 anni, che sono uno scalatore colombiano, e non lo sapevo».
 
 
È un “camminatore montanaro” invece Paolo Cognetti che la sua esperienza di metropolitano rifugiato tra i monti della Valle d’Aosta l’ha raccontata ne Il ragazzo selvatico (Terre di Mezzo). «In bici io giro per le vie di Milano che è ancora una città “ostile” per i ciclisti. Mi sono sentito più al sicuro negli Stati Uniti, grazie al maggior numero di piste ciclabili e al loro senso civico anglosassone. Pedalando per Brooklyn ho scritto la mia seconda guida di vagabondaggi gastronomici, Tutte le mie preghiere guardano verso ovest (Edt, in libreria l’8 maggio). Viaggiare in bicicletta, come il camminare, lo ritengo un ottimo antidoto alla depressione... Credo anche che fare New York in bici sia stato un buon allenamento per la mia tappa al “Giro d’Italia in 80 librerie”: la Pavia-Milano, con arrivo alla libreria Gogol’».
 
 
Ogni autore in premio all’arrivo riceverà la legittima presentazione della sua ultima fatica editoriale nella libreria del luogo. Così al traguardo della Grosseto-Orbetello i lettori attenderanno Antonio Pascale che spera solo che la sua tappa, il 15 giugno, non si accavalli con qualche partita dei Mondiali di calcio. «Lo ammetto sono un calciofilo e la bicicletta a Roma la uso soltanto per gli spostamenti dal mio quartiere, Monteverde, al massimo fino a Trastevere o Testaccio. Del resto se dicono che Milano è “ostile” alla bici, allora noi a Roma che dobbiamo affrontare tutti i giorni la “sette colli”, che dovremmo dire?». Gli risponde Cavina dalle colline romagnole, ricordando a tutte le penne iscritte alla corsa bibliofila che «il ciclismo è innanzitutto fantasia... L’ho capito da mio zio Paolo che è stato un buon corridore e che ogni estate quando tornava a Casola dall’Ungheria dove vive, testava un tipo di “doping” - che comprava appositamente in Russia - su noi ragazzini, dicendoci: “Ora vi preparo un bel tè caldo”. Nessuno di noi comunque andava più forte e tanto meno è diventato un campione di ciclismo. Un viaggio in bici che farei? Quello di Alfredo Oriani in Fino a Dogali, in quel libro c’è la più bella descrizione della via Emilia».
 
 
Lo stesso Oriani, alla fine dell’800 sosteneva che «una bicicletta può valere una biblioteca» e per Pascale invece è servita per l’incipit del suo ultimo romanzo Le attenuanti sentimentali(Einaudi). «Anche la bicicletta è un oggetto sentimentale - dice Pascale - . È un passaggio di conoscenza che si tramanda di padre in figlio, dal momento in cui monti in sella per la prima volta su una bici con le rotelle che poi quando verranno tolte sarà come imparare nuovamente a camminare con le proprie gambe. Una pedalata che vorrei tentare? Passare tra le colline profumate dal cedro e dal bergamotto, per arrivare sul magnifico lungomare di Reggio Calabria».
 
 
Ma il “Giro d’Italia in 80 librerie”, almeno per l’edizione del 2014, si ferma a Roma, anzi ad Ostia. Traguardo finale al parco dedicato a Pier Paolo Pasolini, che in una lettera all’amico Franco Farolfi scriveva del suo viaggio in bicicletta da San Vito di Cadore alla natia Casarsa: «Appartiene a quel genere di avvenimenti che non possono essere raccontati senza l’aiuto della voce e dell’espressione. L’alba, le Dolomiti, il freddo, gli uomini coi visi gialli, le case e i sagrati estranei, le cime e le valli nebbiose irraggiate dall’aurora».
 
 

 
 
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