mercoledì 2 febbraio 2022
Un libro a venti voci e un’associazione rilanciano il dibattito sulla centralità dell’umano per le comunità e il pianeta di fronte alle sfide di tecnoscienze, IA, biopolitica ed ecologia
Il filosofo Vittorio Possenti

Il filosofo Vittorio Possenti - archivio

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«Riprendere alla base il tema della persona e rilanciarlo nell’epoca attuale, in cui i maggiori problemi coinvolgono incessantemente la persona e la sua concezione». Questa è la visione di fondo di 'Persona al centro - Associazione per la filosofia della persona', e questa è la visione di fondo che si ritrova nel nuovo volume Persona. Centralità e prospettive edito da Mimesis (pagine 360, euro 28,00) e curato da Claudio Ciancio, Giuseppe Goisis, Vittorio Possenti e Francesco Totaro. Un volume assai ricco e articolato che si struttura in quattro sezioni. Nella prima, 'Sguardi sulla centralità della persona', Francesco Botturi riflette su 'Personale e impersonale', Calogero Caltagirone sulla 'Dimensione sociale della persona', Gabriele De Anna sull’'Ontologia della persona', Ugo Perone su 'Soggetto, io, persona', Flavia Silli e Tommaso Valentini sulle 'Molteplici vie del personalismo italiano nel Novecento' e Carmelo Vigna sulla 'Persona umana come sostanza e come relazione'. La seconda sezione affronta le 'Nuove problematiche sulla persona' con i contributi di Antonio Allegra su transumanesimo e postumanesimo, Antonio Da Re sulla bioetica, Roberto Mordacci su utopia e distopia, Simone Morandini sull’ecologia integrale, Massimo Reichlin sugli animali e Susy Zanardo su differenze sessuali e di genere. La terza e la quarta sezione si concentrano su 'Persona e tecnica nell’epoca della tecnoscienza' e su 'La persona nella società: politica, economia, diritto'. Una pluralità di voci che rimanda alla pluralità delle concezioni di persona: spiega, infatti, Possenti che «ne esistono varie e non tutte integre. Nella tarda modernità è accaduta una svolta notevole: il passaggio dal soggetto alla persona, sulla scorta di una critica dell’io moderno autocentrato, maschio, bianco, insomma l’uomo-diragione del razionalismo. Mutamento benvenuto e ambivalente in quanto sono sorte visioni multiple e differenti della persona. Si comprende quanto sia delicata la posta in gioco: nella controversia sull’humanum, che va oltre l’Occidente e investe l’intero pianeta, in gioco siamo noi stessi. Non è inutile ricordarne i nuclei più scottanti: intervento tecnico profondo sulla persona (antropotecnica), intelligenza artificiale, biopolitica e governo dei corpi, robotica, fine vita, produzione tecnica dell’essere umano, traffico di persone, ecologia. Senza dimenticare le esigenze di nuovi nessi tra politica, economia, lavoro». E questo si ritrova nella riflessione dei venti autori che hanno contribuito a costruire il volume: «Un loro intento – prosegue Possenti – è di riprendere la poliforme tradizione del personalismo, che oggi si trova dinanzi a nuove problematiche assenti 50 o 80 anni fa. Ri-prendere non vuol dire ripetere, ma sollecitare la realtà della persona per metterla in rapporto con le sfide attuali, non meno rischiose di quelle di un tempo, per farne sbocciare le virtualità inespresse. Nel volume gli autori si esprimono all’insegna della convivialità delle differenze e dei punti di prospettiva prescelti, pur nell’adesione al valore della persona. Con ricognizioni variegate essi tracciano la rotta di una navigazione che tende a una buona meta». A illustrarlo chiaramente è un passo della Presentazione firmata dai curatori: «Più che a rimedi, o a piccole correzioni di percorso, gli interrogativi che animano il libro invitano a esplorare la condizione umana che, nella fase storica che attraversiamo non senza incertezze e angosce ma per ciò stesso desiderosi di punti di riferimento, appare sfidata sotto vari aspetti. Questa considerazione spicca in specie nella coniugazione della corporeità dell’essere umano con gli strumenti tecnici più sofisticati, i quali conferiscono oggi un potere di trasformazione biso- gnoso di analisi ponderate. La novità dell’umano sempre in cammino deve scaturire dalla sinergia e dall’equilibrio di forze che non possono sfociare in una dispersione autodistruttiva».
Nel dibattito pubblico, professor Possenti, può capitare che l’idea di persona venga sovrapposta, se non addirittura confusa, con altri concetti riferibili all’individualità. Qual è invece la sua specificità filosofica?
Il nome più proprio per designare l’essere umano è persona più che soggetto o io. 'Io' come pronome personale è colui che parla in prima persona: il ricorso al termine 'io' implica il riferimento alla persona. Soggetto pare un termine improprio per riferirsi alla persona, come se essa fosse assoggettata, mentre gode di libertà. La persona umana è una sostanza individuale incorporata (quindi mortale), dotata di logos e di ampie possibilità di svolgimento incluse nella sua tipica forma di vita. Capitale è l’assunto che la persona non è un dispositivo escludente, come ritengono esponenti dell’Italian Theory e del pensiero critico- negativo, ma massimamente includente. A mio parere l’opzione postmetafisica rende più difficile il compito di pensare in modo equilibrato le molte sfide in corso. Se dietro il termine persona si celano concezioni diverse, ci si dovrà dedicare a un’ermeneutica delle loro potenzialità e carenze per raggiungere una chiarificazione.
In che modo il concetto di persona può aiutarci a riportare al centro quello di comunità?
Il discorso fondamentale dell’enciclica Fratelli tutti è che abbiamo bisogno di un universale riconoscimento reciproco; di una corresponsabilità relazionale in cui ciascuno è volto verso l’altro e si prende cura l’uno dell’altro. Nelle scelte della politica, della scienza-tecnica, dell’economia, del diritto, della comunicazione non dobbiamo mai mettere a rischio la persona (come chiedeva Hans Jonas), includendo in essa la fioritura dell’umano preso nell’insieme delle sue componenti. In senso stretto, persona umana e individuo umano sono la stessa cosa, eppure il primo termine veicola un significato più ricco e un’apertura alla relazione che conducono alla cooperazione sociale.
La sezione del volume 'Persona e tecnica nell’epoca della tecnoscienza' unisce alla sua riflessione quelle di Adriano Fabris, Luigi Vero Tarca, Giorgio Rivolta e Luca Robino sul mondo in cui viviamo, pervaso se non dominato dalla tecnologia. Il concetto di persona può aiutarci a interagire con esso, come guida e come difesa?
Certo. Come guida per non smarrirsi entro il labirinto delle nuove tecnologie che trasformano il nostro modo di vivere e di comprendere noi stessi, e come difesa dinanzi alle manipolazioni. Tra le varie sottolineo quella mediatico-populista che rischia di trasformare la democrazia come potestas del demos- popolo in oclocrazia o dominio della folla, e per essa di quelli che la guidano occultamente. La tecnologia ci può servire per migliorare la condizione umana. Il compito sta nel ridefinire con saggezza i limiti sia dell’intervento della tecnica sulla persona, sia dello sfruttamento delle risorse della Terra, la nostra 'casa comune'.
Chiude il volume la sezione sulla 'Persona nella società' con Benedetta Giovanola sull’economia, Markus Kirenke sul diritto, Roberto Mancini sulla comunità e Francesco Totaro sul 'Lavoro nella persona oltre i virus'. Quale apporto può venire dall’idea di persona nell’affrontare le sfide legate alla pandemia?
La pandemia ha mostrato la fragilità dell’uomo, nonostante la fiducia nella scienza che ha diffuso un senso di invulnerabilità. Il virus rappresenta anche un serio campanello di allarme sul rapporto uomo, animali, natura, madre-terra. La pandemia comporta una ridefinizione dei rapporti personali nel senso di accorgersi dell’altro e del mostrargli attenzione, e quindi incorpora la critica del mito dell’individuoisola senza relazioni e guidato solo dalla ricerca del proprio interesse. Preoccupanti sono gli atteggiamenti negazionisti e le proteste per le limitazioni alla libertà di movimento a causa della pandemia; esse invece risultano congrue con il dovere assoluto di non danneggiare l’altro ( neminem laedere) e di non minacciare il bene comune.
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