venerdì 19 settembre 2014
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​Pronti sulla linea di partenza i Giochi Asiatici (Asiad) che si terranno da oggi al 4 ottobre nella città sudcoreana di Incheon, che ha strappato la manifestazione alla rivale New Delhi. Arrivati alla 17ª edizione, rappresentano per l’Asia-Pacifico un evento secondo solo alle Olimpiadi. Saranno 13mila gli atleti di 45 Paesi a competere in 439 gare di 36 specialità in un’edizione che sarà innovativa per diversi aspetti, a partire dalla volontà di scelte che vorrebbero esaltare capacità atletiche e parsimonia rispetto allo spettacolo. Giochi che vogliono essere un misto del glamour Gangnam style, modestia ricercata dei templi zen, campionatura di una cultura insieme concreta e raffinata, miscelati per l’evento sportivo principe dell’Asia. Una scelta che riguarderà anche la cerimonia di inaugurazione ispirata al K-pop, la cultura pop coreana che è moda di riferimento in Asia. Come ricorda il direttore artistico, lo sceneggiatore e attore Jang Jin, questi Asiad sudcoreani «non saranno come precedenti edizioni dei Giochi o anche delle Olimpiadi, indirizzate ad alimentare l’orgoglio nazionale». Vero è che i costi di questa edizione, poco più di due miliardi di dollari, sono un decimo di quelli di Guangzhou (Canton), in Cina, del 2010 e poca cosa rispetto ai 50 miliardi di dollari spesi per i Giochi di Sochi, ma si teme la disaffezione del pubblico. Finora le prevendite di biglietti sono state limitate e il marketing connesso all’evento lento a decollare. La frugalità sbandierata dagli organizzatori, che potrebbe segnalare un nuovo corso nelle manifestazioni sportive internazionali sempre più onerose per le casse di intere nazioni, è in parte una necessità per le possibilità delle casse di Incheon, terza città sudcoreana che mira a porsi tra le centrali finanziarie del continente e togliere qualche primato alla vicina Seul, di cui ospita l’aeroporto internazionale. Le ultime due edizioni sudcoreane degli Asiad sono state quelle di Seul nel 1986 e a Pusan nel 2002.Pieno quasi garantito per le cerimonie d’apertura e di chiusura, nello stadio principale di Incheon City, per il resto c’è il timore di non riuscire a calamitare spettatori. «Contrariamente a precedenti occasioni, questa volta sarà impossibili mobilitare grandi masse di spettatori – segnala un funzionario dell’organizzazione, con riferimenti alle edizioni coreane, quando furono precettati studenti e militari per riempire i vuoti sugli spalti – . Stiamo facendo del nostro meglio ma le prospettive non sono favorevoli». Altri tempi, quelli ancora in un qualche odore di dittatura militare. Oggi sport e politica sono più aperti, anche alle commistioni artistiche. Ecco, allora, che tutti puntano sull’attrattiva delle boy band, delle coreografie suggestive e sulle minigonne minimaliste, sul carisma delle star del K-pop (Psy in testa) capaci di attrarre nelle loro interminabili tournée continentali centinaia di migliaia di fan, e sulla verve sempre un po’ malinconica dei protagonisti di soap-opera che sbaragliano la concorrenza da Rangoon a Tokyo. Comunque sia, la città continua a credere in un ritorno di immagine e anche economico dalla manifestazione in cui ha investito in 17 nuovi impianti, tra cui uno stadio innovativo capace di accogliere 61mila spettatori (forse troppo innovativo dato che è già stato deciso di utilizzarlo per non più di 30mila posti dal 5 ottobre...) costato 450 milioni di dollari. Incheon ha dovuto emettere obbligazioni per 1,2 miliardi di dollari e chiedere a governo un contributo di 480 milioni di dollari. Un fardello che al momento fa apparire assai lontani i 12 miliardi di dollari di rientro previsti sul lungo termine.Ad aggravare le prospettive, che dipendono anche dalla difficile congiuntura economica globale, con molti Paesi costretti a ridurre i bilanci per la partecipazione a eventi sportivi internazionali, un ruolo - dicono i critici - ha anche l’inserimento di sport non universalmente popolari come cricket e sepak takraw (il primo definito ironicamente dagli stessi appassionati in particolare dell’ambito Commonwealth tra cui India, Pakistan e Bangladesh, ma anche Australia, Sudafrica e Regno unito come “il più lento sport al mondo”, il secondo una pallavolo giocata solo con i piedi, molto spettacolare ma poco fluida) presenti per la prima volta a fianco di attività di bassa presa universale come kabaddi (un incrocio di rugby e arte marziale giocato su pochi metri quadrati assai popolare nel Subcontinente indiano), wushu (le arti marziali cinesi da noi note come kung fu) e - nuovi arrivi - squash, baseball, rugby a sette, bowling, soft tennis (tennis giapponese) e golf. Sicuramente più seguite, invece, saranno le gare di taekwondo, tecnica di combattimento che è anche sport nazionale coreano, insieme alla novità karate e al classico judo. Infine, non mancherà chi, in occasione dell’inaugurazione, guarderà al cielo sperando che il regime nordcoreano non decida per un supplemento di celebrazione a modo proprio, ovvero sparando missili verso le acque contese con i fratelli-rivali sudcoreani o con l’antico dominatore giapponese. Lo ha fatto il giorno stesso dell’arrivo di papa Francesco ad agosto, lo ha fatto in decine di occasioni dall’inizio dell’anno con i pretesti più futili e con il solo risultato di fare innervosire i vicini. Potrebbe non farlo oggi data la presenza dei suoi atleti (a spese del Sud) e dato che ha già deluso organizzatori e potenziali spettatori ritirando la promessa dell’invio delle sue cheerleader, assai apprezzate in precedenti edizioni per coreografie e charme.Alla fine, non sono in molti ad ammetterlo, ma ospitare gli Asiad a portata delle batterie nordcoreane non ha incentivato l’entusiasmo dei comitati olimpici nazionali, responsabili dell’invio delle delegazioni.
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