venerdì 6 maggio 2016
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di Thomas Mann Al cinema si parlerebbe di making of. Il film che racconta la lavorazione di un altro film è un genere da intenditori, ma sempre più diffuso. In letteratura il fenomeno si presenta di rado, ma proprio per questo il «romanzo di un romanzo» è un tanto più importante. La definizione tra virgolette riprende il sottotitolo che nel 1949 Thomas Mann sceglie per La genesi del Doctor Faustus , nel quale il grande scrittore ricostruisce, fase per fase, la redazione del suo ultimo capolavoro. Il Doctor Faustus( 1947), appunto, l’epopea tedesca che sembra chiudere l’impresa avviata nel 1901 con I Buddenbrook. Che il Doctor Faustus rappresenti un crocevia decisivo lo si comprende dal fatto che dal libro discende non soltanto il già ricordato «romanzo di un romanzo», ma anche L’eletto( 1951), magnifica fantasia medievale nella quale sono ripresi i temi delle immaginarie Gesta Romanorum. Quest’ultima è una delle opere attribuite ad Adrian Leverkühn, il «compositore tedesco» di cui Doctor Faustus costituisce la biografia allestita dall’amico Serenus Zeitblom. Il quale, a sua volta, introduce spesso nel racconto osservazioni relative al tempo in cui sta scrivendo. Nel 1943 la Germania è in guerra, i bombardamenti si susseguono sempre più violenti e lui, umanista superstite , si dedica a ripercorrere l’esistenza del geniale musicista nella cui mente follia e invenzione paiono inesorabilmente, diabolicamente intrecciate. Com’è noto, Doctor Faustus fu composto da Mann negli Stati Uniti, nel contesto di quella piccola Germania in esilio alla quale appartenevano, tra gli altri, il filosofo Theodor Adorno e il compositore Arnold Schönberg, che non gradì affatto la smaccata somiglianza fra la prassi compositiva di Leverkühn e la teoria dodecafonica da lui stesso elaborata. La tardiva avvertenza finale, con la quale Mann cercò di stemperare la polemica, non contribuì affatto a ristabilire l’amicizia con il musicista. Ma questo, forse, non era neppure possibile, se è vero che Doctor Faustus non è semplicemente l’allegoria del patto con il diavolo nazista stretto dalla nazione tedesca. I livelli di lettura del romanzo sono assai più complessi, come dimostra il germanista Luca Crescenzi nel saggio che introduce la sua nuova traduzione del romanzo e della relativa Genesi: pubblicato nei “Meridiani”, il volume prosegue la risistemazione dell’opera di Mann avviata nel 2010 da Mondadori con l’innovativa versione della Montagna magica (non più “incantata”) firmata da Renata Colorni. L’interpretazione suggerita da Crescenzi non si limita a riportare in superficie le fonti teologiche del libro, con particolare riferimento agli scritti di Paul Tillich sul “demoniaco”, ma contesta anche l’immagine corrente di un Mann non del tutto a suo agio in ambito musicologico, dato che la peculiare prosa di Leverkühn (la cui stratificazione stilistica è qui resa con un registro molto più ampio rispetto al quello della classica traduzione di Ervino Pocar) nasconde in sé un sofisticato sistema di notazione. Ma il fuoco prospettico dell’interpretazione sta nella sostanziale inaffidabilità del testimone Zeitblom. Mentre compatisce Adrian, Serenus sta in realtà cercando di scagionarsi, allontanando da sé la contraddittoria drammaticità dell’esperienza artistica sperimentata dall’amico. Ecco perché Mann sente il bisogno di un autocommento (il «romanzo di un romanzo»), proprio come André Gide prima di lui, alle prese con la materia incandescente dei Falsari, si era sentito in dovere di esibire le pezze d’appoggio del suo diario. Il diavolo, maestro di sottigliezza, non può essere battuto se non in astuzia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Thomas Mann DOCTOR FAUSTUS Mondadori. Pagine CXXXII+1.240. Euro 80,00 Classici Nuova traduzione e innovativo commento tra musica e teologia per l’ultimo capolavoro del grande scrittore tedesco NOBEL Lo scrittore tedesco Thomas Mann (1875-1955): nel 1929 gli fu attribuito il premio Nobel per la Letteratura
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