venerdì 5 maggio 2023
Il rapper e cantautore 27enne pubblica il concept album “Ho conosciuto la mia ombra!”, 12 brani che raccontano difficoltà e rinascita di una generazione. «Ai ragazzi mancano modelli»
Il rapper Fasma, al secolo Tiberio Fazioli, 27 anni

Il rapper Fasma, al secolo Tiberio Fazioli, 27 anni - Foto di Francesco Quinziato

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Il rapper e cantautore 27enne pubblica il concept album “Ho conosciuto la mia ombra!”, 12 brani che raccontano difficoltà e rinascita di una generazione. «Dobbiamo scoprire come trovare l’equilibrio dentro di noi. Io colpito dalla forza di una ragazza che soffre di anoressia Ai giovani di oggi mancano modelli coerenti» «Il buio ci fa paura, specialmente se è quello dentro di noi, ma è proprio quello che dobbiamo andare a cercare. Dobbiamo scavare in profondità per cercare la luce». Quando parli con Fasma, alias Tiberio Fazioli, romano de Roma, devi ricrederti su molti pregiudizi che gli adulti hanno verso il mondo della trap e del pop contemporaneo. Innanzitutto perché nell’era della musica liquida e delle hit usa e getta targate Tik Tok questo 27enne ha deciso di scrivere, produrre e interpretare un concept album. Ispirando perdipiù a un riferimento alto come Tommy degli Who il suo nuovo lavoro, Ho conosciuto la mia ombra! (prodotto da GG è appena uscito per Epic/Sony Music) in cui il cantante percorre un viaggio musicale dagli anfratti più intimi e oscuri dell’animo alla ricerca di una luce che si credeva perduta. E lo fa con 12 brani che musicalmente uniscono alla trap l’elettronica e le chitarre rock per raccontare, attraverso la metafora dell’amore contrastato, un viaggio dentro se stesso. Ai più Fasma è conosciuto per avere partecipato alle Nuove Proposte del Festival di Sanremo del 2020, per tornarvi tra i Campioni nel 2021 con il brano Parlami mentre lo scorso febbraio lo abbiamo visto duettare all’Ariston con Mr.Rain in Qualcosa di grande di Cesare Cremonini. In Ho conosciuto la mia ombra! invece il rapper apre con il buio che invita ad entrare dentro di esso, mentre via via il protagonista prende consapevolezza di non saperlo più gestire e la luce gli appare e scompare davanti. L’esempio di Lilly, una ragazza che soffre di anoressia, gli dà la forza di affrontare le proprie angosce, passando anche per una rabbia assoluta fino a che nella delicata Salvarti la voce angelica della luce (la cantate Morenike) lo richiama portandolo nei brani successivi a una rinascita e a trovare un equilibrio fra i due lati di sé.

Fasma, come le è nata l’idea di questo lavoro così articolato?

Dopo il Sanremo 2021 era il momento del terzo disco. Con i miei amici del mio gruppo creativo WFK ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa di diverso. Faccio musica per rompere gli schemi in una società che insegna a non sognare. Mi ha illuminato la scoperta del concept album Tommy degli Who, un viaggio dal buio alla luce. Quindi in questo nuovo album mi sono impegnato in un lavoro in cui tenere la linea di un argomento è stato molto difficle. Ci ho voluto mettere la mia esperienza personale, l’incontro con questa ombra due anni fa: l’ho conosciuta e ho accettato la sua esistenza.

Il primo brano Buio presenta atmosfere quasi horror, con declinazioni oscure alla Depeche Mode, come pure F.B.F.M e Tu sei.

Le prime tracce più oscure state scritte durante il Covid. Per me raccontare questo percorso personale fra buio e luce era quasi doveroso, perché sento di avere delle responsabilità. Sono entrato nel mio buio e ho scoperto che la compagnia è importante. A volte devi chiedere aiuto, come la famiglia e gli amici. Credo nel condizionamento: chi va con lo zoppo, impara a zoppicare, ma chi va con le persone positive ne rimane bene influenzato.

Salvarti è un brano dalla eco spirituale.

Vivo molto in modo spirituale, credo nelle energie e nel rispetto di quelle del prossimo. Non riesco a giudicare in base all’appartenenza religiosa, ma in base a quanto impegno le persone mettono in ciò che credono.

Cosa sono il buio e la luce che ha trovato dentro di sé?

Il buio è descritto come il maligno, ma non ci vedo un nemico. Anche Dante ha fatto un percorso a 360 gradi dall’Inferno al Paradiso passando dal Purgatorio. Del Purgatorio oggi non se ne parla, invece è parte integrante del percorso di purificazione. Alla fine del brano Lei parlò di lui canto “ricorda che ogni ombra è figlia di una luce e ogni luce è madre di un’ombra”. Nel brano di chiusura Soli c’è la conciliazione fra entrambi i mondi. La soluzione non è eliminare il tuo buio, ma cercare il tuo buio per cercare la tua luce, il buio bisogna saperlo gestire. Devi trovare il modo per equilibrare i due aspetti.

Lei però usa dantescamente lo “schermo” di una donna per raccontare invece altro…

Io ho difficolta a relazionarmi con le mie emozioni, per me la canzone d’amore è un modo in realtà per riuscire a mettermi in contatto con ciò che vedo. In ogni lato della società che ho conosciuto, ho visto che l’unico vero punto in comune fra le persone è la mancanza di amore. Amare oggi è un regalo divino. E poi io vedo anche nelle persone più “brutte” della società il buono, ed anche nella persona buona ho visto il cattivo. L’unico motore in grado di farci superare i limiti è sapere amare profondamente qualcosa o qualcuno. Io mi auguro di sapere amare una persona in questo modo.

Lei affronta il tema dell’anoressia nella delicata Lilly.

Si tratta di una storia vera, di una persona che conosco. La fragilità di una persona può portarla a superare i limiti del proprio corpo. Se la stessa forza fosse applicata a qualcosa di buono, lei potrebbe diventare la persona più forte del mondo. Bisogna però accettarsi.

Lei esprime in musica quello che è un disagio generazionale.

Anche i miei genitori hanno vissuto questo disagio generazionale, ma oggi manca la condivisione. Ciò che manca realmente sono modelli coerenti. Oggi la coerenza è un valore importante: i giovani, non trovando modelli, non si fidano delle persone, sono sfiduciati. E questo non porta a una evoluzione

E lei che modelli ha?

Io amo la filosofia dello stoicismo, ovvero arrivare alla felicità sapendo gestire noi stessi. E’ da noi che dobbiamo partire e occorre imparare dal prossimo. E poi, anche a causa del mio nome, amo la storia romana. Prima avevo come modello Cesare che era un combattente, ma ora preferisco Augusto che era riuscito attraverso il dialogo a portare un lungo periodo di pace. Oggi ho riscoperto lo studio, ho un professore che mi segue: occorre far tornare di moda la cultura, il sapere le cose è fondamentale.

Anche gli artisti possono essere dei modelli per i giovani…

Gli artisti oggi sono i modelli, belli o brutti, per i ragazzi che si riconoscono nell’esagerazione. Ma noi possiamo farci emulare anche nel bene. Ad esempio, Fasma è un’idea musicale, non voglio far conoscere la mia vita privata, all’inizio non mi volevo neanche fare vedere. Ero anche contrario ai concerti di beneficenza, mi sembrava una esibizione. Ora ho capito che se fai del bene e lo posti sui social, magari qualcuno farà una buona azione. Così ho cominciato a partecipare a concerti benefici: l’anno scorso per Sant’Egidio, ed ora il 20 maggio a quello per il Bambin Gesù al Pala Cesaroni di Genzano (Roma). Per il tour a novembre sarò a Roma e Milano.

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