venerdì 18 novembre 2016
Numeri in crescita, dalle prime autrici degli anni 60 alle nuove proposte. «Più spazio alla creatività femminile»
Irene Grandi e Gianna Nannini insieme per "Amiche in Arena"

Irene Grandi e Gianna Nannini insieme per "Amiche in Arena"

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L'unione, si sa, fa la forza. E si capiva, vedendo tutte insieme sul palco dell’Arena di Verona lo scorso 19 settembre le sedici artiste unite contro il femminicidio e ogni genere di violenza sulle donne. Il concerto evento organizzato da Loredana Berté e Fiorella Mannoia Amiche in Arena (appena uscito in doppio cd e dvd i cui incassi andranno all’Associazione D.i.Re – Donne in rete contro la violenza) ha avuto il merito di mettere insieme non solo le più note voci italiane come Emma, Alessandra Amoroso, Noemi, Patty Pravo ma anche artiste che sono autrici dei propri brani come Gianna Nannini, Nina Zilli, Irene Grandi, Elisa e Paola Turci (queste ultime insieme nel video in Hallelujah di Leonard Cohen)

Perché tutta questa difficoltà a chiamarle cantautrici, viene da domandarsi? A raccontare in musica la propria vita e le proprie difficoltà saranno altre quattro cantautrici unite in un unico progetto. Il 23 novembre, presso la Salumeria della Musica di Milano, si terrà la data zero del tour Vita da cantautrice ideato da Adesiva Discografica con il sostegno morale della Fondazione Fabrizio De André Onlus. Le artiste porteranno in scena i loro ultimi lavori: Bellavita, l’arancia e altri viaggi (Marian Trapassi); 3 (Sara Velardo); Tre minuti di sbagli (Pellegatta); Canzoni su commissione (Roberta Carrieri).

«Il fatto è che non sappiamo più ascoltare. In Italia c’è un pianeta sommerso» racconta ad Avvenire Fausto Mesolella, chitarrista, fondatore degli Avion Travel, che ha collaborato con Nada per 27 anni, con l’ultima Gabriella Ferri e con Gianna Nannini. Dodici anni fa ideò ad Aversa il Premio Bianca D’Aponte per le cantautrici italiane e dedicato alla cantautrice aversana 23enne tragicamente scomparsa nel 2003, appena prima della pubblicazione del suo primo disco. «Il numero delle donne che compongono e cantano le proprie canzoni è in aumento – ci racconta –. Quest’anno abbiamo ricevuto 500 candidature. Il nostro intento è quello di valorizzare la penna delle donne. Le ragazze hanno uno svantaggio in più, in quest’era in cui tutto passa attraverso l’immagine vengono considerate solo se sono belle. Invece hanno un modo di scrivere legato all’anima, con riflessioni molto profonde». A vincere la dodicesima edizione del Premio Bianca D’Aponte, conclusosi lo scorso 29 ottobre, è stata Sighanda (al secolo Dominique Fidanza) di Aragona, Agrigento, con L’aciddruzzu (vedi video sotto), originale brano jazz che mescola siciliano e francese, mentre il premio della critica è andato invece a Agnese Valle di Roma con Cambia il vento.

Ma pullulano, in questi giorni, le nuove uscite di giovanissime come Amore amor di Roberta Giallo, cantautrice e pittrice, scrittrice che vanta collaborazioni con Pupi Avati, Lucio Dalla e Samuele Bersani, primo estratto dall’album L’oscurità di Guillaumein uscita a gennaio. Oppure il debutto assoluto della cantautrice pugliese Alea che si ispira a Baudelaire in Speenless.

Il boom delle cantautrici italiane parte dal rock anni 90

«Non ci sono mai state così tante cantautrici come oggi – conferma Jacopo Tomatis, docente di pop music al Dams di Torino –. Per le donne è più difficile affermarsi, perché da sempre la figura del cantautore è percepita come maschile. Le donne che scrivevano non sono state promosse dall’industria come autrici, ma come cantanti. Mentre nessuno mette in dubbio che sia un cantautore De André, che invece spesso era coautore dei suoi brani». Oggi le cantautrici sono molte di più rispetto al passato, anche perché «il ruolo dei mediatori dell’industria della musica è meno decisivo, ma ora grazie al proliferare di etichette indipendenti c’è un nuovo movimento musicale che arriva dal basso e maggiore libertà» prosegue Tomatis. Meno discriminazione, ma anche meno spazio per tutti, aggiunge lo studioso per il quale esistono anche delle differenze di attitudine musicale: «La cantautrice tende spesso a scrivere di argomenti femminili e personali, mentre il cantautore è sdoganato a cantare qualunque cosa. Fa eccezione è Carmen Consoli, che ha cominciato con brani femministi, per diventare una autrice completa in grado di raccontare storie e personaggi».


Negli anni 60 quando nacque la canzone impegnata, le prime ad essere definite cantautrici furono Maria Monti e Daisy Lumini lanciate dalla Rca Ricordi, sull’onda del successo all’estero di battagliere songwriter come Joan Baez e Joni Mitchell. «Il percorso di Gianna Nannini invece è esemplare dello sviluppo storico degli anni 70 – aggiunge –. Mentre si rilancia la figura del cantautore con Venditti, De Gregori, Baglioni, la Nannini, che è una cantautrice a tutti gli effetti e scrive di tematiche femministe nel primo album del 1976, per l’industria viene consacrata come una cantante rock». Negli anni 80 cominciano ad affermarsi alcune tra le più interessanti cantautrici italiane tuttora attive come Grazia Di Michele, Paola Turci, Teresa De Sio e Rossana Casale, e la compianta Giuni Russo. «Anche se la prima generazione di cantautrici italiane con un peso continuativo esce negli anni 90 dal rock – aggiunge Tomatis –. Carmen Consoli, Marina, Rey, Cristina Donà, Ginevra Di Marco e, dopo il 2000, Elisa (di cui è appena partito il tour, ndr). Questo perché la discografia segue sempre l’onda delle mode straniere, all’epoca influenzate dal successo di Alanis Morrisette, Tori Amos e Cheryl Crowe». Poi ci sono le cantanti che, negli anni si scoprono autrici, come l’ultima Giorgia, ma anche produttrici come Mariella Nava e Andrea Mirò, capitanate da un fenomeno assoluto come Nada. Una artista passata da popstar adolescenziale negli anni 60 a raffinata interprete di Piero Ciampi e Paolo Conte per divenire a fine anni 90 una cantautrice di grande impatto. Negli ultimi 10 anni si sono fatte strada, anche se con minor popolarità, Patrizia Laquidara, Susanna Parigi, Erica Mou. Occhio infine a due ventenni uscite dallo scorso Festival di Sanremo: Chiara Dello Iacovo, premio della sala stampa radio-tv-web per le Nuove Proposte, e la lanciatissima Francesca Michielin, seconda fra i Big con Nessun grado di separazione che farà ancora molto parlare di sé.

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