martedì 15 marzo 2022
Esce il volume “La Passione secondo i nemici” che raccoglie quattro testi teatrali dello scrittore: «Il filo conduttore? La Scrittura e il mio amore per Cristo»
Lo scrittore e drammaturgo Luca Doninelli

Lo scrittore e drammaturgo Luca Doninelli

COMMENTA E CONDIVIDI

Le Sacre Scritture viste con gli occhi degli altri. Ha sempre avuto un taglio originale, graffiante e profondo lo scrittore e drammaturgo Luca Doninelli. E l’occasione per conoscerlo meglio è un prezioso e snello volume La Passione secondo i nemici e altri testi teatrali (Edizioni Ares, pp. 144, euro 15) che esce oggi e raccoglie quattro testi teatrali dell’autore. Il quale dà la parola ad alcuni personaggi illustri delle Sacre Scritture con un’ottica originale. «I quattro testi qui contenuti hanno origini diverse. Li accomunano due elementi: il soggetto sacro (la Passione di Gesù, Maria, San Giuseppe e il profeta Elia) e una passione ottima in Letteratura ma assai dannosa nella vita di tutti i giorni: la passione per le ragioni degli altri» ci spiega Luca Doninelli. Significativo il filo conduttore che riunisce questi testi.

«Tutto è nato nel 2006, dopo il mio primo viaggio in Terra Santa, per continuare negli anni, fino a oggi – ci racconta lo scrittore –. Il filo conduttore è uno soltanto: la Scrittura e il mio amore per Gesù Cristo e la Santa Chiesa. Li riunisco per alcune ragioni semplici. La prima è che molte persone desideravano leggere questi testi dopo averli visti rappresentati da attori importanti ( Valter Malosti, Sandro Lombardi, Ermanna Montanari, Maurizio Donadoni), la seconda è che – a differenza di altri miei testi – questi mi erano venuti bene». A partire dal primo testi, La Passione secondi i nemici dove sono Pilato, Erode e Caifa a raccontare dal loro punto di vista, di uomini sconfitti dalla Storia, il racconto della Passione di Cristo. « La Passione secondo i nemici fu scritta subito dopo il mio ritorno da Gerusalemme – aggiunge –. Pilato, Erode e Caifa sono testimoni involontari della gloria di Cristo. La loro stessa incapacità di dare (e darsi) ragione di ciò che è accaduto sotto i loro occhi è già una grande testimonianza. Perché è vero quello che diceva Wittgenstein: “Come mi riesce difficile vedere ciò che è davanti ai miei occhi!”».

Molto particolare è il testo su Maria, Maryam, estremamente attuale nell’ottica del dialogo interreligioso. Tre donne di fede musulmana supplicano Maria, l’unica in grado di lenire le sofferenze per la perdita di un’amica, di un fratello, di un figlio. «Nel 1985 vissi per alcuni mesi al Cairo, presso un convento francescano della Custodia, e entrai in contatto con molte famiglie musulmane, perlopiù poverissime. Era difficile trovare una casa senza un’immagine (magari un po’ kitsch) della Madonna col Bambino e un lumino acceso – ricorda l’autore con affetto –. Scoprii così che Maria appartiene profondamente alla tradizione islamica. A Nazareth, tanti anni dopo, nella chiesa dell’Annunciazione, vidi per due ore una fila di donne musulmane entrare e rendere omaggio a Maria. Non c’è dialogo interreligioso che possa fare a meno di Lei, in tutti i sensi». Nel Sogno di Giuseppe prende la parola l’Arcangelo Gabriele, ammirato dall’uomo giusto capace di accogliere Dio mentre chiude il volume una partita a scacchi tra Lucifero e Dio ne Il mormorio del vento

Il teatro quanto è luogo significativo per parlare di Dio oggi? chiediamo all’autore. «Perché a 63 anni io, Giacomino Poretti e Gabriele Allevi abbiamo deciso di aprire un teatro, il Teatro Oscar, sfidando il covid e un generale smarrimento della cultura teatrale? Perché il Teatro è vita, oppure non è. Il Teatro è corpo, è carne. Le parole del Teatro sono realtà fisica – commenta appassionato –. L’emblema supremo dell’attore è Gesù stesso, che venne nella carne per fare la volontà del Padre. Il Teatro mobilita la persona in tutte le sue dimensioni: è memoria, è movimento, è passione, è lingua, ed è anche self-control, e io lo renderei materia obbligatoria in tutte le scuole di ogni ordine e grado, proprio per la sua capacità di interpellare la persona in tutte le sue dimensioni. Un bello spettacolo vale più di cento omelie, perché offre non parole, ma esempi». Tanti i nuovi progetti, conclude Doninelli, «inutile elencarli; c’è perfino un giallo. Ma poi forse è tutta soltanto vanità, chissà se questi progetti hanno un valore o no. So che morirò lasciando tante cose a mezzo».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: