giovedì 30 novembre 2017
Da Halloween ai fumetti e ai videogiochi, si nota una costante sovraesposizione mediatica in libreria. E più che comprensione genera assuefazione
Diavolo, il terribile «incompreso»
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Sono tanti i modi per parlare del diavolo, tanti per crederci (sia per usarlo che per combatterlo), altrettanti per non crederci e molti anche per giocarci: consapevolmente, inconsapevolmente o irresponsabilmente a seconda dei casi. Ogni anno, lo abbiamo visto anche nei giorni scorsi, la questione di halloween apre dibattiti nei quali per molti di noi è difficile orientarsi con cognizione di causa. Così come è difficile comprendere, al di fuori di una solida antropologia cristiana, cosa spinga alcune persone a compiere delitti feroci e cosa ne spinga altre ad affidarsi alla cosiddetta magia nera (che ci si creda o non ci si creda) per scagliare il male sui loro simili. Altrettanto difficile è capire (era la denuncia dell’esorcista padre Francesco Bamonte in un’intervista su Avvenire il 31 ottobre scorso) perché ci sia tanto interesse da parte dei produttori di giocattoli, di fumetti e di videogiochi a proporre la figura del diavolo con le sue seduzioni. Quel che è certo, almeno dal punto di vista mediatico, è che si tratta di un argomento sul quale è sempre desta l’attenzione degli editori, in quanto le pubblicazioni (o i film o i programmi tv) sul diavolo e sul mistero del male garantiscono un buon mercato. Così come è certo che tanti di questi 'strumenti mediatici' contribuiscano solo a stimolare paure ingiustificate o curiosità su eventi eclatanti (lontani da noi) e non a rendere edotti e consapevoli di un problema che comunque riguarda la vita e le relazioni di ognuno di noi.

Gli ultimi tre libri su questa tema sono stati pubblicati in questi giorni da Mondadori, dalle Edizioni Messaggero Padova e dalla San Paolo. I primi due sono redatti da esperti del settore, seppure in modi diversi. Quello di Mondadori è scritto da un giornalista come David Murgia, che su Tv2000 da anni dibatte di queste cose in trasmissioni come 'Vade retro' e 'Indagine ai confine del sacro'. Non a caso il titolo riprende quelli dei due programmi tv, di cui è fortemente debitore: Vade Retro. Esorcisti e possessioni: inchiesta sul maligno( pp. 152, euro 13). E col realismo e l’efficacia dell’indagine giornalistica il libro ci guida attraverso vicende storiche, dialoghi con gli esorcisti e con i loro 'pazienti' (li chiamano così), e anche l’incontro a «telecamere nascoste » con un mago e le rivelazioni di una «maga convertita». Il volume delle Edizioni Messaggero Padova è invece di un esorcista. Si chiama Marcello Lanza ed esercita il suo ministero nella diocesi di Acerra. Il suo tentativo è quello di fornire un taglio in positivo del problema.

Lo si vede fin dal titolo, senz’altro originale: Lucifero ha paura del Natale. Dio si è fatto uomo per distruggere le opere del diavolo (pp. 144, euro 13). Lo spunto è il Natale con l’invito a contemplare con delicatezza il presepe, in modo autentico e consapevole per cogliere l’importanza e la potenza della Sacra Famiglia sul piano della lotta al male che è nel mondo. Lucifero, spiega Lanza, teme Maria che rappresenta l’adesione al disegno di Dio; teme Giuseppe simbolo di obbedienza e di mite umiltà di fronte al progetto di Dio; e, naturalmente, teme Gesù che è il nuovo sole che sor- ge, la luce vera, vero cibo e vera bevanda, che nutre e libera l’uomo dal peccato e dal condizionamento di Satana. È in questo contesto, cioè nell’umile semplicità del presepe, nella quotidianità di una semplice famiglia, che secondo Lanza si realizza ogni giorno la «buona battaglia», testimoniando l’amore di Dio con opere di bene verso i nostri fratelli più poveri e bisognosi. Chi accoglie la luce di Dio e la trasmette agli altri con amore, sottolinea l’autore, compie un vero atto di esorcismo contro il diavolo, che è messo fuori gioco, più che da ogni altra cosa, dall’amore e dalla carità. Il terzo libro, quello San Paolo, è senza dubbio uno strumento 'autorevole' per capire e collocare il problema del diavolo nel tempo, nello spazio e nella morale cristiana. Si intitola Il diavolo c’è. Come agisce e come combatterlo (pp. 171, euro 14,50). È curato da Diego Manetti, ma è ottenuto (come forse un po’ troppo spesso capita nell’editoria degli ultimi anni) da una selezione di omelie e scritti di Jorge M. Bergoglio (da arcivescovo e da papa) sull’argomento.

Tanto per fare un paio di esempi che aiutino, nell’omelia dell’11 aprile 2014, che ispira il titolo del libro, Papa Francesco sottolinea: «Il diavolo c’è anche nel secolo XXI. E non dobbiamo essere ingenui. Dobbiamo imparare dal Vangelo la lotta contro di lui». Nell’omelia del 30 ottobre seguente, ha aggiunto che serve «forza e coraggio» perché si tratta di un «combattimento continuo ». «Non si può pensare a una vita spirituale, a una vita cristiana» senza «resistere alle tentazioni, senza lottare contro il diavolo». Interamente dedicati a don Gabriele Amorth sono invece due libri usciti a settembre, cioè in concomitanza col primo anniversario della morte (16 settembre 2016) di quello che resta, nei fatti, il più noto esorcista di questi ultimi decenni. Si tratta di Il diavolo oggi. Le ultime parole di un grande esorcista (Piemme, pagine 168, euro 16,50), traduzione di un libro uscito in Polonia a cura del sacerdote polacco Slawomir Sznurkowski, che aveva conosciuto Amorth nei primi anni Ottanta. La prefazione è di padre Francesco Bamonte, amico di Amorth e suo successore alla presidenza dell’associazione internazionale degli esorcisti. Un volume che nei fatti aggiunge poco alla figura di don Amorth e al racconto del difficile lavoro degli esorcisti nella quotidiana lotta contro il male.

Di taglio molto diverso (al di là del titolo e della copertina) è un altro libro delle Edizioni San Paolo, casa editrice della congregazione alla quale apparteneva don Gabriele. Si tratta di Padre Amorth. La mia battaglia con Dio contro Satana (pagine 215, euro 16). Libro scritto da Elisabetta Fezzi. Caratterizzato da una controversa foto di copertina in cui compare il famoso esorcista che fa la linguaccia. Un gesto tipico di don Amorth, che solitamente lo utilizzava per scherzare o per suscitare una risata nei momenti difficili. Messo lì con quella evidenza su un libro che porta il suo nome, suscita però qualche perplessità. Tanto più che si tratta di un volume che attraverso una serie di interviste con chi ha vissuto a stretto contatto con lui (come padre Stanislao, come Fausto il suo medico, o Rosa, l’onnipresente assistente di tante battaglie, che tutti coloro che hanno frequentato don Amorth ben conoscono) offre spunti autentici di umanità e anche qualche novità, soprattutto nei toni delicati del racconto.

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