
Gli alberi, da sempre al centro delle storie umane - Web
Pubblichiamo ampi passaggi dal contributo di David George Haskell, docente di Biologia alla University of the South nel Tennessee, per l’Annual Report Pirelli 2024 “Turning Points”, pubblicazione che si inserisce nella tradizione che vede Pirelli affiancare alla forma numerica che caratterizza i bilanci, un vero e proprio racconto dell’azienda, ricorrendo all’arte e alla letteratura. Gli altri testi sono di del fotografo Teju Cole, della poetessa Mariangela Gualtieri e degli scrittori Tommaso Pincio e Walter Siti.
L’attenzione e l’immaginario umano sono da sempre attratti e stimolati dagli alberi. Nei racconti religiosi gli alberi sono personaggi cruciali che sanno dare la vita, o conferire poteri speciali. Nella mitologia norrena è Yggdrasill, un gigantesco frassino, a connettere tra loro i diversi livelli di realtà, un axis mundi intorno al quale si avvolge e completa il cosmo. Il Buddha riceve l’illuminazione sotto un fico. Nella Bibbia “l’albero della vita” cresce al centro dell’Eden, e Adamo ed Eva ricevono il dono della conoscenza grazie al frutto di un altro albero, il melo. Nelle scritture ebraiche, cristiane, e islamiche gli ulivi, e l’olio di cui ci fanno dono, sono lodati come simboli della bontà divina. Molte popolazioni indigene dell’Amazzonia riconoscono in alberi maestosi i veri creatori e custodi dell’universo. Gli alberi, dunque, sono da sempre al centro delle storie umane sull’origine e il senso stesso della vita. Cos’è che conferisce loro questo potere? Che cosa possono ancora insegnarci, in quest’epoca epoca di cambiamenti così repentini? La nostra fascinazione nei loro confronti che cosa ci rivela dei nostri stessi bisogni? Tre qualità degli alberi sanno offrire una risposta a questi interrogativi, che, proprio come radici, sono strettamente intrecciati tra loro. In primo luogo, gli alberi spingono la nostra immaginazione verso orizzonti temporali che ci trascendono e sovrastano: è un’esperienza del tutto nuova e entusiasmante, in un’epoca in cui gran parte della tecnologia creata dall’uomo ispira un senso di tracotanza, non di umiltà. Ridimensionando il nostro senso del tempo, gli alberi ci offrono una prospettiva rigenerante e necessaria per contrastare la nostra hybris. In secondo luogo, sebbene gli alberi ci appaiano come individui solitari, sono di fatto delle comunità viventi, e ci insegnano che la vita è il frutto di infinite connessioni e relazioni. In un momento in cui molti di noi si sentono alienati e frammentati, questo richiamo all’importanza dell’interconnessione non solo è edificante, ma rinnova il nostro legame con la vitalità della Terra. In terzo luogo, gli alberi ci invitano a risvegliare i nostri sensi, ricordandoci non solo di guardare, ma di osservare da vicino, ascoltare, annusare, gustare e toccare. Ecco perché gli alberi ci riportano al corpo, ai nostri sensi.
Il tempo
Minuti, mesi, anni. È così che misuriamo il tempo della nostra vita. Al cospetto degli alberi, però, ci rendiamo conto che questa esperienza umana del tempo non è che uno dei tanti ritmi, dei tanti andamenti possibili. Ciò accade soprattutto quando ci troviamo di fronte ad alberi secolari – ulivi o castagni nodosi nelle campagne o nei giardini cittadini, pini contorti sulle cime delle montagne e querce giganti o sequoie nelle foreste umide, i cui rami sfregiati e tronchi contorti raccontano tempi antichi. Questi alberi sono più vecchi di qualsiasi essere umano e i loro germogli risalgono a molto prima della rivoluzione industriale. Poiché il legno è costituito da molecole d’aria saldate tra loro, gli alberi racchiudono all’interno del loro corpo l’arcaico respiro del mondo. Nel legno nel nucleo più interno si conserva l’aria che era libera secoli o millenni fa. Anche gli alberi più giovani ci invitano a entrare in una dimensione temporale che va oltre quella umana. Un alberello piantato oggi probabilmente sopravviverà alla maggior parte di noi. Una ghianda che germoglia quest’anno potrebbe essere ancora viva tra cinquecento anni, e persino un qualsiasi albero che fiancheggia un viale cittadino vedrà susseguirsi più generazioni umane. Cambiare la natura del tempo è una forma di magia terrena. Gli alberi non sono però esseri mistici soprannaturali. Portano questa magia nel mondo in forma organica, nel lento accrescimento del legno, visibile anno dopo anno negli anelli del tronco. Il nostro corpo lo capisce. In presenza degli alberi, il ritmo dei nostri pensieri e delle nostre emozioni si trasforma. Veniamo trascinati fuori dal nostro guscio temporale umano per contemplare altre possibili realtà temporali. Racchiuse in questa esperienza vi sono scale temporali che trascendono gli esseri umani e gli stessi alberi: la frenesia della vita dei batteri, che dura solo poche ore, o i cicli geologici della pietra, un tempo che si misura in milioni di anni. Ma i batteri sono invisibili a occhio nudo e le rocce non raccontano facilmente la loro storia. I corpi umani, invece, colgono immediatamente l’invito degli alberi: ognuno di essi è un portale verso scale temporali totalmente altre.
Comunità
Un albero sembra essere un individuo solitario, che sta in piedi con forza, da solo. Ma questa non è che un’illusione. Un albero è una comunità vivente, una molteplicità di relazioni tra esseri diversi. La forza non emerge dall’isolamento, ma dall’interconnessione. Un robusto, singolo tronco è in realtà una rete vivente. La comunità dell’albero si assembla attraverso precise conversazioni tra le cellule dell’albero e altre specie come funghi, batteri e insetti. Questi dialoghi non sono verbali, ma chimici. Le conversazioni tra molte specie permeano gli alberi. Gli alberi e altre piante inviano messaggi chimici agli insetti e ad altri piccoli animali, richiamando quelli che proteggono la pianta da minacce come i parassiti che si nutrono di foglie e radici. All’interno delle foglie, dozzine di batteri e funghi lavorano in collaborazione con le cellule vegetali. Su scala più piccola, ogni cellula vegetale è costituita dall’unione stabile di almeno tre diverse creature antiche che un tempo vivevano libere e separate l’una dall’altra. Una di queste creature ora detiene la maggior parte del DNA vegetale, un’altra è verde e cattura la luce solare, mentre la terza è una centrale energetica che elabora l’energia per mantenere in vita la cellula. Queste tre creature lavorano insieme nell’unità che chiamiamo “cellula vegetale”, un nome unico per quella che è una comunità vivace e produttiva. In un’epoca in cui i confini dell’individualità umana stanno diventando sempre più sfumati a causa dei rapidi cambiamenti tecnologici e culturali, gli alberi possono offrirci una lezione su cosa significa vivere in comunità? Negli ambienti più difficili, ad esempio nella rigida foresta pluviale, i legami di cooperazione tra gli alberi sono più forti. Quando la lotta per la sopravvivenza è intensa, la comunità è di fondamentale importanza. L’isolamento non è un’opzione praticabile. Nessuna specie può andare avanti a lungo in un percorso solitario. Tutta la vita è fatta di interconnessioni e la natura di queste relazioni, siano esse cooperative o di sfruttamento, ci plasma, rendendoci ciò che siamo. Sebbene gran parte della comunità che dà vita agli alberi sia microscopica, in alcuni luoghi noi esseri umani siamo parte essenziale della rete cooperativa. Da ottomila anni, ad esempio, gli esseri umani e gli ulivi collaborano per ricavare la vita dai terreni aridi che circondano gran parte del Mediterraneo. Nessuna delle due specie sarebbe prosperata senza l’altra. La metà dell’ossigeno che respiriamo e gran parte dell’acqua pulita e della pioggia sono prodotti dagli alberi. Il legno, la gomma, la carta e altri prodotti forestali sostengono i nostri mezzi di sussistenza e le nostre culture. Anche l’ombra proiettata dagli alberi è una forma di mutualismo.
I nostri sensi
Gli alberi risvegliano i sensi umani. Ci riportano al nostro corpo e al momento presente. Questa connessione sensoriale ha effetti profondi sulla nostra fisiologia e psicologia. Quando sentiamo il profumo delle foglie degli alberi alcune delle molecole aromatiche penetrano direttamente nel nostro sangue e si aggrappano alle nostre cellule, mentre altre stimolano i nervi che arrivano alle parti più profonde del nostro cervello. Questi effetti balsamici rinvigoriscono il nostro sistema immunitario e calmano la nostra mente. Il semplice atto di inspirare il respiro vegetale delle foglie ci porta a una relazione trasformativa e intima con gli alberi. Cambiamenti simili tramite altri sensi. I nostri occhi si immergono in un bagno rilassante di sfumature e movimenti di foglie e rami. Le dita assaporano le diverse consistenze della corteccia e della superficie delle foglie. I suoni del vento e della pioggia che pulsano, sussurrano, tamburellano e urlano quando incontrano gli alberi danno a ogni paesaggio una firma sonora, il suono familiare e silvestre. Una folata di vento tra i pini di montagna ha un suono più profondo, più urgente, dei sussurri delle querce in estate o del fruscio delle palme su una spiaggia battuta dal vento. Anche le nostre papille gustative apprezzano i doni sensoriali degli alberi: la profondità tannica del vino e del whisky affiora dal sentore pungente delle botti di rovere. Il legame estetico con gli alberi – l’attrazione che suscitano in noi, il loro saperci coinvolgere sul piano sensoriale – è un’altra forma di magia e di trasformazione.
Perché gli alberi?
Abbiamo bisogno di un legame con gli alberi. Perché sentiamo questa urgenza? Per un paradosso: attraverso le nostre esperienze con gli alberi, trascendiamo i confini della nostra esperienza e abitiamo più pienamente il nostro essere umani. Facciamo un salto in altre dimensioni temporali e nella molteplicità delle comunità ecologiche. Questo decentramento e allentamento dei confini del “sé” è liberatorio e può aprirci a un senso di meraviglia. L’esperienza rivela qualcosa della natura multiforme della vita sulla Terra. Al di là di questo movimento verso l’esterno, gli alberi ci centrano e ci radicano nella nostra realtà vissuta. Perdersi nell’esperienza di un albero significa diventare più compiutamente umani. Cercate gli alberi nella vostra vita. Sono presenti nelle storie culturali fondamentali? In che modo le scale temporali degli alberi si intrecciano con le vostre? Avete piantato un albero giovane che vi sopravviverà o avete ammirato un albero secolare? Negli alberi vicini a dove vivete e lavorate, qual è la natura dell’interdipendenza con altre specie, compresi gli esseri umani? Quali piaceri sensoriali vi offrono gli alberi oggi? Lasciandovi attrarre dalla vita degli alberi, riuscirete a trovare una parte di voi stessi?