
Una scena del nuovo film di animazione “Elio”, da oggi nelle sale italiane per la regia di Domee Shi e Madeline Sharafian - Disney-Pixar
L’essere umano non ha mai smesso di chiederselo: siamo soli nell’universo? Forse no, ma non lo siamo neppure sulla Terra sebbene a volte ci sembra che sia così. A tutti gli esseri umani che si sentono fuori posto nel mondo è dedicato l’ultimo film Disney/Pixar, Elio, presentato ieri a Roma dalle registe Domee Shi e Madeline Sharafian, dalla produttrice Mary Alice Drumm e da due delle voci italiane, Alessandra Mastronardi e Adriano Giannini.
Il film, nelle sale con Disney da oggi, è la storia di un bambino che dopo la morte dei genitori viene adottato dalla zia Olga, ma non riesce a sentirsi a casa con lei, e per questo sogna lo spazio, le stelle, altri pianeti e degli alieni che possano rapirlo e portarlo altrove. Così un giorno, dalla base spaziale dove la zia lavora allo smaltimento dei rifiuti galattici, manda un messaggio destinato agli extraterrestri: «Sono Elio Solis del pianeta Terra e vengo in pace. Per favore venite a prendermi, vi sto aspettando!». E dopo qualche tempo eccolo accontentato. Raccolto l’S.O.S. del piccolo, un gruppo di extraterrestri arriva infatti per portarsi via Elio, per studiarlo e farlo diventare membro di una comunità intergalattica, composta dalle creature più illustri dell’Universo. E il bambino, che sulla Terra non aveva neppure un amico, ma solo dei bulli pronti a tormentalo per la sua eccentrica passione, incontra un piccolo alieno cicciottello, Glordon, che proprio come lui non si sente compreso e accettato.
Sono tanti i temi lanciati come un razzo dalla Disney/Pixar in questo film di fantascienza che, come ammettono le stesse registe, guarda a E.T. e a Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, ad Alien di Ridley Scott e a La cosa di John Carpenter. Si parla di solitudine e di bisogno di interconnessione con gli altri, di guerra e di pace, di famiglia, rapporti tra genitori e figli e della necessità di riconsiderare i ruoli tradizionalmente suddivisi tra uomini e donne.
«Chi l’avrebbe mai detto – commentano le registe – che Elio, la cui lavorazione è durata cinque anni, sarebbe arrivato nelle sale proprio mentre il mondo sta vivendo un periodo di grande turbolenza e la gente nelle strade non fa che chiedere la pace. Come tanti, anche Elio è molto pessimista sulle sorti della Terra, eppure è necessario dare una nuova chance al nostro pianeta non rinunciando a quel legame che unisce tutti gli esseri umani. Ad aiutare il piccolo protagonista nella sua difficilissima impresa di pace e riconciliazione, ottenendo “l’accordo del secolo”, non sono infatti scienziati e soldati, ma la gente comune di tutto il mondo».
E a proposito del loro messaggio inviato nello spazio, nella speranza che venga ascoltato proprio da noi esseri umani, continuano: «Quando si comincia a pensare a una storia da raccontare non si parte dai grandi temi, ma dai personaggi. Per noi all’inizio quella di Elio era la storia di un bambino che soffre di solitudine e si avventura in un viaggio incredibile nello spazio, che è il simbolo di speranza nell’incontro con l’altro. Ma perché vuole lasciare la Terra? Qual è il dolore che lo tormenta? La paura che lo ossessiona? Abbiamo cominciato a riflettere su queste domande partendo da una situazione intima per allargare lo sguardo all’intera umanità. Ogni storia raccontata da Disney/Pixar è benzina per l’empatia. Dopo la pandemia tutti noi vissuti in isolamento abbiamo avvertito forte il desiderio di tornare a stare insieme agli altri. Le storie con cui siamo cresciute ci hanno aiutato a superare momenti di difficoltà e ora speriamo che il nostro film possa fare altrettanto».
Solo di sente anche il piccolo alieno che non vuole diventare una macchina da guerra, come vorrebbe suo padre, il malvagio Lord Grigon, e che si allea con Elio per fermare guerra, distruzione, sofferenza. Un’altra frase chiave del film è quella che “Sua Ferocia” Grigon dice a suo figlio quando teme di perderlo: «Non sempre ti capisco, ma non smetterò mai di amarti». Una scena che definisce una nuova mascolinità capace di mostrare senza paura la propria fragilità. Solo rinunciando alle proprie corazze si può infatti entrare in reale connessione con gli altri.
Mastronardi, che presta la propria voce a zia Olga, aggiunge: «Sono nata nel 1986 e cresciuta con i film Disney. Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo sentito di non appartenere al posto in cui ci trovavamo ed è importante che i bambini imparino quanto sia necessario difendersi dai social che ci mettono di fronte a una perfezione che non esiste». E Giannini, che interpreta Lord Grigon: «Sono affascinato da come i film di animazione riescano a suscitare nel pubblico emozioni profonde, cosa che il cinema live action riesce a fare sempre meno». E a proposito dell’Intelligenza Artificiale, che ogni giorno acquista un ruolo sempre più importante nella nostra vita, le registe concludono: «L’arte riflette l’imperfezione della vita e dell’umanità, per questo la tecnologia non potrà mai sostituire errori e individualità».