martedì 23 agosto 2022
Dal campione d’Europa dei 10.000 ai gemelli Zoghlami, la Nazionale beneficia dei tanti successi conquistati da G2 e atleti di origine africana
Il mezzofondista campione d’Europa Yeman Crippa

Il mezzofondista campione d’Europa Yeman Crippa

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Siamo la patria dell’uomo più veloce d’Europa, Marcell Jacobs re dei 100 metri, e dell’atleta più resistente in pista, Yeman Crippa, padrone indiscusso dei 10.000 e bronzo nei 5.000. Lo sprinter è nato a El Paso da papà statunitense e mamma italiana, ma si è spostato sul Garda da piccolo. Il mezzofondista è nato a Dessié, nel cuore dell’Etiopia, e dopo la morte dei genitori è finito in un orfanatrofio di Addis Abeba. Una coppia di Milano, i coniugi Crippa lo hanno adottato insieme ai suoi fra- telli, facendolo crescere tra le montagne del Trentino. Appena conquistati i massacranti 10.000 Crippa ha mostrato i muscoli alla telecamera, imitando il gesto di Jacobs: «Con Marcell ci accomuna la voglia di far vedere chi siamo, ma anche il fatto che lui è quasi straniero come me». L’Italia dell’atletica è multietnica e multicolore, esempio di applicazione perfetta dello Ius Culturae. In tempi di campagna elettorale, in cui non si sa cosa accadrà dopo le urne, scorrere l’elenco di coloro che hanno gareggiato in Baviera è un ripasso della generosità italiana e dell’integrazione tramite una pista o una pedana.

Nella 4x100 femminile che ha acciuffato il bronzo c’erano Zaynab Dosso, ivoriana arrivata in Italia per raggiungere la famiglia, e Dalia Kaddari, figlia di papà marocchino e mamma sarda. Nei 3000 siepi si è rivestito d’argento Ahmed Abdelwahed, nato a Roma da genitori egiziani, e di bronzo uno dei gemelli Zoghlami, nati a Tunisi e giunti in Sicilia a due anni. Nella 4x400 hanno corso Vladimir Aceti, originario della Carelia e adottato a 5 anni da una famiglia lombarda, e Bryan Lopez: cresciuto a Santo Domingo, a 9 anni ha raggiunto la mamma Neris che si era risposata in Piemonte e poi è andato in affidamento a Pinerolo. Nei 100 e nella 4x100 si è esibito Chituru Ali, mamma nigeriana e papà ghanese, affidato a una famiglia comasca; la maratona ha visto al via Iliass Aouani, giunto a Sesto San Giovanni a 2 anni per raggiungere il papà marocchino; nei 400 ostacoli c’era Jose Bencosme, cresciuto in Repubblica Dominicana; nei 110 Hassane Fofana, nato in Valle Sabbia da genitori ivoriani.

L’elenco non è esaustivo, i casi sono circa una trentina, ma per tutti questi azzurri della nuova Italia a parlare è Crippa: «Io mi sento fortunato di essere stato adottato, di aver avuto la possibilità di vivere una seconda volta, perché laggiù c’era una vita misera e non sapevo come andava a finire il mio futuro. Papà Roberto e mamma Luisa mi hanno dato la possibilità di andare a scuola, poi ho scelto io di fare l’atleta». Dei suoi genitori naturali, Yeman confessa di non avere foto: «Sono morti di malattia infettiva, per me sono stati brutti ricordi quando con i miei cinque fratelli ci hanno portato all’orfanatrofio. La prima volta che sono tornato a Dessié, volevo vedere dove giocavo a nascondino con i miei amici, quel luogo era così piccolo, ma me lo ricordavo grande: mi sono emozionato». Il suono nome in amarico significa “il braccio destro di Dio”: «Sono partito dal nulla, vedevo i miei compagni di scuola e di calcio che avevano sempre tutto ma i miei genitori, a me e ai miei fratelli non ci hanno dato cose materiali, ci scambiavamo i vestiti, ci siamo sempre dovuti meritare tutto e questo mi ha aiutato nel mondo dello sport a riuscire a soffrire per raggiungere un certo obiettivo perché nulla è scontato». Undici medaglie, terzo posto nella classifica a punti con 34 finalisti. È una squadra nuova quella che scala posizioni nell’atletica. Non contano il colore della pelle e il luogo di nascita, basta solo sentirsi italiani.

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