sabato 10 febbraio 2018
I Giochi invernali sono iniziati con una cerimonia tutta tesa a esaltare concordia e riconciliazione. Sottolinea il presidente del Cio Thomas Bach: «Il potere dello sport serve a unificare»
Corea: Tutto il mondo guarda alla pace
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Prepariamoci a vivere dei Giochi di pace. La politica ha fatto il suo, ora tocca allo sport. Per diciassette giorni dovranno essere gli atleti a dimostrare che su una pista di sci o su una lastra di ghiaccio si può costruire un mondo migliore. La cerimonia inaugurale ha trasmesso al mondo un messaggio di serenità come mai in precedenza era stato visto sul palcoscenico a cinque cerchi. Durante la sfilata della Corea unificata, la sorella del presidente nordcoreano ha stretto la mano al presidente della Corea del Sud. Qualche minuto più tardi una giocatrice di hockey del Nord e una del Sud hanno stretto insieme la fiaccola salendo all’unisono i gradini verso il tripode. È stata la passerella della concordia e della letizia, un momento toccante che ha preceduto l’esibizione sui pattini di Kim Yu-na, l’olimpionica di pattinaggio che ha acceso il calderone.

Il fuoco di Olimpia brilla nella notte gelida della Corea, ma la sensazione di freddo è spazzata via dalla potenza simbolica dei gesti visti nel Pentagono a cielo aperto di Pyeongchang. «La pace in movimento». È stato questo il tema della cerimonia, espresso in un lungo viaggio di cinque bambini alla scoperta della storia e della cultura della Corea quale Paese in armonia, dove natura e popolazione trasmettono gioia. Attraversando il fiume del tempo fino alla porta del futuro i bambini hanno compreso quanto sia bello costruire la pace. Uno spettacolo di suoni e colori, aperto e chiuso dai fuochi d’artificio. Gli abiti tradizionali coreani sono stati sfoggiati da migliaia di figuranti, mentre il k-pop ha fatto da colonna sonora. Il freddo si è fatto sentire sebbene il poncio, la coperta, il cappello, il cuscino e gli scaldini per mani e piedi abbiano consentito ai presenti di non assiderare. La parata degli atleti è stato un festival di costumi. Una processione di 92 nazioni e più di 2.900 ragazze e ragazzi.

Ad aprire le danze è stata la Grecia, poi l’alternarsi di volti noti e perfetti sconosciuti a sventolare i vessilli nazionali. Dal messicano col sombrero allo skeletonista del Ghana, fino a Noriaki Kasai, Martin Fourcade e Anna Fenninger. Gli italiani hanno indossato piumino lungo, pantaloni da sci, pile e scarponcini alti. Il tutto colorato di blu navy e firmato Armani; una sorridente Arianna Fontana ha sventolato il tricolore. Rumorosi gli statunitensi, silenziosi i russi, in jeans e cappotto grigio senza bandiera. Numerose le nazioni salutate in tribuna da importanti rappresentanti politici; per l’Italia era presente il ministro dello Sport Luca Lotti. Emozionante la sfilata congiunta delle due Coree, riunite sotto una bandiera bianca raffigurante in blu l’intera penisola: atleti del Nord e del Sud a braccetto di bianco vestiti. Il presidente del Cio Thomas Bach ha invitato a competere lealmente rispettando le regole, aggiungendo: «Il potere dello sport serve a unificare, come è successo qui con le squadre di Nord e Sud Corea. Un grande messaggio di pace ». Sul palco si sono accese migliaia di candele che poi hanno formato una colomba, mentre in cielo apparivano i cinque cerchi. L’ingresso della bandiera olimpica e il giuramento di atleti, allenatori e giudici hanno fatto da preludio all’accensione del tripode. La fiamma brilla nella notte coreana e il messaggio di pace riscalda il cuore.

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