giovedì 25 gennaio 2024
Un'altra arma in più per la squadra azzurra di Filippo Volandri nella difesa della vittoria in Coppa Davis. Stanotte la sfida in semifinale di singolare tra Sinner e Djokovic
Simone Bolelli e Andrea Vavassori in finale nel doppio agli Australian Open

Simone Bolelli e Andrea Vavassori in finale nel doppio agli Australian Open - Ansa

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Come rendere la vigilia della semifinale tra Sinner e Djokovic (in campo domani mattina alle ore 4:30) ancora più scoppiettante e ricca di entusiasmo tricolore? Facile, basta chiedere a Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Gli azzurri hanno battuto Hanfmann e Koepfer in tre set (6-3, 3-6, 7-6) e sono in finale nel torneo di doppio degli Australian Open. Ora l’Italia sogna in grande. Anche perché questa è una bella notizia per capitan Filippo Volondri, in vista della difesa del titolo di Davis. Fra le mani infatti si ritrova una coppia di doppio competitiva da poter schierare in caso di assenza di Sinner. Sabato affronteranno l’indiano Bopanna (numero uno del mondo della specialità da lunedì a ben 43 anni) e il beniamino di casa Ebden. È la terza coppia italiana a centrare la finale di un Major. Per Bolelli sarà la seconda volta dopo quella conquistata e vinta, proprio qui in Australia, con Fabio Fognini nel 2015 contro Herbert e Mahut. “È il giorno più bello della mia vita”, ha dichiarato Vavassori in conferenza stampa. “Ci godremo la finale”, ha aggiunto Simone.

Con un po’ di fantasia e di “cara celeste nostalgia”, quei cappellini e quelle scarpe rosse in pendant hanno inevitabilmente riportato la mente alla finale di coppa Davis di Santiago del Cile del 1976, quando Panatta e Bertolucci decisero di vestirsi di rosso per lanciare un messaggio (che in quel momento non comprese nessuno) al regime di Pinochet. Due che, invece, in campo insieme si capivano benissimo, tanto da regalare all’Italia la prima insalatiera. Questione di alchimia e di intesa vincente. Quelle che hanno dimostrato di avere fin dall’inizio del torneo Bolelli e Vavassori. Le stesse che nel corso della storia del tennis italiano hanno accompagnato le coppie azzurre più vincenti e rappresentative. A partire da Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, che dal 1954 al 1963, furono “il doppio” in Coppa Davis, dove detengono il record di presenze con 42 match disputati, senza però conquistare mai la coppa. Nelle due finali disputate del '60 e del '61, infatti, furono, in entrambe le occasioni, sconfitti dalla coppia australiana Emerson/Fraser. Storica, invece, la vittoria del Roland Garros del 1959, proprio ai danni di quest’ultimi. Rimasero purtroppo stregati gli Internazionali di Roma, dove raggiunsero ben 7 finali consecutive senza mai riuscire a vincere. Quella del 1960, sempre contro i due australiani, fu sospesa sul 63 57 62 11/11 e non fu mai più conclusa.


La loro eredità fu presa da Panatta e Bertolucci che, oltre alla Davis del ’76, vinsero insieme ben 11 tornei Atp, tra cui quello di Monte Carlo del 1980 contro John McEnroe e Vitas Gerulaitis. Fino ad arrivare ai giorni nostri, con la già citata vittoria Slam di Fognini e Bolelli nel 2015, e con le partite da antologia di Sinner e Sonego in Coppa Davis contro l’Olanda e la Serbia, dove, soprattutto contro Djokovic e Kecmanovic, si percepì la differenza di coesione e di alchimia tra le due coppie. Perché il doppio è un lavoro di squadra. E noi italiani sappiamo farlo benissimo. E perché sì, nonostante ormai questa specialità abbia innegabilmente perso quel blasone di una volta, non va dimenticato come faccia parte del nostro dna. Insomma, una tradizione tutta italiana. Da tramandare, raccontare e arricchire con nuovi grandi successi. Sperando che il colore di quei cappellini sia di buon auspicio non solo per la vittoria finale di Simone e Andrea, ma anche per il ragazzo con i capelli rossi di Sesto Pusteria.

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