martedì 27 ottobre 2015
​Da Nord a Sud dieci città erano in corsa. L'ha spuntata la città dei Gonzaga.  
ECCO LE DIECI FINALISTE  (Giacomo Gambassi)

 

COMMENTA E CONDIVIDI
Una Capitale italiana della cultura per ciascun anno. L’idea di eleggere una città a simbolo della Penisola era venuta nel 2013 all’allora premier Enrico Letta sulla scia del percorso che aveva mobilitato 21 Comuni italiani per la sfida della Capitale europea della cultura del 2019. Un progetto ripreso dall’attuale ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e divenuto realtà grazie alla legge “Art Bonus” che concede un milione di euro alla vincitrice. Per il 2015 il titolo è stato assegnato “ex aequo” alle cinque città arrivate al rush finale della competizione europea (e sconfitte da Matera): Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari e Lecce. Per il 2017 la Capitale sarà scelta fra le nove finaliste che ieri sono state battute da Mantova: si tratta di Aquileia, Como, Parma, Pistoia, Pisa, Spoleto, Terni, Ercolano e Taranto. L’annuncio avverrà a gennaio. E il ministro Franceschini ha appena fatto sapere che a gennaio di ogni anno sarà reso noto il nome della città che l’anno successivo sarà la Capitale italiana della cultura. Tre anni fa aveva già provato a conquistare il titolo di capitale europea della cultura che nel 2019 spetta all’Italia e che poi è stato assegnato a Matera, ma era stata eliminata al primo giro di boa. È tornata in gara la scorsa primavera per essere capitale italiana della cultura nel 2016. E alla fine ce l’ha fatta. Mantova, la città dei Gongaza, sarà da gennaio la portabandiera nazionale della creatività. La giuria cui il ministero dei Beni culturali ha affidato la decisione l’ha scelta fra le dieci finaliste. Ai nastri di partenza si erano presentate in ventiquattro per contendersi il riconoscimento promosso dal dicastero di via del Collegio Romano, ma all’ultima fase erano riuscite ad accedere Aquileia, Como, Parma, Pistoia, Pisa, Spoleto, Terni, Ercolano e Taranto (oltre a Mantova). Ieri l’annuncio della città che per il 2016 potrà fregiarsi del titolo di capitale e che vedrà arrivare nelle sue casse un milione di euro. È stato il ministro Dario Franceschini ad aprire la busta gialla con il nome della località “premiata” nel salone del Consiglio nazionale. «Un po’ come accade a X-Factor», ha scherzato. E ha elogiato la voglia di «mettere in moto una capacità complessiva di progettazione nel Paese delle cento città d’arte e dei borghi gioiello». Tocca il cielo con un dito il sindaco Pd Mattia Palazzi, da appena quattro mesi alla guida del municipio lombardo. «Faremo del nostro meglio per dimostrare di aver meritato questo riconoscimento – spiega emozionato –. La nostra è una piccola comunità ma con ricchezze storiche e artistiche straordinarie su cui stiamo effettuando investimenti consistenti».Già inserita nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità come uno dei più incantevoli centri del Rinascimento italiano ed europeo, Mantova – che ha poco meno di cinquantamila abitanti – parte proprio da quell’idea rinascimentale che pone il fattore umano al centro del vivere comune per aprirsi al futuro. E nel dossier di candidatura che l’ha portata sulla ribalta della Penisola si propone di essere una «città smart & human», intelligente e umana. Certo, è curioso che lo slogan sia in inglese. Quasi che la prossima capitale italiana della cultura non sia in grado di parlare la lingua del Paese che intende rappresentare.La città dei quattro laghi, di Palazzo Te e di quello Ducale, della Torre dell’orologio e della Rotonda di San Lorenzo, della cattedrale di San Pietro e della chiesa di San Sebastiano ha già chiarito che il suo anno sotto i riflettori non sarà soltanto un palinsesto di eventi. La sfida è presentarsi come un «modello di sviluppo» capace di fare sintesi tra l’immagine di «città efficiente», ossia «evoluta e tecnologica», e quella rinascimentale, vale a dire «luogo della relazione, del convivio, del buono e del bello, dei saperi», si legge nel progetto giunto sulle scrivanie del ministero. Un passato che durante il dominio dei Gonzaga l’ha vista attrarre artisti, letterati o musicisti e costruire reti oltre i propri confini, come dimostrano le soste di re e Papi o i rapporti culturali e politici allacciati con le grandi famiglie regnanti d’Europa. Racconta il vescovo Roberto Busti: «Quando Mantova era candidata a Capitale europea della cultura, ricordo che si erano trovate insieme tutte le realtà cittadine: economiche, culturali, religiose. In quell’occasione avevo detto che la Chiesa, mantenendo i suoi monumenti, aveva già dato un grande contributo per il fine comune. E lo dà ancora oggi. Basti pensare alla basilica di Sant’Andrea, capolavoro di Leon Battista Alberti: restaurata in ogni suo angolo, nessuno al mondo l’ha vista come possiamo ammirarla ora. Mantova dunque non è solo i Gonzaga, ma anche un popolo che è rimasto fedele alla sua terra e ne ha fatto una perla». Secondo il dossier, la «città smart & human traduce gli insegnamenti della storia in un nuovo approccio». Ecco allora che Mantova sarà una città «collaborativa», che punta sulla partecipazione; «sostenibile», che guarda al riuso degli spazi o alla mobilità eco-compatibile; dell’«innovazione», in grado di scommettere sull’interattività; e dell’«inclusione» dove cittadini e visitatori sono protagonisti.Il programma culturale ingloba gli appuntamenti consolidati, come il Festivaletteratura, e lancia nuovi filoni di iniziative. Il primo è legato ai grandi temi della storia della città e dell’Italia: così si parlerà della “Mantova archeologica sulle tracce dell’antico tra leggenda e storia”, del “Rinascimento e le eccellenze”, di “Illuminismo e Settecento”, di “Risorgimento e Ottocento”, della “Mantova ebraica”, anche se è singolare che non si faccia alcun riferimento alle sue radici cristiane. L’altro filone si concentrerà sui talenti e sugli stimoli per la riflessione culturale: al centro “La città degli architetti”, i “Nuovi linguaggi delle arti e della creatività”, le “Espressioni del saper fare”, “Mantova tra natura e cultura”, “Mantova gustosa”. Il dossier tiene a far sapere che la Capitale della cultura sarà family friendly, a misura di bambino e di famiglia: in un sito web saranno a disposizione luoghi, eventi e associazioni per il supporto alla vita familiare e verrà realizzato un calendario di festival, laboratori, spettacoli, mostre, incontri a tu per tu con artisti e classi didattiche per i più piccoli.Il progetto include anche una serie di interventi sul patrimonio locale. Saranno realizzate postazioni multimediali per le vie storiche; verranno allestite la sezione risorgimentale del Museo della città, il Museo del tempo nella Torre dell’orologio, il Museo di scienze e storia naturale a Palazzo d’Arco. Poi è già stato stabilito il recupero del Palazzo del Podestà o la risistemazione del Teatro Scientifico di Antonio Bibiena che andrà a braccetto con la valorizzazione della Rocca di Sparafucile. Del resto la città è un «museo diffuso» che, afferma il dossier, va «raccontato» a tutti anche grazie al digitale. Ed è la «città del bene comune», a cominciare dal centro che sarà «rigenerato come cuore vitale della comunità». Non solo. Il Comune sogna di essere un «laboratorio di esperienze e di produzione culturale» e, insieme, un presidio «accessibile e accogliente» in cui la dimensione umana si sposa con l’high tech che conduce per mano il turista fra i tesori cittadini. La capitale sarà a «saldo zero» perché coinvolgerà sponsor e partner. Sperando che i conti tornino davvero.(ha collaborato Marcello Palmieri)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: