martedì 10 dicembre 2024
In anteprima oggi nella villa di Sanremo in cui lo scienziato visse e in cui è stato girato il film "Nobel, un premio esplosivo” che ripercorre anche la storia del dinamitificio di Avigliana
Marco Macchi è lo scienziato Alfred Nobel nel docufilm “Nobel, un premio esplosivo” di Luigi Cantore

Marco Macchi è lo scienziato Alfred Nobel nel docufilm “Nobel, un premio esplosivo” di Luigi Cantore - Ansa

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Lo scienziato svedese Alfred Nobel trascorre gli ultimi anni nella sua villa di Sanremo, dove muore il 10 dicembre 1896 e dove scrive con l’aiuto di Ragnar Solhmen, suo assistente, il testamento istituendo il Premio Nobel, nel 1901 la prima assegnazione. In occasione della cerimonia dei premi Nobel che si svolgerà a Stoccolma questa mattina, oggi sarà proiettato il docufilm di Luigi Cantore Nobel, un premio esplosivo a Villa Nobel a Sanremo in anteprima per gli addetti ai lavori e domani alle 16.30 al cinema teatro Ariston in una visione aperta al pubblico e gratuita, e poi distribuito nelle sale. Una storia che narra la vita di Alfred Nobel e in particolare il suo rapporto con l’Italia, dove la vita quotidiana dell’illustre scienziato, uno dei più ricchi e importanti industriali dell’epoca, si fonde con la passione e i sentimenti e le difficoltà della vita.

Una storia per molti inedita, che si intreccia tra Avigliana (Torino) e Sanremo, ideata e diretta dal regista valsusino Luigi Cantore, documentarista anche per i programmi televisivi di viaggio di Licia Colò, che è riuscito a raccontare una pagina inedita della storia di Nobel con una produzione low budget, ma accurata nella ricostruzione storica e ricca di notizie poco conosciute, coinvolgendo duecento comparse fra i cittadini di Avigliana. «Nei miei lavori coinvolgo sempre le comunità per raccontare il loro territorio – racconta Cantore ad Avvenire -. Il film nasce da un libro sul dinamitificio di Avigliana. Avevo sei anni nel 1961, quando ci fu l’ultimo morto a causa di uno scoppio. Me lo ricordo ancora bene. E pure il padre di una mia cugina acquisita era morto in quella fabbrica. In cento anni nel dinamitificio 88 persone hanno perso la vita. La fabbrica però ha contribuito a dare una vita dignitosa a tante famiglie aviglianesi, non dimenticando però le paure, le difficoltà dei lavoratori e lavoratrici per il tipo di lavoro che svolgevano. Il ruolo delle donne è stato fondamentale nelle lavorazioni del dinamitificio, “le cartuccere” ne sono un grande esempio». Nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, tornato dai campi di concentramento viene a lavorare ad Avigliana come chimico Primo Levi e inizia scrivere uno dei suoi libri più importanti Se questo è un uomo. Il docufilm racconta come una fiction in costume la vita dell'industriale svedese Alfred Nobel e quasi un secolo di storia del Dinamitificio Nobel di Avigliana, intrecciando vicende personali e collettive grazie alla sceneggiatura di Elisa Bevilacqua. Nobel, noto per l'invenzione della dinamite e per aver istituito l'omonimo premio, è qui presentato come una figura complessa: un uomo geniale, sognatore, ma afflitto da fragilità fisiche e sentimentali. Un personaggio contraddittorio e tormentato nel suo legame con la pace, di cui il film esplora i tormenti personali, i rapporti con figure chiave come il grande amore impossibile, la baronessa Bertha von Suttner, e la fioraia Sofie Hesse, e il desiderio mai compiuto di essere riconosciuto come poeta.

La narrazione si arricchisce di episodi significativi della vita di Nobel, come il ritiro nella villa di Sanremo, i suoi lunghi epistolari e le accuse di spionaggio che lo colpirono in Francia. Parallelamente, si racconta la storia del Dinamitificio di Avigliana, fondato nel 1872, un'azienda che ha segnato generazioni di valsusini. Il film approfondisce il quotidiano degli operai, i pericoli legati alla lavorazione della dinamite e il ruolo cruciale dello stabilimento durante la Resistenza. Episodi storici sono animati, come lo scoppio del 1900 e l'attentato al ponte Arnodera nel 1943. Protagonista della fabbrica è Angela, giovane operaia esperta nella realizzazione di candelotti di dinamite, che guida lo spettatore attraverso la storia dello stabilimento, dalla Prima Guerra Mondiale fino alla sua trasformazione in fabbrica di vernici e alla chiusura negli anni '60. La produzione, curata dal Valsusa FilmFest con la collaborazione del Comune di Avigliana, vede la partecipazione di attori professionisti e abitanti della valle, in linea con l'impegno di Cantore per la memoria storica condivisa. Tra i protagonisti il sanremese Marco Macchi nel ruolo di Alfred Nobel, Claudia Penoni e Mario Brusa. Il film si avvale delle musiche originali di Flavio Bar e Mario Orla e dei costumi di Franco Boetto. Particolarmente suggestive le scene girate a Sanremo a Villa Nobel, oggi divenuta importante museo dedicato allo scienziato, dove si narrano i suoi ultimi anni di vita, i suoi esperimenti nel desiderio di dare al mondo un’altra grande e ultima invenzione, sino alla stesura del suo famoso testamento dove crea i riconoscimenti che a tutt’oggi premiano le eccellenze mondiali nei campi delle scienze, delle lettere e della pace. Ed è proprio al tema della pace che è dedicato il film come pure i Nobel Days 2024 organizzati ieri e oggi a Villa Nobel. «Grazie a lui, infatti, serviamo strade, ponti, e ferrovie, proprio perché è riuscito a stabilizzare la dinamite – spiega Roberto Pecchinino presidente dell’Associazione internazionale Alfred Nobel di Sanremo che promuove anche il docufilm -. In questo momento in cui nel mondo ci sono tante guerre, noi ci teniamo a mandare un messaggio di pace». «Verso la fine della sua vita, Nobel si è indirizzato molto più verso la pace, e la prima donna alla quale è stato assegnato il premio Nobel per la pace è stata proprio la Von Suttner, la donna che amò in modo platonico tutta la vita e convinta pacifista, nel 1905 - aggiunge il regista – Lui venne ingiustamente chiamato “l’uomo della morte” ma non partecipò ad alcuna guerra, anzi, la dinamite fu usata per scopi importantissimi. Ma Nobel che allora era l’uomo più ricco al mondo, viveva un dilemma morale mentre i problemi da risolvere non mancavano, sia familiari sia legati ai suoi tanti brevetti, 355 ancora attivi oggigiorno».

Dopo le polemiche con la Francia per un brevetto venduto all’Italia, Nobel, anche a causa dei suoi problemi di salute, si ritirò a Sanremo, all’epoca meta della nobiltà mondiale, nella splendida villa moresca vicino al mare dove nel film vediamo i suoi esperimenti e riascoltiamo i dialoghi con l’assistente Solhman e con il suo giovane medico curante. Proprio in quella villa il filantropo si spense a soli 63 anni, lasciando a noi il compito di proseguire nel suo cammino di conoscenza e di fratellanza fra i popoli.

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