martedì 6 marzo 2018
In concorso a Milano al Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina dal 18 al 25 marzo il meglio della cinematografia dei tre continenti. Il compositore Michael Nyman presidente di giuria
Il film “Une saison en France” di Mahamat Saleh Haroun inaugura il 28mo Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina

Il film “Une saison en France” di Mahamat Saleh Haroun inaugura il 28mo Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina

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«Vengo qui per imparare da un festival internazionale che considero interessante». Il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano incassa in diretta i complimenti di Michael Nyman, il grande compositore di colonne sonore hollywoodiane (basti ricordare Lezioni di piano di Jane Campion) che quest’anno sarà il presidente della giuria ufficiale del concorso (dal 18 al 25 marzo). Giunto alla sua 28ª edizione quindi, il festival milanese vede selezionati dalle direttrici artistiche Annamaria Gallone e Alessandra Speciale 60 film, fra cui 3 prime mondiali e 25 nazionali, ognuna introdotta dalla presentazione del regista. «In un periodo in cui papa Francesco chiede di “costruire ponti” in risposta ad un mondo che erige muri fondati sulla discriminazione etnica, razziale e culturale, il festival, ideato dall’amato don Francesco Pedretti, conferma il suo impegno ad essere una “finestra” su questi tre continenti» aggiunge don Gianluca Bernardini della Diocesi di Milano che sostiene la manifestazione.
Ad aprire il festival sarà, all’Auditorium San Fedele, l’anteprima italiana di Une saison en France, l’ultimo film del regista ciadiano Mahamat Saleh Haroun che racconta il dramma dei richiedenti asilo in Francia. In prima mondiale, Vita di Marzouk di Ernesto Pagano (nella rassegna anche una sezione aperta a registi italiani), sulla crisi di una coppia mista, e il ritorno di Marzouk con i figli nel suo villaggio natale in Tunisia.

Ci sarà anche, in concorso fra i lungometraggi, il drammatico documentario del regista siriano Talal Derki, Of Fathers and Sons (premiato al Sundance 2018), sulla quotidianità di una famiglia di combattenti di Al Qaeda. Nella stessa sezione il toccante I am not a witch della regista zambiana Rungano Nyoni sul dramma dei bambini stregone. Fra i cortometraggi in gara, da segnalare dal Ruanda Imfura di Samuel Ishimwe (vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino 2018) sul ritorno al paese natio di un giovane alle prese con le contraddizioni del genocidio. Nelle sezioni parallele, grande attesa c’è per il nuovo kolossal storico di Chen Kaige, che sta trionfando ai botteghini cinesi, Legend of the Demon Cat.

Fra le tante iniziative, un incontro speciale con Michael Nyman, una tavola rotonda sulla nuova Africa e la mostra fotografica sul meglio della fotografia africana contemporanea a Palazzo Litta Cultura dal 15 marzo al 2 aprile, ospite Joana Choulmali fotografa ivoriana di fama internazionale. Di particolare interesse la mostra fotografica Ibi allo Spazio Oberdan, insieme alla proiezione gratuita martedì 20 marzo alle 17 nello stesso spazio del documentario di Andrea Segre Ibi, film che nasce sulle immagini scattate in 10 anni in Italia (soprattutto fra Caserta e Castelvolturno) da Ibitocho Sehounbiatou, donna migrante irregolare che racconta la sua Europa ai suoi figli rimasti in Africa. Tutte le informazioni su http://www.festivalcinemaafricano.org/new/

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