venerdì 9 giugno 2023
Una raccolta di testi mazzolariani sulla pace curata da Bignami e Zanaboni. Zuppi: «Le sue affermazioni possono apparire perentorie, quasi eccessive. In realtà nascono sempre da attenta riflessione»
Don Primo Mazzolari nel suo studio

Don Primo Mazzolari nel suo studio - archivio

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«In un tempo drammatico è un dono potere rileggere e meditare il pensiero del parroco di Bozzolo sulla pace. Le sue affermazioni possono apparire perentorie, quasi eccessive. In realtà nascono sempre da attenta riflessione e da analisi approfondite, che non limitano affatto la consapevolezza della radicale necessità della pace. La pace va costruita: “adesso o mai più”. I ritardi, gli aggiustamenti, un eccesso di tattica e di convenienze di parte, allontanano la pace e lasciano sempre, al di là delle intenzioni, il campo a conseguenze imprevedibili e lacerazioni profonde. L’indifferenza, lo sappiamo bene, è alleata della violenza. È vero: la pace “Adesso o mai più!”». Così scrive il cardinale Matteo Maria Zuppi nella sua prefazione alla raccolta di testi mazzolariani ora in libreria con il titolo La pace. «Adesso o mai più» e curata da don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, rispettivamente postulatore e vice postulatore della causa di beatificazione (Edb, pagine 100, euro 15,00).

Il volume presenta una decina di meditazioni sulla guerra – talora riprese da appunti stilati per la sua attività di predicatore - apparse lungo gli anni ’50 sulla rivista “Adesso”, titolo evocato nel libro dal gioco di parole che la sposta come avverbio nel tempo presente. In realtà “Adesso”, fondato ne 1949, era stato innanzitutto il giornale di un prete che aveva provato a cambiare l’Italia, la voce realmente libera del preconcilio, destinata però a durare assai poco, messa a tacere con una vicenda poco edificante della quale fu vittima il parroco di Bozzolo - e prima di Cicognara – passato indenne - non però nell’evoluzione del suo pensiero - attraverso i due conflitti bellici mondiali del “secolo breve”. Il primo visto sul campo prima come prete soldato poi come cappellano militare; l’altro condividendo prima i valori dell’antifascismo, dell’obiezione di coscienza, poi la consapevolezza dei rischi una guerra atomica nel contesto internazionale. È il Mazzolari che ritroviamo qui. Il don Primo approdato a posizioni di non violenza e pacifismo assolute: un “uomo di pace, non uomo in pace”. Posizioni dalle quali scaturiscono meditazioni ancora capaci di dare speranza che esigono da tutti il “farsi artigiani di pace” attraverso il dialogo. Rileggerle nel tempo della “guerra mondiale a pezzi” aiuta a cogliere lo spirito che portò il “parroco d’Italia” a pubblicare nel 1955 Tu non uccidere, un libro programmatico del pacifismo cattolico novecentesco uscito nel pieno scontro tra l’occidente capitalista e l’oriente comunista.

Ma rileggerle fa capire anche su quali basi questo prete chiese ai cristiani di gridare con forza che non esiste la guerra giusta dopo la comparsa nell’era atomica (che «prima di essere una tecnica è un animo, l’animo di Caino»), degli ordigni nucleari (quello che si leggerà anni dopo nella Pacem in terris di papa Giovanni XXIII). E fa comprendere inoltre per quali ragioni, secondo il Vangelo, nessuna guerra potrà mai essere strumento di soluzione dei conflitti (come si leggerà nella Fratelli tutti di papa Francesco), per Mazzolari sovente causati da fanatismo, pseudo-realismo, pseudo-patriottismo… Nel nuovo libro anche i moniti mazzolariani sulla corsa agli armamenti che sottraggono risorse alla sanità e alla scolarizzazione, alle battaglie contro la fame e la povertà. E, insieme, le denunce degli «schieramenti ipocriti, pericolosi e semplicissimi», ai quali meglio preferire «i rischi di una politica inventiva, che non s’accontenta di ripetere astrattamente “non vogliamo la guerra”, ma che usa di ogni mezzo onesto per impedirla, cominciando dalla ragione e dalla religione». Senza dimenticare opportune spiegazioni sul concetto di “patria” negli anni ’50 oggetto di differenti interpretazioni e che per don Primo «non è un mito, ma una semplice e familiare realtà», con «una sua fisionomia concreta e umana», che non deve «essere in conflitto perenne con altri sentimenti che sono o stanno per divenire un comune patrimonio: la pace, la libertà, la giustizia». Una rilettura dunque che non lascia indifferenti.

Come avviene del resto per molte delle pagine di questa figura del cattolicesimo contemporaneo vissuta in periferia, a lungo emarginata e isolata in ambito ecclesiale, per la quale ora invece si è aperta la causa di beatificazione. «Per la pace non si parteggia: o la si ama al di sopra di ogni nostro interesse di partito, di classe e di nazione, o si finisce per trovare la ragione di fare la guerra e di giustificarla accusando nel contempo tutti gli altri d’averci costretti a farla» (1957); «Non possiamo parteggiare per una pace che costruisce rampe di lancio e fabbrica atomiche “per la difesa’”» (1959). E ancora: «Non siamo tranquilli sulla vicenda della pace […]. Siamo sognatori ma non entriamo nella realtà disumana che porta alla morte», così nell’ultimo articolo prima che la sua vita fosse spezzata il 12 aprile 1959, colpito una settimana prima da un’emorragia cerebrale durante la Messa. Sì forse sognatore, visionario, controcorrente, come nel ritratto che gli fecero Ermanno Olmi e Corrado Stajano nel 1967, mai andato in onda e che sarà proiettato oggi all’apertura della nuova edizione della “Tre giorni mazzolariana” a Bozzolo. Tre giornate di confronti volute per legare storia e attualità, memoria e profezia, fra domande e risposte che toccano le cronache quotidiane, sulle tracce del prete definito da Giovanni XXIII «la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana».

La tre giorni di Bozzolo

Tre gli incontri, oggi a Bozzolo, dopo i saluti introduttivi alla “Tre giorni mazzolariana” del vescovo Antonio Napolioni, dalla presidente della Fondazione Mazzolari Paola Bignardi, del sindaco Giuseppe Torchio, di Ildebrando Volpi dell’Associazione Isacco. A “La parola che interroga” (con Andrea Monda e Bruno Tabacci) fa seguito la proiezione del documentario Il profeta della bassa di Olmi (introdotto da Stefano Albertini), nonché uno spettacolo teatrale. Domani invece, alle 17.30, nella loggia del comune, è attesa la lectio magistralis “L’umano alla prova” di Pierangelo Sequeri, e alle 19, nella chiesa di San Pietro, un concerto dell’Orchestra filarmonica “Esagramma”. Nel pomeriggio di domani alla Casa della Gioventù Paolo Cugini e Albertini interverranno sul tema “Una Chiesa popolo di Dio: inculturata e inclusiva”. Alle 19, la serata conclusiva “Mazzolari e Milani in dialogo: la coscienza al centro”: con Bruno Bignami ed Eraldo Affinati.



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