lunedì 8 settembre 2014
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La sua email arrivava cortese e asciutta di primo mattino: «Caro ..., ti invio una mia vignetta per Avvenire». Il destinatario era uno dei capiredattori di turno. Ma se la vignetta non veniva pubblicata nei giorni seguenti, il messaggio che giungeva era venato dalla sua verve napoletana, che gli anni non avevano attenuato. Ed era una simpatica "protesta" da cui traspariva lo straordinario attaccamento al suo lavoro e alla testata con cui collaborava da più di trent’anni. Non c’è lettore di «Avvenire», ma anche di molti altri giornali, che non conosca i suoi celebri angioletti "Pigy", che oggi lo accoglieranno, festosi come sempre, in Cielo.Paolo del Vaglio se n’è andato con discrezione l’altra notte a 86 anni. Era nato nel 1928, lo stesso anno di Topolino, come amava ricordare. Disegnatore e umorista grafico, le sue creazioni per oltre mezzo secolo sono apparse sulle più importanti pubblicazioni di ispirazione cattolica. Il suo tratto semplice eppure studiato, il suo sguardo acuto e dolcemente moraleggiante, la sua capacità di cogliere le contraddizioni e le debolezze di un Paese che amava senza che l’affetto gli facesse velo ne hanno fatto un autore apprezzato per il sorriso e la riflessione che sapeva suscitare nel pubblico. Non solo vignettista per la stampa periodica, i suoi numerosi libri pubblicati dalla San Paolo raccontano la storia e l’esperienza della Fede interpretando i personaggi biblici con disegni accattivanti e letizia francescana, adatti a un pubblico di ogni età. «Il mio è un umorismo esistenziale ispirato al cristianesimo – spiegava –. L’umorismo fa intravedere un altro punto di vista spiazzante, fa ridimensionare il vissuto, rendendolo più leggero, più soave. L’umorismo cristiano apre uno spiraglio di speranza. Le idee penetrano con l’ironia, in modo piacevole per te e per chi le riceve».Già insegnante di Lettere, aveva tra i suoi riferimenti nel campo dell’illustrazione Jacovitti, Craveri, Faccini e Peynet. In troppi suoi colleghi di oggi non vedeva più la passione e la sensibilità che invece lo animavano. Le sue non rare visite in redazione con la moglie Bruna, compagna inseparabile di vita, erano festose e sempre concluse dal dono di qualche pregevole plaquette. Vincitore di numerosi importanti riconoscimenti – dal Premio Consiglio d’Europa (1984) al premio Thomas More per un umorista cristiano (1992) fino al "Dattero d’oro" a Bordighera (1999) –, del Vaglio non ha smesso di disegnare e spedire le sue vignette fino all’ultimo. Lascia tre figli e un grande vuoto sulle pagine del "suo" Avvenire", che si stringe alla famiglia in questo momento di dolore.>
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