sabato 2 marzo 2024
Le due principali catene di farmacie americane hanno deciso di vendere il mifepristone in alcuni Stati. Biden parla di "pietra miliare", ma i giudici di Washington si preparano a pronunciarsi sul caso
Una farmacia della catena americana Cvs. Con la concorrente Walgreens l'azienda Usa ha annnciato che venderà la pillola abortiva

Una farmacia della catena americana Cvs. Con la concorrente Walgreens l'azienda Usa ha annnciato che venderà la pillola abortiva - Ansa

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Cvs e Walgreens, le due principali catene di farmacie statunitensi, hanno annunciato che si accingono a vendere in alcuni negozi il mifepristone (la “pillola abortiva”), steroide sintetico che agisce bloccando l’azione del progesterone, l’ormone necessario per portare avanti una gravidanza. La vendita sarà possibile solo con prescrizione medica e non per posta, e avverrà unicamente negli Stati dove l’aborto è legale.

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L’annuncio, che arriva a un anno dal via libera della Fda (l’ente federale che governa il sistema dei farmaci) alla vendita del prodotto nelle farmacie, fa esultare il presidente Joe Biden che parla di «pietra miliare», consapevole che l’aborto è uno dei temi chiave sui quali si gioca la partita di novembre per la Casa Bianca. Biden parla di farmaco «sicuro ed efficace», anche se sono noti e documentati gli effetti avversi per la donna che lo assume, fino a numerosi casi di infezione e di morte. «Con le maggiori catene autorizzate a vendere trattamenti per l’aborto – aggiunge il presidente – molte donne avranno presto la possibilità di prendere il farmaco nella farmacia locale certificata, come per qualsiasi altro tipo di farmaco. Invito tutte le farmacie che vogliono ottenere questa opzione a cercare la certificazione». I toni di Biden sono enfatici su uno dei punti più controversi della sua presidenza: «La posta in gioco non può essere più alta per le donne in tutta l’America – rincara, politicizzando una questione squisitamente etica e sanitaria –. Di fronte all’attacco continuo da parte dei Repubblicani alla libertà riproduttiva, la vicepresidente Harris e io continueremo a lottare per assicurare che tutte le donne accedano alle cure di cui hanno bisogno» e «a ristabilire sotto forma di legge federale le protezioni della Roe v. Wade», la sentenza-simbolo che ha tutelato per mezzo secolo (dal 1973 al 2022) la possibilità di rivendicare la legalizzazione dell’aborto in tutti gli Stati Usa, che è stata poi rovesciata dalla stessa Corte Suprema che l’aveva emanata, scatenando un confronto al calor bianco che non si è ancora placato.

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I giudici di Washington dovranno tornare a pronunciarsi sull’aborto: il 26 marzo è previsto infatti il dibattimento proprio sull’accesso al mifepristone, con sentenza prevista per giugno. Nel dicembre 2023 la Corte aveva accettato di esaminare la causa intentata dal gruppo Alliance for Hippocratic Medicine che contesta l’ampliamento dell’accesso al farmaco abortivo. Sotto esame la possibilità di ottenere la pillola abortiva attraverso canali non ospedalieri, una decisione che secondo i ricorrenti sarebbe all’origine di una progressiva apertura al farmaco tramite posta, telemedicina e – appunto – farmacia. Ovvero il punto sul quale ora interviene la decisione delle due catene farmaceutiche.

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Walgreens renderà disponibile il mifepristone per ora solo in cinque Stati: New York, Pennsylvania, Massachusetts, California e Illinois. Cvs inizierà dalle farmacie del Massachusetts e del Rhode Island. Prezzo di vendita 79 dollari, con possibile copertura da parte di alcune assicurazioni sanitarie. Un altro fronte giudiziario che si apre sulla vita umana.

In numerosi Stati si susseguono i pronunciamenti legislativi e giudiziari sull'aborto. Ultimo - e più clamoroso - il verdetto della Corte suprema dell'Alabama che il 21 febbraio è intervenuta per stabilire che prima della nascita c'è vita umana e che dunque, quale che sia la forma nella quale si presenta (nel grembo materno o in una provetta di laboratorio - è soggetta alla tutela che si deve a ogni persona. L'episodio che aveva originato la sentenza era la rottura accidentale di alcune provette contenute in un freezer di un centro per la fecondazione assistita con la conseguente morte degli embrioni. I genitori che li avevano concepiti, sconvolti dalla perdita di quelli che a ragione consideravano loro figli, avevano chiesto che fosse individuato e punito il colpevole. Una vicenda che ha suscitato opposte reazioni, ma che dal punto di vista giuridico i giudici dello Stato americano hanno valutato in modo giuridicamente ineccepibile, come ha argomentato su Avvenire Giuseppe Anzani.

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