giovedì 1 settembre 2022
32 voti a favore, 7 contrari: a larga maggioranza, come il referendum popolare di un annno fa, l'organismo legislativo della Repubblica legalizza l'interruzione di gravidanza. E norma anche altro.
La bandiera di San Marino

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C’è chi lo considera un buon compromesso tra esigenze comunque contrastanti, per altri le 17.11 di ieri resteranno un momento cupo nella plurisecolare storia della Repubblica di San Marino: è l’ora in cui il Consiglio Grande e Generale – il Parlamento del Titano – ha legalizzato l’aborto con 32 voti a favore, 7 contrari e 10 astenuti (più 11 assenti), esito del referendum che un anno fa vide cadere il divieto di interrompere una gravidanza. Ma se il varo di una legge (qui un approfondimento sui suoi contenuti) era implicito nel mandato referendario, a suscitare riserve è il contenuto della norma che in corso di elaborazione ha esteso il suo perimetro sino a includere anche orientamento di genere, contraccezione "d’emergenza" ed educazione sessuale nelle scuole, relegando in uno sbrigativo comma il ruolo delle «strutture associative» che possano «dare sostegno alle madri». Una scelta di campo per l’aborto non già come opzione estrema, per restare fedeli alle radici solidaristiche di San Marino, ma come strada quasi obbligata in situazioni di difficoltà.
Su questi punti si è sviluppato un vivace dibattito che ha portato a un voto in aula nel quale davanti al sì di Rete (il locale partito "grillino") e Libera (progressisti) la Democrazia cristiana sanmarinese, invocando la libertà di coscienza, si è divisa, con i (pochi) contrari che hanno espresso giudizi anche fortemente negativi. Sebbene l’esito finale del voto fosse ormai annunciato, grande è stata la delusione di chi si batte per difendere la vita nascente e la maternità. Dall’associazione «Uno di noi», riferimento degli oppositori alla legge, si fa notare che è mancata la coerenza in alcune espressioni dell’organo legislativo, col risultato che la legge che sta per entrare in vigore privilegia l’interruzione di gravidanza rispetto all’eliminazione delle cause che la fanno considerare possibile. Ora si attende solo la pubblicazione, cinque giorni dopo la quale le nuove regole entreranno in vigore. Nel frattempo le richieste di aborto verranno prese in carico da una struttura convenzionata esterna alla Repubblica.
Tra le voci che avevano esortato i parlamentari a trovare una soluzione più dalla parte della vita umana c’è quella del vescovo di San Marino-Montefeltro Andrea Turazzi che aveva chiesto di «dare vita a una rete di prevenzione efficace e solidale che aiuti la donna in difficoltà e ogni gravidanza difficile, senza lasciare indietro nessuno». La festa di San Marino sabato 3 potrebbe offrirgli l’occasione per un nuovo intervento.

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