
Alimentazione e attività fisica sono parti integranti della cura, anche quando si tratta di tumori. Su questa tesi si fonda lo studio StarLighT che ha l’obiettivo di valutare l’efficacia di un intervento personalizzato, destinato a oltre 290 pazienti distribuiti sul territorio italiano e affetti da una neoplasia al polmone allo stadio iniziale. Un progetto importante tra i tanti sostenuti dalla Fondazione Airc grazie ai contributi della gente. Per rinnovare il messaggio della prevenzione (e dell’aiuto alla ricerca) la Fondazione torna sabato 25 gennaio in più di 3mila piazze per la raccolta fondi tramite la proposta delle “Arance della salute”: migliaia di volontari offrono prodotti solidali (ed una guida all’alimentazione per prevenire le malattie oncologiche) a chi vorrà fare una donazione a supporto della ricerca sul cancro.
Quello al polmone rappresenta il secondo tumore più frequente fra gli uomini e il terzo fra le donne mentre per tutti mostra ancora un tasso di sopravvivenza a cinque anni sotto il 20%. «Smettere di fumare o non iniziare affatto è la strategia migliore per la prevenzione, ma abbiamo sempre più evidenze sul ruolo che gli stili di vita hanno anche su chi ha già il tumore», spiega Sara Pilotto, associato di Oncologia al Dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione dell’Università di Verona, coordinatrice dello studio StarLighT e titolare di uno dei 673 progetti finanziati per il 2025 dalla Fondazione Airc, giunta al suo sessantesimo anniversario.
Ciò che ormai le evidenze scientifiche mostrano è che i trattamenti anti-cancro sono più tollerati e probabilmente più efficaci se i pazienti seguono un’alimentazione equilibrata, svolgono attività fisica e preservano la loro massa muscolare. «Tanti – afferma Pilotto – al momento della diagnosi modificano le loro abitudini, diminuendo l’attività fisica e cambiando autonomamente il loro regime alimentare. Tutto ciò, associato alla condizione clinica, può portare a modificazioni sfavorevoli nella composizione corporea e a una condizione di sarcopenia, cioè di perdita della massa muscolare. Tramite l’intervento del dietista e del chinesiologo, invece, intendiamo ottimizzare livelli di attività fisica, alimentazione e composizione corporea dei pazienti per potenziare la loro risposta immunitaria».
Lo studio appena partito avrà la durata di cinque anni e seguirà i pazienti di diversi centri oncologici italiani tramite una applicazione su smartphone o computer. «Oggi – illustra la studiosa – esistono linee guida sia per la nutrizione sia per l’esercizio fisico dei pazienti oncologici che suggeriscono circa 90 minuti di attività aerobica a intensità moderata alla settimana e due sedute di allenamenti specifici per la forza e la massa muscolare. Sono però obiettivi cui il paziente arriva progressivamente e con l’aiuto di specialisti in maniera personalizzata». Dal 2019 il team della professoressa lavora sull’attività fisica svolta da pazienti anche con malattia metastatica: «Grazie all’esercizio – osserva – le persone si sentono protagoniste del loro percorso. Il momento della diagnosi è sì sconvolgente ma è anche un tempo in cui sono pronte a mettere in atto una serie di cambiamenti dello stile di vita».
Per l’alimentazione dei pazienti le raccomandazioni tendono verso una dieta varia ed equilibrata, con abbondante frutta e verdura, minore apporto di proteine animali ed eliminazione dell’alcol. Pensare però di bandire la carne è un errore: «I pazienti tralasciano la quota proteica, che invece è importante. Il dietista esperto suggerisce in questi casi l’alimentazione corretta, prediligendo le proteine vegetali o le carni bianche, ed eventualmente prescrive supplementi nutrizionali orali». Sbagliato anche eliminare del tutto gli zuccheri o convincersi che esistano diete miracolose. «È importante rivolgersi al dietista esperto nel trattamento dei pazienti oncologici. Le persone che hanno esigenze dietetiche specifiche, perché vegane o affette da intolleranze, devono essere prese in carico da uno specialista per mantenere adeguata la quota di introito calorico e proteico».