venerdì 3 giugno 2022
Ad un mese dalla scomparsa, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita ricorda il professore, esperto in diritto e in bioetica, capace di offrire “uno sguardo originale”
Paglia: D’Agostino, fautore di una “bioetica propositiva”

Siciliani

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“L’amico Francesco D’Agostino”. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ricorda così il presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica che contribuì a fondare nel 1990. Lo fa nella messa, celebrata stamani dal cardinale Francesco Coccopolamerio, nella chiesa di San Roberto Bellarmino a Roma, nel trigesimo della sua scomparsa.

Paglia traccia un profilo dettagliato della storia accademica e personale del professore di giurisprudenza in moltissime università italiane e straniere ma soprattutto un grande appassionato di bioetica tanto da fondare il Comitato nazionale, diventando un punto di riferimento importante in Italia e all’estero. “In ogni ruolo, accademico ed istituzionale, nazionale ed internazionale, Francesco – aggiunge - ha offerto un contributo prezioso, da tutti ricordato con gratitudine, riconoscenza, ammirazione profonda”.
Ricordandone lo “stile elegante, brillante e raffinato, anche a tratti provocatorio”, monsignor Paglia mette in luce i più importanti temi affrontati nel campo “della bioetica (questioni di inizio vita e fine vita, sessualità, famiglia, sperimentazione, cura, biopolitica), questioni cruciali della filosofia del diritto, della biogiuridica (giustizia, pena, equità, perdono) e della biopolitica, che sono confluite in numerose monografie (30) e articoli scientifici (circa mille)”. Difendendo il valore della vita, intesa come dono di Dio, D’Agostino ha fatto ricorso ad un pensiero sempre rigoroso, “acuto nell’identificazione dei nodi concettuali da sciogliere”, nello spirito di dialogo e in un confronto basato sulla relazione.

Ideatore anche di un metodo, sottolinea Paglia, che parte dai fatti arriva alle “questioni di confine” che spesso sono un “campo di battaglia sanguinoso metaforicamente destabilizzante che provoca disagio”. Da qui l’apertura ad una verità comune, ad un pensiero né “ottusamente conservatore”, né “ingenuamente progressista”, bensì “spregiudicato” o letteralmente “privo di pregiudizi”. Il presidente della Pontificia Accademia per la vita ricorda la collaborazione stretta negli ultimi anni e cita un articolo di Avvenire nel quale Francesco D’Agostino parla di “una bioetica propositiva”, una creatività alla quale il Papa aveva invitato a guardare perché non ci si chiuda in una difesa del passato ma ci si apra all’instaurazione del futuro. In questo, spiega Paglia, sta l’originalità di D’Agostino, “maestro della filosofia del diritto, della bioetica e della biogiuridica italiana ed europea”.

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