mercoledì 5 luglio 2023
La fiera della maternità in provetta che si era svolta a Milano in maggio finisce grazie a un esposto sotto la lente della magistratura per la pubblicità all'utero in affitto, vietata dalla legge
La fiera "Wish for a baby" (Milano, 20 e 21 maggio 2023)

La fiera "Wish for a baby" (Milano, 20 e 21 maggio 2023) - Fotogramma

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In seguito all’esposto fatto a suo tempo dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo, ossia senza ipotesi di reato né indagati, su Wish for a baby, la fiera della maternità in provetta che si è tenuta il 20 e 21 maggio in spazi espositivi in via Mecenate alla periferia sud-est della città.
La manifestazione, contro la quale prima della sua apertura avevano puntato il dito una serie di associazioni e partiti politici, tra cui Lega e Fratelli d’Italia e non solo, per il sospetto che venisse promossa anche la maternità surrogata (vietata in Italia), è ora al centro di una indagine che il procuratore Marcello Viola ha assegnato all’aggiunto Letizia Mannella, alla guida del dipartimento fasce deboli. La fiera era rivolta a tutte le coppie che desiderano avere figli per consentire loro di “incontrare gratuitamente i migliori esperti di fertilità di tutto il mondo”, si legge sul sito che ha annunciato l’evento che, si sottolinea è “puramente informativo”. Ma questa dicitura non è bastata tanto che oltre alle tante proteste delle associazioni pure Regione Lombardia ha voluto vederci chiaro.
«Fratelli d’Italia sta portando avanti una proposta di legge finalizzata ad integrare l’art. 12 della L. 40/04 al fine di estendere la illiceità di tale condotta anche qualora la pratica venga svolta all’estero, e cioè rendendo il reato “universale”», incalza la consigliere regionale di Fdi Chiara Valcepina, tra le più attive nell’opporsi a suo tempo contro l’organizzazione della fiera della “provetta”. «Lo scopo è proprio quello di evitare quelle forme di aggiramento del divieto che di fatto si sono diffuse rivolgendosi a paesi stranieri ove è consentita», aggiunge l’esponente del centrodestra lombardo. «La maternità surrogata, o meglio l’utero in affitto, svilisce la donna, sfrutta situazioni di fragilità economica, creando un business che trae la propria linfa dalla possibilità delle persone abbienti di far ricorso, all’estero, a questa pratica, sovverte la distinzione tra cose e persone, tra la procreazione e la produzione, trasforma culturalmente i bambini in una merce e le donne e il loro corpo in un mero strumento per confezionarla – prosegue Valcepina –. In questo senso è doveroso che eventi fieristici come quello svoltosi a Milano vengano attenzionati anche dalle istituzioni, dal momento che potenzialmente sono l’anticamera per la diffusione di una pratica vietata nel nostro paese, ovvero strumenti di divulgazione di informazioni su servizi prestati all’estero ma vietati in Italia».
Un altro esposto contro la manifestazione era stato presentato a maggio dal mondo associativo e sottoscritto da Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Fondazione il cuore in una goccia, Associazione Difendere la vita con Maria, Federvita Lombardia, Federvita Calabria, Umanitaria padana Odv, Pro Vita e Famiglia, Steadfast Onlus, Associazione non si tocca la famiglia, Anfaa-Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie e Movimento per la vita italiano.

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