giovedì 6 febbraio 2025
Dal presidente dei vescovi cattolici inglesi cardinale Nichols la denuncia del confronto troppo sbrigativo sulla controversa legge all’esame del Parlamento. I medici reclamano l’obiezione di coscienza
Il Miillenium Bridge di Londra e, sullo sfondo, St. Paul's Cathedral

Il Miillenium Bridge di Londra e, sullo sfondo, St. Paul's Cathedral

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La Chiesa cattolica di Galles e Inghilterra tuona contro la legge sul suicidio assistito in corso di approvazione al Parlamento inglese. Per il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Westminster, il modo in cui Londra sta aprendo le porte al provvedimento, «senza un adeguato e corretto processo parlamentare supportato dal governo», è «profondamente irresponsabile».

Parlando alla Christian Fellowship, Nichols ha puntato il dito contro la velocità con cui la legge, presentata dalla laburista Kim Leadbeater con il tacito consenso del premier laburista Keir Starmer, sta proseguendo. «Fu più lungo il dibattito che rese illegale la caccia alla volpe», ha sottolineato. Eppure la posta in gioco non è da poco: se l’iniziativa della Leadbeater arrivasse fino in fondo, ha aggiunto Nichols, per gli inglesi si concretizzerebbe «il cambiamento più grande da molti, molt decenni, se non di più».

La legge, già approvata in seconda lettura alla Camera dei Comuni, è al momento in commissione per la valutazione degli emendamenti. Tanti sono i nodi da sciogliere. Tra i più delicati l’obiezione di coscienza, rivendicata dai medici, e la verifica della capacità di intendere e volere del malato terminale (con aspettative di vita di massimo sei mesi) che chiede l’aiuto a morire. I deputati favorevoli all’approvazione sperano di poterla portare alla firma di Re Carlo, per il via libero definitivo, nel giro di qualche mese. Per il cardinale, tuttavia, «la vicenda non è ancora conclusa». Sono una trentina i parlamentari che, al prossimo voto in aula, potrebbero revocare l’appoggio alla legge in assenza di garanzie adeguate contro la coercizione a collaborare a una pratica di morte.

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