giovedì 5 maggio 2022
La possibilità che la Corte Suprema cancelli il «diritto federale di abortire» viene accolta dalle associazioni con favore. Ma anche con diffidenza
Un attivista pro-life davanti alla Corte Suprema

Un attivista pro-life davanti alla Corte Suprema - Ansa

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C’è soddisfazione fra i gruppi pro-life americani, ma anche cautela. All’indomani dalla notizia che la maggior parte dei giudici della Corte Suprema statunitense è intenzionata a ribaltare la decisione Roe v. Wade che legalizza l’aborto dal 1973, c’è la sensazione di aver raccolto i risultati di 49 anni e mezzo di sforzi. Quasi mezzo secolo di strategie tese ribaltare a livello nazionale il principio che esiste un 'diritto' all’aborto. Ma c’è anche prudenza.

MA L'ABORTO VA SUPERATO, NON OCCULTATO di Assuntina Morresi

Il verdetto, per cominciare, non è ufficiale, e la sua rivelazione martedì da parte del sito Politico ha già scatenato una mobilitazione di senso contrario. I democratici hanno chiesto al Congresso di approvare una legge che permetta l’aborto a livello federale e vorrebbero ampliare la Corte Suprema aumentando il numero dei giudici in modo da poter rovesciare la maggioranza che vuole permettere agli Stati di rendere illegale l’interruzione di gravidanza. Anche i vescovi cattolici Usa hanno finora usato parole misurate, pur riconoscendo il lavoro degli attivisti pro-vita.

«Penso a tutti gli anni di duro lavoro di persone pro-life di tutte le fedi e anche di nessuna fede – ha scritto su Twitter l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone –. Anni e anni di paziente difesa, aiuto per le mamme non sposate, impegno politico e altro ancora».

L’arcivescovo Bernard Hebda di St. Paul e Minneapolis ha rimandato un commento a «quando la Corte Suprema rilascerà la sua sentenza ufficiale», assicurando che «indipendentemente dalla Corte, la Chiesa cattolica continuerà a lavorare per costruire una cultura della vita e sostenere le donne e i loro bambini». Il vescovo Joseph Strickland di Tyler, in Texas, ha invitato a pregare «perché i cuori siano cambiati e la santità della vita del nascituro sia riconosciuta nella nostra nazione ». Silenzio per ora dalla Conferenza episcopale Usa. Pure il National Right to Life, il principale gruppo Usa di difesa della vita, dice di voler «aspettare il parere ufficiale della Corte».

Oltre alla circospezione, nel mondo pro-life americano circola anche la paura. «Emergeranno nuovi attacchi alla vita», ha scritto Texas Right to Life, incoraggiando i suoi sostenitori a non abbassare la guardia: «Già i promotori dell’aborto chiedono al Congresso di vietare agli Stati di approvare leggi a favore della vita. Il movimento deve sconfiggere attacchi come questi e costruire una cultura che valorizzi i bambini non nati e le madri incinte». Più ottimisti i più giovani, come Kristan Hawkins, presidente di «Students for Life of America», che ha definito il potenziale ribaltamento di Roe v. Wade il «vero inizio» del movimento antiabortista: «Siamo sull’orlo di un’America completamente nuova». A preoccupare è in particolare il modo in cui la decisione è trapelata, con un’inedita fuga di notizie che rischia di mettere in dubbio la credibilità della stessa Corte. Dennis Poust, direttore esecutivo della Conferenza episcopale dello Stato di New York, ha chiamato la soffiata «un attacco all’integrità del ramo giudiziario del governo».

Mentre la Conferenza episcopale della California ne ha sottolineato le prime conseguenze: «Ha spinto il governatore e l’Assemblea legislativa della California ad annunciare l’intenzione di creare un emendamento costituzionale statale per proteggere il diritto all’aborto». «Right to Life Michigan» ha espresso «cauto ottimismo» sulla bozza trapelata, ma ha affermato che la sua missione non cambierà se Roe verrà ribaltata. E ha ricordato i successi del movimento pro-life che hanno creato il terreno per un ribaltamento della sentenza del 1973.

Come il passaggio dell’emendamento Hyde del 1976, che vieta di pagare l’aborto con la mutua per i poveri Medicaid, il caso Webster del 1989, che va più in là, proibendo l’uso di qualsiasi risorsa pubblica per interrompere una gravidanza, la sentenza Gonzales v. Carhart del 2007 che ha vietato l’aborto tardivo, e poi la recente legge del Texas, SB-8, che invita a citare in giudizio chiunque aiuti una donna ad abortire. Anna Visser, direttrice dell’istruzione per «Right to Life Michigan », ha avvertito i sostenitori della vita di non festeggiare troppo presto, considerando che l’opinione ufficiale non è stata diffusa e la versione finale potrebbe non riflettere le opinioni del giudice Samuel Alito, autore della bozza di parere, o che i giudici potrebbero sentirsi spinti a cambiare idea sotto la pressione di istituzioni come l’Organizzazione mondiale della Sanità. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ieri ha infatti lanciato un appello a favore del «diritto all’aborto».

Visser ha anche sottolineato che il lavoro di difesa della vita va oltre l’aborto: «Come organizzazione pro-vita dobbiamo proteggere i vulnerabili, gli anziani, i disabili, i nascituri», ha affermato, aggiungendo che l’attenzione è «sulle persone emarginate e discriminate».

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