
Il santuario di Lourdes la sera della grande festa dell’11 febbraio in onore della Vergine
«Mi sono chiesta perché qui mi sentissi così serena. Credo sia perché Lourdes è un luogo dove la nostra fede, la nostra preghiera sincera, si uniscono, un luogo pieno di speranza, nella certezza che Dio ci ascolterà». A ridosso dell’11 febbraio, festa della Beata Vergine Maria di Lourdes, quello di Maristella, in arrivo da Roma ma originaria della Corea del Sud, è stato un pellegrinaggio «organizzato all’improvviso ». Ma per la studentessa della Pontificia Università Gregoriana il soggiorno nella cittadina mariana «si è trasformato in un’esperienza piena di speranza». Da qui un moto di gratitudine: « Affidare le mie preoccupazioni a Dio e camminare verso di Lui mi ha riempito di gioia. Sono grata a Dio per tutto questo».
Davanti alla Grotta – ma non solo – fioriscono esperienze salienti. Compresa quella di sentirsi in una comunità, come Maristella ci confida: «Vedere gli altri pellegrini pregare con fervore mi ha dato conforto. Ho pregato non solo per le mie intenzioni ma anche perché le preghiere di tutti coloro che erano lì venissero ascoltate, secondo la volontà di Dio». Fra un racconto e un ricordo e l’altro, non a caso, rispunta la parola chiave del Giubileo: speranza. Come ogni esperienza profonda, la speranza vissuta a Lourdes non si descrive facilmente. Ma la festa dell’11 febbraio, per l’anniversario della prima Apparizione del 1858 a santa Bernadette, è forse quella in cui più risuona fra i Pirenei il tema dell’Anno Santo. Nonostante il freddo, martedì circa 15mila fedeli hanno partecipato ai momenti forti della festa – che Giovanni Paolo II ha voluto far coincidere con la Giornata mondiale del Malato proprio per via di Lourdes –, come la Messa internazionale del mattino alla Basilica di San Pio X o la fiaccolata serale, con una foltissima presenza d’italiani, giunti come sempre anche grazie all’opera di storiche associazioni come l’Unitalsi.
Raggiungendo questa destinazione inclusa fra quelle giubilari i partecipanti ai circa 800 pellegrinaggi previsti nel 2025 potranno ricevere l’indulgenza plenaria, realizzando in particolare il “Cammino del Giubileo”. inaugurato proprio l’11 febbraio e intitolato “Con Maria, pellegrini della speranza”. «La speranza s’incontra e si rafforza durante i momenti di preghiera, in modo particolare alla Grotta, quando ci si rivolge alla Vergine Maria », ci dice padre Michel Daubanes, rettore del Santuario, aggiungendo che «la speranza si scorge pure quando si è testimoni o attori accanto ai beneficiari della carità, dato che la particolarità di Lourdes è di accogliere in primo luogo i malati o chi è in situazione di fragilità. Persone che, per divenire pellegrini, hanno bisogno di altri, a cominciare dagli ospedalieri che giungono in gran numero».
Per il sacerdote, è nell’esperienza di assistere i malati che si può “toccare” davvero il segreto di speranza di Lourdes: «Si è ricaricati da una speranza innanzitutto verso l’umanità, oltre che per sé stessi. Si vive la gioia di aiutare e di essere aiutati. Su un piano più personale, prima di divenire sacerdote, ero un operatore ospedaliero. E servendo i malati ho potuto attingere al pozzo di questa speranza: mi ha riempito di una gioia profonda, che da allora non mi ha più lasciato. Come prete tutto è proseguito in particolare celebrando i sacramenti». Per cogliere la speranza di Lourdes, spiega il rettore, occorre entrare in intimità con una costellazione di luoghi, anche al di là della Grotta: «Penso alla Cappella delle confessioni, dove in questi giorni si sono viste importanti code, o alle piscine, dove i pellegrini rispondono alla domanda di Maria “Venite per bere alla fontana e lavarvi”. Vi si vive un’esperienza personale e comunitaria ».
Di questo genere d’intimità è imbevuto il Cammino del Giubileo, proposto anche in chiave individuale: «Proporremo di meditare in particolare il Vangelo di Emmaus. Un modo per meglio discernere inquietudini, interrogativi, angosce da cui siamo abitati. Un modo per prendere coscienza di non essere soli, se ci accompagnano la Parola di Dio e l’Eucaristia». Più che naturale, poi, il nesso con la figura di Maria: « Per i pellegrini a Lourdes, Maria è da sempre la Madre della Speranza. Alla Grotta è Lei a consolarli, ad ascoltarli, a rivolgere loro un sorriso pieno di te-nerezza, a cui siamo tutti sensibili. E in quest’Anno giubilare la speranza mariana sarà supportata dalla proposta che fa la Chiesa». Ad aprile il legame speciale fra Lourdes e il cuore della Chiesa sarà sottolineato da un pellegrinaggio a Roma degli ospedalieri ‘pirenaici’, per il Giubileo degli Ammalati. In conclusione, il Rettore rinnova l’invito ai fedeli italiani: «In quest’Anno giubilare Lourdes sarà un luogo per tornare a sperare con forza che la fede non ci deluderà».
Dopo oltre 15 anni come presidente del Bureau delle constatazioni mediche, è un testimone privilegiato della speranza a Lourdes anche il dottor Alessandro de Franciscis, campano, che dal 2022, su nomina di papa Francesco, ricopre pure la carica di grande ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta: «Già nel week end prima dell’11 febbraio ho osservato quest’anno un flusso continuo di persone malate. Oggi, come ci insegnano il messaggio e la storia di Lourdes, dobbiamo ridare speranza ai malati, in un tempo in cui si legifera sull’eutanasia, ovvero in una società che pare rassegnarsi alla “non speranza”», ci dice, prima di sottolineare un altro punto: «La speranza ha pure una valenza laica, come ci suggerisce Severina, romanzo di Ignazio Silone: in punto di morte, alla domanda se abbia ritrovato la fede perduta, la protagonista risponde “No, ma ho speranza”. A Lourdes, negli anni, mi è capitato d’incontrare tanti che avrebbero risposto lo stesso. Incontri, a volte, sulla soglia della conversione. Ho capito allora che la speranza può essere il ponte per dialogare con quanti oggi non hanno fede in Gesù Cristo».