mercoledì 9 settembre 2020
Nel 2019 in Danimarca sono nati solo 18 bambini con sindrome di Down, lo 0,029% su 61mila nascite. E' il frutto della politica che dal 2004 vuole sradicare l'anomalia genetica con aborti selettivi.
I 18 neonati Down «superstiti» dell’eugenetica danese
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Sedici anni appena, e l’obiettivo della società Down free è già a un passo. La Danimarca sta attuando il progettato repulisti eugenetico con efficienza nordica. Nel 2004 il governo annunciò – primo Paese al mondo – la totale gratuità degli esami diagnostici prenatali per l’individuazione precoce delle anomalie genetiche con l’esplicito intento di eradicare la sindrome di Down, con ciò dichiarando nei fatti che le persone portatrici sono prodotti difettosi (e guai a chi li mette al mondo). I dati appena diffusi dal Registro citogenetico centrale di Copenaghen recano nella casella dei “nati con sindrome di Down” il minimo storico: 18 in tutto il 2019 su 61.167 nascite, pari allo 0,029% del totale, un neonato su 3.400.
Per meglio capire, in Italia, dove la diagnosi prenatale ha già ridotto in modo consistente il dato complessivo, nascono 500 bambini Down ogni anno, uno ogni 960 neonati. Le statistiche danesi segnavano numeri risibili anche nei report degli ultimi anni: 22 nel 2018, 24 nel 2016, ma già un anno dopo le misure straordinarie del governo i parti di bambini con 23 cromosomi erano crollati del 61%, segno che oltre alla gratuità degli esami aveva inciso la spinta culturale delle autorità per combattere quello che mostravano di considerare un flagello sociale da combattere, con un occhio alla spesa sanitaria, scolastica e sociale che per i cittadini più fragili doverosamente si fa più larga. Ma una società che considera i Down un peso e un costo finisce per emarginare le loro famiglie e colpevolizzare le coppie che decidono comunque di far nascere il figlio “difettoso”. Tant’è vero che dei 18 casi solo 7 sono di bambini i cui genitori erano a conoscenza dell’anomalia prima della nascita e, malgrado tutto, hanno accolto il loro figlio.
Con questo nuovo record l’obiettivo della "pulizia genetica" è drammaticamente vicino. Un trend che si spiega con il 95% delle mamme danesi che, stando all’Ufficio sanitario nazionale, di fronte a una qualunque anomalia cromosomica in gravidanza scelgono di abortire. Un recente sondaggio ha mostrato come il 60% dei danesi appoggia la politica del «No Down», ma di questi tempi la notizia è che l’altro 40% non la condivide. E si riconosce nell’aggettivo col quale Berlingske – il più antico giornale danese – ha accolto la notizia dei 18 scampati: «Orribile», aggiungendo che si tratta di «una profonda ferita nella società. La cosiddetta libera scelta è un profondo fallimento. I bambini erano lì, nel grembo della madre, ma non avevano protezione legale. E non gli è stato consentito di crescere».

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