martedì 3 novembre 2020
L'iniziativa annunciata dal ministro della Salute de Jong al Parlamento arriva nel momento in cui il Paese è in provato dall'emergenza della pandemia.
Eutanasia dei bambini, l'Olanda è in crisi ma non si ferma
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Il 13 ottobre in Olanda, mentre il premier Rutte decretava la chiusura di bar, ristoranti e coffee-shop a causa del record di contagi (e subito dopo i giovani si riversavano nelle piazze per godere l'ultima notte di svago bevendo e ballando), il ministro della Salute Hugo de Jonge ha inviato al presidente della seconda Camera del Parlamento Khadija Arib una lettera per annunciare un «regolamento» sull'eutanasia per i bambini da 1 a 12 anni come risposta politica allo studio sulle «Decisioni mediche concernenti il fine vita dei bambini» commissionato dal suo Ministero. Il 28 settembre 2019 era arrivata alla Camera una proposta analoga sempre dal dicastero per la Salute.
In Olanda sono molti a chiedersi perché, proprio ora che il Paese è così duramente colpito dalla seconda ondata del virus, il ministro della Salute si occupi di eutanasia. Nel dibattito di ieri in Parlamento non tutti hanno apprezzato la sua iniziativa. Kees van der Staaij, del partito riformista Sgp, l'ha criticata con forza dicendo che non si possono aiutare i bambini sofferenti eliminandoli: «Troppo facile risolvere i problemi con la morte». Le "lettere" che un ministro invia al presidente del Parlamento sono documenti ufficiali in cui si motiva un intervento su un tema ritenuto importante in base a dati, fatti e inchieste.
Nei Paesi Bassi l'eutanasia oggi è permessa sotto l'anno di vita e a partire dai 12 anni secondo quanto indicato dalla legge del 2002, che però non accennava ai bambini. Nel suo scritto di 4 pagine de Jonge chiede che «si tenga conto della sofferenza di quei piccoli che non si riesce a lenire con le cure palliative», riportando punto per punto i risultati della ricerca condotta da tre rinomate cliniche universitarie ? l'Umc di Groningen, l'Erasmus di Rotterdam e l'Amc di Amsterdam ? in cui 38 pediatri hanno esaminato i decessi (359) di alcuni loro piccoli pazienti affetti da varie patologie incurabili e anomalie congenite. La conclusione è che in 46 casi i medici curanti avrebbero accettato di «ricorrere all'eutanasia per un dolore inaccettabile sia per i bimbi che per i loro genitori». «Si tratta di una minoranza», ha ammesso lo stesso ministro (che parla di 5-10 casi all'anno), ma «mi domando – ha aggiunto – che senso abbia condannare una creatura a una sofferenza tanto lunga quanto inutile quando non c'è alcuna speranza di cure e di guarigione». All'inizio la proposta, portata avanti con il ministro della Giustizia, è stata avversata dai partiti d'ispirazione cristiana, inclusi la sua stessa formazione di appartenenza, il Cda (Partito cristiano-democratico), e il Cu (Cristiani uniti), entrambi nella coalizione di governo. Poi però è stato raggiunto un accordo «se questo potrà servire ad attuare un severo controllo sul grijs gebied», come è stata definita dal ministro la «zona grigia» nella quale si fanno molto difficili le decisioni sui bambini «che soffrono senza speranza in modo insopportabile». La legge sull'eutanasia «verrebbe soltanto elaborata, non cambiata», scrive il ministro. Pertanto, trattandosi «soltanto di un regolamento» il governo non è obbligato a ottenere un voto del Parlamento. Torna così la tipica costruzione delle norme olandesi – è il caso di quella sulla droga – definite dello "struzzo che nasconde la testa nella sabbia". Il medico e teologo Theo Boer, docente all'Università di Groningen, intervistato da Radio Npo1, ha sottolineato che se venisse accettato il principio alla base di questa regolamentazione – il bambino non è in grado di intendere e volere per cui debbono decidere per lui il medico e i genitori – il rischio sarebbe che si possa estendere l'eutanasia a persone affette da demenza. Sarà la presidente della Commissione del Ministero della Salute, Helma Lodders (del partito liberale Vvd di cui fa parte il premier Rutte), a occuparsi del regolamento, esaminandolo insieme ai due ministri che l'hanno presentato. La decisione è nell'agenda di lavoro «ma in questo momento la priorità di tutto il governo è di contrastare l'avanzata del virus».
Intanto sulla stampa circolano storie che sgomentano. Una ragazza ha raccontato a un quotidiano che per più di un anno dopo la sua nascita i medici dissero che non sarebbe sopravvissuta visto che soffriva di varie patologie molto dolorose. Si pensò all'eutanasia, ma non le fu praticata. Oggi sta bene, ha un ragazzo e va all'università. Altre voci raccolte dai media denunciano che in un momento tanto drammatico si parli di eutanasia, chiedendo al ministro della Salute di occuparsi piuttosto di finanziare la ricerca per aiutare i bambini che soffrono. «Già con la storia dell'immunità di gregge siamo arrivati a 7.833 contagi in 24 ore – si legge –, quasi 2.000 persone ricoverate in ospedale che lottano per vivere. Non basta?».

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