giovedì 14 ottobre 2021
800 metri quadri nella campagna vicino ad Ancona e al suo ospedale per assicurare a chi dopo la dimissione ha biogno di cure ma non può affrontare lunghi viaggi e vuole stare con i suoi cari
Il Casale Angelini appena ristrutturato

Il Casale Angelini appena ristrutturato

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Restituire dignità e umanità alla sofferenza: una risposta marchigiana è il «Casale Angelini», struttura di 800 metri quadrati nella campagna anconetana, vicinissimo all’ospedale regionale di Ancona, con spazi esterni di 5mila metri quadrati, ristrutturato e arredato per pazienti oncologici e loro familiari.

Si tratta di un "modello europeo" adottato nelle Marche grazie a una sinergia fra Regione, Comune, Università Politecnica, Ospedali Riuniti e – soprattutto – Fondazione Angelini, che fa riferimento ad Angelini Holding, capofila industriale dell'intero gruppo che ha ad Ancona uno dei suoi principali siti produttivi.

Il casale, la prima "care house" in Italia, può ospitare fino a 18 persone, malati oncologici e familiari, il cui ingresso è regolato con un protocollo di ammissione definito con l’ospedale. La gestione è affidata all’associazione Artis, orientata alla ricerca sulla terapia infermieristica. «Il progetto – spiega Thea Paola Angelini, figlia di Francesco e vice presidente della Fondazione – si ispira ai valori che da sempre animano la Fondazione: attenzione verso le persone e presa in carico dei più deboli».

«L’idea di creare questa realtà – aggiunge Michele Caporossi, direttore generale degli Ospedali Riuniti – è venuta visitando un hotel-hospital londinese che ci ha molto colpiti. Era necessaria un’importante partnership: l’abbiamo trovata e ora l’idea si è concretizzata». Non è stato semplice, perché il valore dell’intervento è di tre milioni di euro, ma – precisa il rettore dell’Università Politecnica Gianluigi Gregori – la collaborazione ha permesso di realizzare un format che funziona e può essere replicato». «In tutti questi anni – sostiene Franca Pulita, presidente di Artis – abbiamo toccato con mano, seguendo i malati a domicilio, quanto sia difficile affrontare una malattia così impegnativa e come a questa purtroppo si affianchino tanti problemi, come disporre di un appoggio logistico, specie subito dopo la dimissione ospedaliera».

La ristrutturazione è stata eseguita in un’ottica di sostenibilità ambientale, attenti a ricreare un ambiente familiare dotato anche di spazi comuni. «La scelta di colori e arredi – precisa Thea Angelini – è stata studiata anche seguendo le indicazioni del personale specializzato dell’ospedale. Ogni stanza ha un colore diverso, anche gli arredi sono stati selezionati per far sentire a proprio agio gli ospiti, come se fossero a casa».

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