sabato 16 novembre 2013
​Dopo il clamore suscitato dal provvedimento del Tribunale per i minori dell'Emilia Romagna, fonti giudiziare precisano le circostanze della scelta: la piccola di tre anni è «da tempo positivamente relazionata con la coppia» e sarebbe «consapevole del ruolo non genitoriale svolto dagli affidatari».
Il tribunale dei minori affida bambina di 3 anni a coppia gay (Caterina Dall'Olio)
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Dopo il clamore suscitato dalla notizia dell'affidamanto temporaneo di una bimba di tre anni ad una coppia di uomini gay, fonti giudiziarie hanno rilasciato alcune dichiarazioni all'Ansa: l'affido «non è avvenuto per "simpatia" o senza ponderare altre soluzioni: la scelta degli affidatari è stata compiuta dopo un'attenta valutazione della peculiare situazione personale della minore nonché delle circostanze che la vedevano già da tempo positivamente relazionata alla coppia», hanno precisato le fonti, spiegando che la decisione del tribunale per i Minorenni dell'Emilia-Romagna presieduto da Giuseppe Spadaro ha tenuto conto del fatto che la bambina sarebbe «consapevole del ruolo non genitoriale svolto dagli affidatari e coinvolta nella vita di questi ultimi anche unitamente agli altri componenti della sua famiglia originaria». Queste circostanze, «l'irreperibilità di soluzioni più tutelanti nonchè l'inopportunità per l'equilibrio della bambina di allontanarla da tale contesto per inserirla in un altro a lei ancora sconosciuto, hanno condotto all'individuazione degli attuali affidatari», cioè una coppia di uomini di Parma. Per l'affidamento consensuale la legge non impone le formali procedure di comparazione tra coppie ed abbinamento richieste per l'adozione. E quindi la decisione del collegio composto dallo stesso Spadaro e dal giudice Mirko Stifano è arrivata «prendendo come criterio guida l'applicazione delle norme di legge fondate non sulla pedissequa lettura delle medesime bensì sulla loro costante interpretazione alla luce del benessere e della serenità del minore».Il consenso del padre della bimba, viene spiegato, «è stato formalmente raccolto dal Servizio sociale secondo modalità rese necessarie dalla residenza all'estero dell'uomo e successivamente acquisito agli atti del procedimento». Mentre sui due affidatari, sempre i servizi sociali hanno «curato e documentato che gli stessi avessero compiuto i percorsi valutativi previsti dalla normativa di settore vigente». Inoltre l'istruttoria svolta «ha incontestabilmente dimostrato» che la coppia convive stabilmente da sei anni ed è radicata nel territorio del Comune dove abita.La circostanza per cui la minore è stata affidata alla coppia, e non ai due componenti della stessa singolarmente, «non è in contrasto con le norme di legge - viene ancora spiegato - considerando che in diversi casi ciò è avvenuto per coppie di consanguinei o di altri soggetti non uniti da vincoli affettivi. Considerare in questo caso i due componenti non idonei in quanto coppia significherebbe affermare che ciò è dovuto alla loro unione e quindi alla loro sessualità». Infine, il «susseguirsi di notizie», comparse sui media, sui dati personali delle persone coinvolte nella vicenda «non può che danneggiare la tranquillità di vita» della bambina e "consigliare, anche alla luce delle convenzioni internazionali sui diritti dei minori, di contenere eventuali ulteriori prese di posizione nelle più appropriate sedi giudiziarie».
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