Suicidio assistito, il Tar della Lombardia ha confermato il no alla legge regionale

Un anno fa la maggioranza di centrodestra in Regione aveva fermato in fase di esame preliminare il progetto di legge di iniziativa popolare depositato dall’Associazione Coscioni per regolamentare la procedura di morte volontaria. La Lombardia dunque non avrà una legge come quelle toscana e sarda
October 30, 2025
Suicidio assistito, il Tar della Lombardia ha confermato il no alla legge regionale
Palazzo Lombardia a Milano, sede della Regione
Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso dell’Associazione Luca Coscioni contro la deliberazione del Consiglio regionale lombardo con cui il 19 novembre 2024 la maggioranza aveva approvato la questione pregiudiziale di non procedere alla trattazione del progetto di legge regionale di iniziativa popolare per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. Dalla proposta, depositata dall’Associazione anche in altre Regioni, sono scaturite le discusse leggi regionali di Toscana (approvata l’11 febbraio) e Sardegna (17 settembre) che regolamentano la procedura per ottenere la morte medicalmente assistita secondo quanto sentenziato dalla Corte costituzionale. In altre Regioni l’iter si è interrotto in momenti diversi: in Veneto la bocciatura è arrivata al voto finale in Consiglio regionale, in Piemonte e Lombardia nella fase preliminare, nella convinzione che la materia della vita umana sia riserva di legge nazionale.
Il ricorso, scrive il Tar lombardo, «va dichiarato inammissibile per difetto assoluto di giurisdizione» perché «è indubbio che la pregiudiziale di costituzionalità presentata nell’ambito dell’esame di un progetto di legge si inscrive a pieno titolo nell’ambito dell’esercizio della funzione legislativa dell’assemblea e non ha natura amministrativa, con la conseguenza che, trattandosi di un atto legislativo, sussiste un difetto assoluto di giurisdizione». L’Associazione Coscioni, con Marco Cappato, aveva impugnato l’atto presentato da Matteo Forte, in qualità di presidente della II Commissione Affari istituzionali ed Enti locali. «La questione del fine vita – commenta Forte (FdI) – resta complessa e merita un confronto serio a livello nazionale. Ma sul piano istituzionale il verdetto è inequivocabile: la Regione Lombardia ha agito nel pieno rispetto della Costituzione e delle proprie competenze legislative, con il risultato che noi eletti dai cittadini lombardi abbiamo legittimamente espresso la volontà di non discutere il progetto di legge sul suicidio assistito proposto dalla Coscioni». Si tratta, sottolinea il consigliere di maggioranza, di una decisione «di grande rilievo istituzionale, che tutela l’autonomia e le prerogative del Consiglio regionale, impedendo che gli organi giurisdizionali intervengano impropriamente nei processi di formazione delle leggi».
Davanti al Tar si erano costituite a difesa della legittimità della deliberazione il Movimento per la Vita, il network di associazioni cattoliche “Ditelo sui tetti, l’Associazione Nonni 2.0, Osservatorio parlamentare “Vera Lex?”, Esserci per Essere, l’Associazione Medici Cattolici Italiani e il Centro Studi Rosario Livatino. Il 4 novembre la Corte costituzionale esaminerà il ricorso del Governo che ha impugnato la legge toscana.

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