Suicidio assistito, il caso Kessler e la “via tedesca”
Una sentenza (assai “liberale”) ma non una legge. Lo Stato che si chiama fuori e lascia tutto in mano ai privati. I cittadini che decidono di morire senza dover dimostrare praticamente nulla. Alice ed Ellen sono morte così. Vediamo come funziona

«La morte di Alice ed Ellen Kessler ha contribuito alla normalizzazione del suicidio assistito in Germania». È il timore espresso dalla Chiesa evangelica di Germania che intende «contrastare un clima sociale in cui il suicidio assistito è stato normalizzato». Decisa la presa di posizione anche della Chiesa cattolica tedesca attraverso la Conferenza episcopale: «Lo Stato può consentire una morte dignitosa solo se dà priorità e promuove attivamente un’assistenza medica e infermieristica completa per i malati gravi e i morenti. Pertanto ci opponiamo fermamente a tutte le forme di eutanasia attiva e suicidio assistito». Anche Jochen Sautermeister, teologo e membro del Consiglio etico – Ethikrat –, mette in guardia contro «la normalizzazione della segnalazione dei suicidi volontari».
Il grande clamore mediatico attorno al suicidio assistito delle sorelle Kessler, due donne che hanno fatto la storia dello spettacolo e dello show televisivo soprattutto in Germania e in Italia, ha trasformato in spettacolo la loro stessa morte volontaria, un ultimo atto della vita non recitato ma raccontato e spettacolarizzato dai media di tutto il mondo. «Da tempo Alice ed Ellen Kessler avevano deciso di ricorrere al suicidio assistito», ha rivelato il portavoce della Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (Dghs), «la più antica e grande organizzazione per la difesa dei diritti dei pazienti in Germania, impegnata per l’autodeterminazione al fine vita dal 1980», come si legge sul sito ufficiale dell’organizzazione. Il portavoce della Dghs ha confermato che le Kessler avevano scelto la loro data di morte: il 17 novembre, così com’è stato. «Alice ed Ellen Kessler da tempo erano socie della Dghs e sono state accompagnate nel loro ultimo atto da un medico e da un avvocato, che hanno informato la polizia dopo la loro morte e fornito la documentazione necessaria», ha concluso il portavoce della Dghs.
Ma sul tema del suicidio assistito resta un vuoto legislativo. «Ogni anno in Germania migliaia di persone si tolgono la vita: è un grande e grave problema della nostra società – ha spiegato il teologo Jochen Sautermeister –, anche per questo è necessaria una legge che contrasti e non favorisca il suicidio assistito». Questa pratica, dal 2020, in Germania non è più reato. In precedenza nel 2018 una legge ha introdotto le disposizioni anticipate di trattamento – o testamento biologico –, che consentono alle persone di esprimere in anticipo le proprie decisioni riguardanti accertamenti diagnostici, terapie mediche e singoli trattamenti qualora non fossero più in grado di decidere e comunicare. Il testamento biologico, la Patientenverfügung, consente anche di nominare un fiduciario che interpreterà la volontà del paziente nei rapporti con i medici. Dopo la legge del 2018 alcune associazioni e cittadini privati hanno ritenuto sensato presentare ricorsi a tribunali tedeschi in cui si chiedeva la possibilità di ricorrere al suicidio assistito. Nel febbraio del 2020, dopo un lungo iter giudiziario, la Corte costituzionale tedesca ha modificato con una sentenza il secondo comma dell’articolo 217 del Codice penale. La Corte di Karlsruhe ha annullato la disposizione che proibiva l’assistenza al suicidio, dichiarandola incostituzionale e affermando che chiunque assista una persona nel suicidio non può essere perseguito penalmente, a meno che non si tratti di un‘attività professionale. Secondo i giudici deve esserci «margine sufficiente affinché un individuo possa esercitare il proprio diritto a una morte autodeterminata».
Secondo la Dghs, nel solo 2024 sono state 623 le persone assistite al suicidio, un aumento di 205 casi rispetto al 2023, circa 400 in più del 2022. Secondo Robert Rossbruch, presidente della Dghs, il numero totale di suicidi assistiti in Germania dalla sentenza del 2020 sarebbe di circa 1.200. «La decisione di ricorrere al suicidio assistito – sottolinea Rossbruch – deve essere presa autonomamente, ovvero senza persuasione, coercizione o compromissione mentale. La persona che prende la decisione deve essere in grado di valutare tutte le informazioni rilevanti sulle possibili alternative. L’atto finale dell’assunzione del farmaco letale deve sempre essere compiuto dalla stessa persona che ha scelto di ricorrere al suicidio assistito». Ma una persona depressa o affetta da demenza è realmente in grado di valutare autonomamente? È un quesito cui sta cercando di rispondere da tempo l’Ethikrat, che svolge un’attività di consulenza per Governo e Parlamento prima di redigere ogni legge che regolamenti un tema etico, in questo caso il suicidio assistito. «La maggior parte dei pensieri suicidari si esprime nel contesto della depressione e di altre malattie mentali, e in situazioni di crisi», spiega Sautermeister, che è membro dell’Ethikrat, aggiungendo che «tra i malati gravi e terminali un desiderio di morire veramente stabile e autodeterminato è raramente presente». Sautermeister, così come la principale associazione di medici in Germania, continua a chiedere una legge che prevenga concretamente il suicidio: «In Germania ogni anno circa 10.000 persone si tolgono la vita, abbiamo il dovere di intervenire per evitare tutto questo».
Nel 2024 nei programmi di Cdu-Csu e Spd, i due partiti che ora formano la maggioranza di governo, si parlava chiaramente della presentazione di una legge per la prevenzione dei suicidi, ma finora non è stato presentato alcun disegno di legge. Nella scorsa legislatura sono state invece sottoposte al Bundestag due proposte di legge sul suicidio assistito, ma entrambi i progetti legislativi sono stati bocciati, poi la crisi di governo e le elezioni anticipate hanno rimandato tutto.
Poche settimane prima della morte delle sorelle Kessler il deputato della Spd Lars Castellucci aveva annunciato che un gruppo bipartisan di recente formazione stava nuovamente lavorando a un disegno di legge «per regolamentare in ogni suo aspetto il suicidio assistito».
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