«Santi anche in politica, difendendo la vita»

Tenere fede alle proprie idee ispirate al “Vangelo degli ultimi”, mettendo in gioco sé stessi: è la lezione di due figure geograficamente lontane ma singolarmente vicine nella testimonianza che hanno offerto: Shahbaz Bhatti e Carlo Casini
October 14, 2025
«Santi anche in politica, difendendo la vita»
Un piccolo profugo in una delle troppe guerre che insanguinano il pianeta: il disprezzo per la vita umana è la radice di tutti i conflitti
Ecco il testo dell'intervento pronunciato da Luisa Santolini, presidente dell'Associazione amici di Carlo Casini, al convegno "La politica via alla santità" il 29 settembre in Senato, dedicato alle figure di Carlo Casini, avvocato della vita nascente, e del politico pakistano Shahbaz Bhatti, voce delle minoranze perseguitate.
Molti mi hanno chiesto le ragioni di questo Convegno e si sono stupiti non solo perché abbiamo accostato due figure tanto diverse ma anche perché abbiamo usato un titolo per alcuni provocatorio. Ebbene, le ragioni per le quali abbiamo organizzato questo incontro sono principalmente due: la prima è per un doveroso omaggio a due personaggi che hanno illuminato la scena politica degli ultimi decenni con la loro vita e con la loro testimonianza, e la seconda ragione è che, grazie alla presenza degli illustri relatori e dei familiari di Casini e di Bhatti, vogliamo dire ai politici di tutti gli schieramenti e di tutte le appartenenze una parola di conforto e di sprone; coraggio, siete nelle istituzioni, siete in politica. Anche facendo questo strano mestiere, che mestiere non è, si può diventare santi ed essere additati al mondo della politica come esempi di prima grandezza.
Ecco, questo vogliamo dire in tempi tanto oscuri, tanto difficili, tanto illuminati dai lampi di guerra e così poco inclini alla fiducia, al dialogo, alla speranza e a costruire insieme il bene comune.
È stato scritto: «Una società si costruisce a partire dalla idea dell’uomo, della società e del mondo». Ciò è vero, ma anche la politica si costruisce così, e una politica centrata sulla dignità della persona umana, rispettosa della vita e della famiglia, amica della scienza ma non succube, amica dell’uomo ma senza idolatrie, amica del progresso ma senza rinnegare il passato, è decisiva per declinare la dignità dell’uomo a partire dalla verità dell’uomo. Solo a queste condizioni si riuscirà a fare una politica buona, una politica come impegno doveroso e solenne. Per questo siamo qui. Per dirci che una politica buona è possibile, che una politica via alla santità è percorribile, che Carlo Casini e Shahbaz Bhatti non erano dei sostenitori da salotto della politica via alla santità, non erano dei retori o degli accademici che teorizzavano l’importanza della politica senza sporcarsi le mani, non erano dei “cristiani della domenica”, come si suol dire, ma persone che hanno dimostrato con la loro vita e le loro opere, nella più intensa e viva tradizione cristiana, che siamo tutti fratelli, che è possibile guardare tutti nella stessa direzione se abbiamo a cuore la verità sull’uomo, che le vie del mondo possono essere santificate dalla difesa della vita e dalla irremovibile fiducia nella Provvidenza.
Viviamo tempi difficili, in questa «ora drammatica e affascinante della storia», come disse san Paolo Vl; credo che dobbiamo ridirci perché vale la pena fare politica e trovare le ragioni di questo impegno sull’esempio di quello che hanno detto, fatto e vissuto uomini come Carlo Casini e Shahbaz Bhatti.
La vita dal concepimento alla sua morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna aperti alla procreazione, la libertà religiosa, una sconfinata fede nell’uomo, il richiamo costante alla sua dignità e alla sua sacralità, la difesa degli ultimi e dei fragili, di coloro che non hanno voce e che non si possono difendere dalle aggressioni di una cultura ostile, una incrollabile fiducia nella Provvidenza: queste sono state le cose che hanno accomunato Carlo e Shahbaz, e questa è la strada che ci additano anche dopo tanti anni dal loro ritorno alla Casa del Padre. (...)
Quando penso a Bhatti non posso non pensare a questa frase di Matteo (5,12): «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli». Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando era ministro delle Minoranze del suo Governo in Pakistan. Venne alla Camera e lo accolsi con tutto il rispetto e la stima che gli erano dovuti. Era un uomo mite, lo si vedeva dai suoi occhi scuri e buoni. Era un operatore di pace, un uomo assetato di giustizia, e ricordo le sue parole quando mi disse che lui, da cattolico, voleva difendere, proteggere e promuovere tutte le minoranze del suo Paese e non solo quelle cristiane. Tutte le minoranze. E questo dà la cifra della sua statura e del suo valore. Sapeva di morire, sapeva che sarebbe stato ucciso, e il 2 marzo del 2011 in un agguato fu crivellato di colpi da parte di un gruppo di uomini armati. Viaggiava senza scorta e accanto alla sua macchina furono trovati dei volantini firmati dal gruppo Tehrik-i-Taliban-Punjab, un movimento estremista con legami con i Taleban afghani.
Mi disse che all’Università aveva compreso che per lui la lotta contro l’ingiustizia non era più una delle tante opzioni della vita, bensì un destino che ha abbracciato fino alla fine. E scese in campo. È stato infatti uno dei fondatori dell’All Pakistan Minorities Alliance, fondatore e presidente del Christian Liberation Front, direttore esecutivo del Pakistan Council for Human Rights, e aveva ricevuto numerosi riconoscimenti e premi anche internazionali. Questo era Shahbaz Bhatti.
Infine mi ricordò che prima della sua riconferma a ministro si era definito «un uomo che ha bruciato le sue navi: non posso e non voglio tornare indietro in questo impegno». Pensai allora che mi sembrava un guerriero che, sbarcato in terra straniera, doveva liberare gli abitanti dal Male, e dunque aveva bruciato le navi per non essere tentato dalla fuga. Una specie di eroe senza tempo mandato a scrivere una pagina di storia del tutto nuova. E lui quella pagina l’ha scritta con il suo sangue. Spesso anche nel recente passato le strade della politica sono state irrorate dal sangue dei martiri, come vittime sacrificali, e noi qui in Italia ne sappiamo qualcosa. Questo conferma che la politica è la forma più alta di carità, come ha detto san Paolo Vl, se vissuta con coerenza, serietà, fedeltà alla verità, senza compromessi e giochi al ribasso in base alla convenienza del momento, con gli occhi rivolti al Signore della vita
Carlo Casini: uomo del nostro tempo. Un tempo travagliato e tempestoso. Questo primo quarto di secolo del nuovo millennio ci ha riservato tanta sofferenza, tante lacrime, tante sfide, tanta paura, tante ferite difficilmente rimarginabili, tanti drammi profondi a livello planetario, e Carlo ha attraversato questo tempo con esemplare coraggio, incrollabile fede, carità e speranza, uniti alla gioia di vivere e alla riconoscenza per tutti i doni ricevuti. Sono convinta, e l’ho detto tante volte, che a Carlo Casini si addicano perfettamente le parole di san Paolo: ho combattuto la buona battaglia, sono giunto alla fine della corsa, ho conservato la fede. Un vero combattente in una battaglia a favore della vita, una battaglia che sembra senza futuro ma che grazie al suo esempio è sempre accesa come una fiamma nel cuore del popolo della vita, un vero credente che, malgrado prove terribili, mai ha dubitato nell’aiuto del Signore e che ha messo in gioco tutta la sua esistenza al servizio della Buona Novella: Cristo è risorto, è davvero risorto. Un politico di eccellenti qualità e di intelligenza nella fede che ha messo a disposizione del suo Paese e dell’Europa nella quale riponeva tanta fiducia.
Carlo Casini era mio amico, e lo dico con commozione e gratitudine. Una amicizia immeritata che ha segnato non solo la mia vita ma quella di moltissime persone che ancora oggi lo testimoniano ogni giorno con scritti, racconti, ricordi. Lettere.
Carlo Casini ci ha insegnato che la vita è una missione e un compito che vanno onorati sul campo tutti i giorni. Ci ha insegnato che la Bellezza salverà il mondo, e che nulla è più bello dello sguardo di una donna che aspetta il suo bambino o degli occhi di un bimbo appena nato alla vita.
E oggi non siamo qui a commemorare ma a celebrare due persone che ci hanno indicato una strada, che ci chiamano al coraggio delle proprie idee, a non cedere alle sirene del denaro e del potere, a non essere ignavi o ipocriti o spaventati dalle conseguenze del nostro agire. Infine, a usare la Legge per far valere le proprie convinzioni, non la prepotenza o l’arbitrio, ma la Legge rispettando le regole del gioco e la dignità dell’avversario.
Un tempo che può vantare dei testimoni che con la loro vita hanno dimostrato un amore infinito per gli uomini e per il Dio della Bibbia, per la vita terrena e ultraterrena a cui ognuno è destinato, persone che con il loro esempio e la loro fede incrollabile hanno inciso sulle vicende dell’oggi e del domani, è un tempo di Grazia.
È un tempo di grazia perché due figure importanti ci hanno offerto una luminosa testimonianza di fede forte, umile e profonda, nel segno delle beatitudini evangeliche. Due figure degne degli altari a cui tutti possiamo ispirarci, traendo da loro la forza e l’esempio per proseguire la nostra strada e per onorare la nostra missione in famiglia, in parrocchia, nella politica in Parlamento o per le strade del mondo.
Presidente dell’Associazione Amici di Carlo Casini

© RIPRODUZIONE RISERVATA