La povertà sanitaria è una piaga che cresce. E per le medicine c'è il Banco

Mezzo milione di italiani è privo dei mezzi necessari per curarsi. Così si ricorre agli enti collegati al Banco Farmaceutico
December 2, 2025
La povertà sanitaria è una piaga che cresce. E per le medicine c'è il Banco
Una raccolta di medicinali del Banco Farmaceutico
Nel 2025 oltre mezzo milione di persone (esattamente 501.922, di cui 145.557 minori) hanno potuto far fronte alla condizione di povertà sanitaria che rendeva difficile o addirittura impediva loro di potersi curare grazie alle attività della Fondazione Banco Farmaceutico. Lo segnala il 12° rapporto “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci” realizzato dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria, organo di ricerca nato nel 2013 quale iniziativa del Banco Farmaceutico (Ente del Terzo settore, Ets), grazie al contributo incondizionato di Ibsa Italy e Aboca.
Il Rapporto, che viene presentato questa mattina a Roma in un convegno promosso dal Banco Farmaceutico e dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), registra un aumento dell’8,4% rispetto al 2024 (quando erano state 463.176) del numero di persone che hanno ricevuto assistenza tramite una delle 2.034 realtà convenzionate con il Banco Farmaceutico (cresciute del 18,1% dal 2017). «I dati sulla povertà sanitaria ci restituiscono, anche quest’anno, un quadro preoccupante per migliaia di famiglie – dichiara Sergio Daniotti, presidente del Banco Farmaceutico –. Ma una cura costituita da un’autentica attenzione alle esigenze e alla dignità di chi si trova in condizioni di povertà, non può limitarsi alla pur necessaria risposta immediata al bisogno: deve comprenderlo in fondo, anche attraverso un lavoro di approfondimento culturale e scientifico».
Le 501.922 persone (8,5 residenti su mille) in condizioni di povertà sanitaria, sono in prevalenza uomini (51,6%) e in età adulta (18-64 anni, il 58% del campione); in maggioranza malati acuti (56%) rispetto ai cronici. Gli anziani sono il 21,8%, i minori ben il 29%. Rispetto al 2024 gli assistiti italiani crescono del 3,6% (233.629 rispetto a 225.594), gli stranieri del 12,9% (268.293 rispetto a 237.583): «Il “peso” delle persone di origine italiana – è il commento del Rapporto – per la prima volta da molto anni scende al 46,5% (erano il 48,7% nel 2024). Il forte aumento in termini assoluti registrato tra gli stranieri è il segnale rilevante di una crescita dell’emergenza sanitaria là dove per molti motivi l’accesso ai diritti è più difficile».
Riprendendo dati Aifa, il Rapporto indica che nel 2024 la spesa farmaceutica complessiva delle famiglie è stata di 23,81 miliardi di euro, 171 milioni di euro in più (+0,7%) rispetto all’anno precedente. Di questi, tuttavia, solo 13,65 miliardi di euro (il 57,3%) sono a carico del Servizio sanitario nazionale (nel 2023 erano 12,99, pari al 56%). I restanti 10,16 miliardi sono pagati interamente dalle famiglie: in leggero calo rispetto al 2023 (-4,6%), ma in crescita del 21,26% sul 2017.
I segnali dell’aumento della povertà sanitaria rilevati dal Rapporto del Banco Farmaceutico riprendono i dati sulla rinuncia alle cure diffuse dall’Istat: nel 2024 quasi una persona su dieci (9,9%) ha rinunciato a visite o esami specialistici nei 12 mesi precedenti, il 5,3% (3,1 milioni di persone) per ragioni economiche (dato in crescita dell’1,1% rispetto al 2023).
«La sanità italiana rischia una deriva “americanizzante”, nel senso che quella che è stata la sanità di tutti, potrebbe diventare la sanità di pochi, appannaggio esclusivo di quelli che possono permettersi di pagarla – chiosa Luca Antonini, vice presidente della Corte costituzionale –. Sul sistema italiano pesano, innanzitutto, i tagli avvenuti, per circa quaranta miliardi di euro, nel periodo tra il 2012 e il 2019». Antonini sottolinea l’opportunità di un coinvolgimento del Terzo settore nella Missione 6 del Pnrr (cosa non ancora prevista) in termini di co-programmazione e di co-progettazione: «Ma forse – conclude – non è ancora troppo tardi per iniziare a farlo».
Volontari del Banco in una farmacia
Volontari del Banco in una farmacia
Sulla stessa linea il commento di Luigi Bobba, presidente di Fondazione Terzjus (Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale), che del Rapporto richiama «la necessità di un cambio di paradigma nella produzione/erogazione dei servizi passando da un modello incentrato sulla “prestazione” a uno fondato sulla “relazione”». Un cambio di paradigma che potrebbe vedere in prima linea proprio gli Enti del Terzo settore.
Da parte sua Francesco Longo, ricercatore del Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) dell’Università Bocconi di Milano, ritiene che il modello sanitario debba rivolgersi alle priorità in sanità: malati cronici (il 40% degli italiani) che consuma il 75% delle risorse. E il problema risiede nella mancata aderenza alle terapie e al corretto stile di vita, che riguarda in maggioranza «le persone meno colte, più sole e coloro che non riescono a comprarsi quel 25% di spesa sanitaria divenuta a carico delle famiglie, in cui la parte del leone la fanno i farmaci».
Da qui la necessità di «non lavorare più per prestazioni, ma per determinanti ed esiti intermedi di salute. Questo sposterebbe significativamente i target di pazienti prioritari, dando priorità ai non aderenti, ovvero i meno colti, più soli e più poveri».

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