I partiti hanno capito che per la legge ci vuole tempo

Si allungano i tempi per presentare gli emendamenti, il dibattito nell’Aula del Senato passerebbe dopo l’estate. Lo esige la complessità dei nodi e la necessità di un’intesa su principi e procedure
July 8, 2025
La scelta di rinviare a giovedì prossimo la presentazione in Commissione degli emendamenti alla legge sul fine vita avrà come probabile conseguenza lo slittamento a settembre dell’esame nell’Aula del Senato. Nelle ultime settimane di luglio, infatti, Palazzo Madama sarà inondato da decreti da convertire, quindi anche una eventuale calendarizzazione a breve termine del testo sul suicidio assistito licenziato dalle Commissioni Giustizia e Affari sociali risulterebbe più formale che sostanziale.
Nessuno lo dice, tra i principali negoziatori del testo. Ma tutti lo pensano. Ulteriore segnale di allentamento dei tempi è la decisione di tenere martedì 15 luglio, in commissione Affari costituzionali, audizioni aggiuntive per verificare se il testo-base promosso dalla maggioranza risponda o meno ai criteri fissati dalla Consulta per depenalizzare, in precise e circoscritte circostanze, il reato di aiuto al suicidio. Interverranno in quota centrosinistra Zagrebelsky e Amato, e in quota centrodestra Violini ed Esposito.
Si tratta anche di tentativi di distendere i toni e aprire canali di dialogo. «Massima apertura», ripete il co-relatore in quota Forza Italia Pierantonio Zanettin. Anche i senatori del Pd che hanno la testa sul dossier assicurano che al momento dalla segreteria non sono venuti input “barricaderi”.
Se tutto questo servirà a trovare un accordo, difficile dirlo. Certo una “base parlamentare” più ampia serve, perché quando si arriverà in Aula ci saranno molteplici voti segreti. E in teoria i partiti dovrebbero lasciare libertà di coscienza. Altra incognita, l’atteggiamento che il governo avrà sugli emendamenti, se si rimetterà all’Aula come fece l’esecutivo-Draghi oppure se vorrà dare un proprio indirizzo sulle singole proposte.
Quanto alla possibilità che si arrivi a modifiche “concordate” al testo voluto dalla maggioranza, massima cautela. Il dem Bazoli avanzerà di nuovo la proposta di avere Comitati territoriali deputati al vaglio dei singoli casi, al posto del Comitato nazionale di emanazione governativa. Ma è sul nodo del ruolo del Sistema sanitario nazionale che la negoziazione appare difficile. Per il centrodestra l’esclusione della Sanità pubblica rappresenta un punto di principio, per ribadire che lo Stato non dà la morte ai cittadini. La componente moderata delle opposizioni sta cercando di formulare emendamenti accoglibili. Un’ipotesi è quella di un fondo esterno al Sistema sanitario per pagare l’accesso ai macchinari degli ospedali di chi non ha le risorse per rivolgersi a cliniche private. Formalmente non sarebbe la Salute pubblica a pagare i suicidi assistiti. Ma la maggioranza non è convinta. Appare più semplice trovare intese sulle cure palliative, mantenendo il principio della loro centralità all’interno della legge.
Per i moderati di centrodestra, come Mariastella Gelmini, tempi più distesi sono una «opportunità». Ma non manca chi nelle opposizioni teme che i rinvii siano funzionali a portare il dossier su un binario morto. Al momento nessuno però vuole alzare i toni. Ovviamente la dilatazione dei tempi servirà ad acquisire imminenti nuovi pronunciamenti della Corte costituzionale. Mentre dall’esterno l’associazione Luca Coscioni esercita pressione comunicando che la proposta di legge popolare ha raggiunto le 50mila firme necessarie per arrivare in Parlamento.

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