Cure palliative, il “mantello” lungo tutta la malattia

Il “pallium” condiviso da san Martino con il bisognoso per proteggerlo è il simbolo che spiega il senso autentico di un percorso di presa in carico del paziente ancora purtroppo non compreso nella sua portata determinante
November 6, 2025
Cure palliative, il “mantello” lungo tutta la malattia
Augusto Caraceni davanti al pannello dove ospiti e visitatori dell'hospice all'Istituto nazionale dei Tumori di Milano lasciano pensieri e firme
L’Università Statale a Milano il 6 novembre ha dedicato un convegno alla Giornata nazionale delle Cure palliative che cade l’11 novembre, in memoria del Mantello diviso da san Martino con il viandante, quel Pallium che è anche il simbolo del Buon Pastore. Spesso il termine Cure Palliative viene cortocircuitato con quello di Cure inefficaci, che preludono alla fine e che intervengono quando “non c’è piu nulla da fare”. Questi pregiudizi sono aggravati dalla attuale disinteresse della Medicina , della nostra educazione e della comunicazione culturale e mediatica al fatto che la morte è un evento naturale, che riguarda tutti. Grazie ai progressi della medicina e delle condizioni di vita, nei Paesi ad alto reddito si muore di malattie prolungate e complesse sempre più “sazi di anni” , anche se ci sono situazioni molto difficili da accettare e inevitabili , come la malattia e la morte di persone giovani, degli adolescenti e dei bambini. Per questo la morte e come si muore riguarda la Medicina e il sistema dell’assistenza sociosanitaria, che non sono destinati solo alla guarigione.
La filosofia e la pratica degli Hospice e delle Cure palliative nascono anche da questa considerazione, in quanto si fanno carico della cura e dell’accompagnamento sino alla fine della vita, e anche perché hanno una visione complessiva del valore e della creatività insiti nella vita umana sino alla sua fine, come diceva Cicely Saunders fondatrice del primo hospice moderno : «Sei importante perché sei tu e sei importante sino all’ultimo momento della tua vita». Per adeguarsi alla cronicità e complessità delle malattie inguaribili , oggi le cure palliative iniziano e devono essere accessibili prima delle fasi finali. Possono e devono accompagnare il malato per periodi prolungati, insieme alle cure dirette al controllo della malattia. Questo è stato provato nel caso delle cure oncologiche, per le quali anche quando la malattia non viene risolta in modo definitivo può essere controllata e stabilizzata per lunghissimi periodi, e le cure palliative possono dare sostegno e migliorare la qualità della vita in modo attivo e in rapporto ai bisogni del malato che si modificano nel tempo.
Questo vuol dire avere una rete di servizi di Cure palliative che salda percorsi assistenziali tra fase ospedaliera , ambulatoriale, del domicilio e dell’hospice. I professionisti dedicati sono però ancora pochi e con competenze e percorsi formativi spesso non omogenei. Il convegno di oggi in Statale mette in evidenza la novità rivoluzionaria della specializzazione in Medicina e Cure palliative, che offre l’opportunità ai giovani medici di dedicarsi alla Medicina palliativa. Inoltre l’università deve preparare i giovani medici e gli altri operatori – gli infermieri per primi – ad avere una visione completa del loro ruolo nel guarire , curare, prendersi cura , dare sollievo alla sofferenza e accompagnare sino alla fine. La responsabilità dell’università nella formazione dei medici , degli infermieri e degli altri operatori sanitari alla centralità della persona malata è evidente, e altrettanto evidente è il ruolo che la disciplina delle Cure palliative può avere, come dimostra molto bene la presenza al convegno di Eduardo Bruera.
Bruera è il palliativista più noto nel mondo che ha fatto della ricerca fondata sui bisogni fisici, psicologici e assistenziali dei malati la missione della sua vita professionale, dimostrando con più di 1.300 pubblicazioni come interesse scientifico e interesse per il malato in quanto persona, con una storia individuale e sociale, non sono in contrasto ma, anzi, si completano nella ricerca delle soluzioni migliori per dare sollievo al dolore e alla sofferenza. Altrettanto importante il ruolo che le Cure palliative hanno nel sostenere le decisioni personali nel cogliere i limiti delle terapie rispetto a obiettivi proporzionati e in linea con i valori della persona malata . Il sostegno delle cure palliative va offerto sempre e deve essere sempre rispettoso delle decisioni individuali e della autonomia della persona malata.
Una riunione della équipe di Cure palliative all'hospice diretto da Augusto Caraceni all'Istituto nazionale dei Tumori di Milano
Una riunione della équipe di Cure palliative all'hospice diretto da Augusto Caraceni all'Istituto nazionale dei Tumori di Milano
L’importanza delle relazioni sociali non può mai travalicare la volontà del malato che non deve nemmeno essere lasciato vittima dell’abbandono , della disperazione o della depressione. Per questo le cure palliative vanno garantite indipendentemente da volontà diverse di come affrontare la fase finale della vita. Le cure palliative sono infatti una parte costitutiva e ordinaria di tutte le cure mediche e garantiscono continuità assistenziale e conforto sino alla fine. Non sono una alternativa alla anticipazione volontaria della propria vita, sia essa sotto forma di suicidio assistito o di eutanasia . La sedazione in fase terminale che viene proposta, se necessaria, in cure palliative non abbrevia la vita e non ha per scopo l’abbreviamento della vita: ecco perché visioni diverse sull’etica del fine vita , possono convivere e sono assolutamente coerenti con il ruolo terapeutico delle cure palliative.
Questo è un altro dei motivi che accrescono il contributo che le cure palliative danno a una cultura della medicina e della cura, coinvolgendo la comunicazione mediatica e professionale, e che ci ha spinto a includere nel convegno di oggi due relazioni importanti sugli aspetti filosofici comunicativi da parte del professor Dimartino e del professor Harari. Una società con una filosofia del prendersi cura e del valore di ciascuno come individuo può creare le condizioni favorevoli a evitare le richieste di eutanasia o suicidio che nascano dal sentirsi di peso, abbandonati, inutili o disperati per la solitudine e la mancanza di risposte adeguate alla disabilità, all’invecchiamento e all’isolamento sociale.
La cultura delle cure palliative può essere di aiuto, ed è bello che l’università si apra a questa dimensione e la arricchisca con la sua autorevolezza.
Augusto Caraceni è direttore della Struttura complessa di Cure palliative Fondazione Irccs Istituto nazionale dei Tumori di Milano e professore associato nel Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità all'Università degli Studi di Milano

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