«Cuore, intelligenza, acume politico: sono testimone della luce di Carlo Casini»
È possibile essere santi in politica promuovendo e difendendo la vita umana? La Chiesa ha appena autorizzato l’avvio dell’iter per accertare la santità del magistrato e parlamentare che fu fondatore del primo Centro di aiuto alla vita, nel 1975 a Firenze. Ascoltiamo quello che è stato a lungo tra i suoi più stretti collaboratori

Pubblichiamo la relazione di Marco Carraresi, per anni collaboratore di Carlo Casini, al convegno che al Senato ha esplorato la testimonianza di vita del magistrato e parlamentare italiano ed europeo, iniziatore dei Centri di aiuto alla Vita cinquant’anni fa a Firenze, e di Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro pakistano delle minoranze, assassinato da estremisti islamici nel 2011. Di entrambi il convegno romano ha documentato la santità nella loro attività politica.
Carlo Casini, quando veniva invitato a partecipare a incontri che avevano come tema il rapporto fra fede e politica, raccontava quasi sempre un episodio che aveva vissuto da piccolo, quando aveva ascoltato sua madre e un’amica esprimere un commento nei confronti di un passante: «Vedi: quella è una brava persona. Non fa politica...».
Oggi come allora, anche nella stessa comunità ecclesiale esiste spesso la convinzione che fede e politica siano due mondi assolutamente inconciliabili, e che non sia possibile essere uomini e donne impegnati nell’attività politica e contemporaneamente cristiani coerenti con la propria fede. Eppure lo hanno ripetutamente ricordato, da oltre un secolo, tutti i Pontefici. Non ultimo, recentemente, anche papa Leone XIV in occasione del Giubileo dei governanti: «L’azione politica è la forma più alta di carità, segno e testimonianza concreta dell’agire di Dio in favore dell’uomo».
Quindi, chiunque si impegni in politica, quando promuove e tutela, al di là di qualsiasi interesse particolare, il bene comune, in particolare in difesa dei più deboli ed emarginati, è compartecipe dell’azione divina di redenzione e salvezza del mondo.
Sono convinto che il convegno di oggi sia riuscito nello scopo: dimostrare che davvero la politica può essere strumento di santità e servizio, attraverso l’accostamento di due personaggi esemplari, la cui vita ha dimostrato che è possibile ricoprire ruoli politico-istituzionali ai livelli più alti a servizio del proprio Paese, senza mai rinunciare alla fedeltà nei confronti delle proprie convinzioni etiche e religiose. Anche a costo di pagare questa testimonianza con il sacrificio della vita.
Non è facile per me parlare di Carlo Casini. Prima di tutto per le emozioni che provo ogni volta che torno con la memoria a ripercorrere il periodo lunghissimo (quasi vent’anni) trascorso accanto a lui. Non un politico come tanti altri, ma un autentico “gigante” nel panorama politico della nostra storia repubblicana. Uno di quei personaggi che hanno fatto la storia del nostro Paese.
L’impegno politico attivo – è ben ricordarlo sempre – non era certamente nei progetti di questo giovane e brillante magistrato della Procura della Repubblica di Firenze (vincitore del concorso in Magistratura a soli 26 anni). L’occasione per lui, giovane magistrato che faceva dell’indipendenza uno dei pilastri della sua professione, di sentirsi costretto a “schierarsi”, fu il referendum sul divorzio nel 1974. Da allora i temi della vita e della famiglia diventarono subito per lui la principale forza capace di determinare il cambiamento, di rinnovare una politica sempre più corrotta dalla necessità, fine a sé stessa, della mera gestione del potere.
La sua grande tristezza era infatti proprio quella di avvertire che i principi dell’umanesimo cristiano, anziché essere forza unificante e trasformatrice, divenivano ragione di divisione. Nelle scelte politiche come all’interno della stessa comunità ecclesiale. Ma fu la vicenda della legalizzazione dell’aborto in Italia, la fondazione a Firenze del primo Centro di aiuto alla vita, la costituzione del Movimento per la Vita nel 1976, la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare l’anno successivo, infine l’approvazione della legge 194 sull’interruzione della gravidanza a segnare per sempre il suo impegno sociale e politico. E non va dimenticato che questo suo straordinario impegno ebbe tutto il sostegno di Giorgio La Pira, che per Carlo Casini è sempre stato un punto di riferimento.
Non deve quindi sorprendere la scelta dei vertici ecclesiali e dell’associazionismo cattolico fiorentino di chiedergli nel 1979 di candidarsi alle elezioni per la Camera dei Deputati. Una scelta, quella di gettarsi nella politica attiva, che lui non aveva mai messo minimamente in conto. Alla fine a convincerlo furono soprattutto le parole, in quei giorni, della Conferenza episcopale toscana: «Dopo l’approvazione della legge sorgono per i cristiani nuovi compiti che prima non esistevano... Per ritrovare speranza bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni uomo è sacra».
Il risultato elettorale fu incredibile: senza mezzi, senza risorse, grazie solo all’attivismo di centinaia di volontari e alla mobilitazione di circoli, parrocchie e associazioni, il giovane magistrato fiorentino risultò il primo degli eletti e, diventato il simbolo di una mobilitazione sociale con pochi precedenti nella storia del cattolicesimo italiano, balzò alla ribalta della politica nazionale.
Ma Carlo Casini, nonostante le successive quattro legislature alla Camera dei Deputati e le cinque al Parlamento europeo fino al 2014 (qui fu eletto la prima volta nel 1984 con oltre centocinquantamila preferenze personali, dietro solo al capolista Giulio Andreotti), ha avuto un percorso politico assai diverso da quello della quasi totalità dei suoi colleghi parlamentari: eletto, sia pure come “indipendente”, in un partito, la Democrazia Cristiana, ma da questo sempre in qualche modo “distinto”, rifiutando l’appartenenza – assolutamente scontata a quell’epoca - a una delle sue correnti (militare in una corrente lo considerava una scelta “divisiva” sul grande tema viceversa “unitivo” della difesa della vita).
Proprio perché al centro della sua azione c’era sempre la difesa del diritto alla vita in tutte le sue fasi – che sosteneva fosse impegno non di carattere religioso ma eminentemente politico – la sua azione fu caratterizzata da metodi moderni, sempre laici nell’approccio. Mai clericali o bigotti.
Certo era per i colleghi deputati il “parlamentare della vita”. E la sua presenza alla Camera dei deputati, almeno fino al 1994, è stata determinante a non far mettere in archivio il tema della vita umana nelle aule parlamentari. Non c’è stato dibattito sulla fiducia al governo in cui lui non fosse intervenuto per contrastare l’idea che la questione fosse politicamente marginale (»Bisognava che qualcuno parlasse dei milioni di bimbi non ancora nati condannati a morte...»). Riuscendo addirittura a ottenere, nel 1988, quarantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, una intera sessione parlamentare dedicata al tema del diritto alla vita.
Prima di tutto, è ovvio, i temi del diritto alla vita. Ma l’intera attività parlamentare è stata particolarmente significativa anche su altri temi non legati direttamente alla difesa della vita nascente. Dimostrando sempre non solo tutta la sua competenza giuridica, unanimemente riconosciuta, ma anche le sue qualità di grande mediatore politico.
Anche nel Parlamento europeo – di cui ha ricoperto la prestigiosa carica di Presidente della Commissione giuridica in una legislatura e della Commissione affari costituzionali in un’altra legislatura (cioè le Commissioni più importanti del Parlamento) – ha ottenuto più di una volta, con un consenso spesso insperato e trasversale, l’approvazione delle due risoluzioni “storiche” in materia di manipolazione genetica e di procreazione artificiale umana e della direttiva implicante la non brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche riguardanti l’essere umano. Tutte questioni che oltretutto, oggi, a distanza di oltre trent’anni rispetto a quando venivano per la prima volta dibattute e votate nelle aule parlamentari, dimostrano il carattere “profetico” della sua azione.
Azione che è descritta in maniera perfetta nel ricordo dei suoi giovani assistenti parlamentari (tra il 2006 e il 2014), testimoni diretti della sua attività nel Parlamento europeo: «Carlo Casini incarnava l’ideale del politico vero: la cura e la serietà con le quali affrontava lo studio di ogni dossier, la naturalezza con la quale si sacrificava per il suo lavoro, lo scarso interesse per le logiche di potere e per la visibilità personale, lo collocano agli antipodi del prototipo del politicante stigmatizzato dall’antipolitica dei giorni nostri. Infondeva passione e impegno inesauribili nel suo lavoro, da lui considerato come “servizio” che esigeva senso di responsabilità e meticolosa preparazione. Uomo umile e intelligentissimo, riservava a tutti i suoi interlocutori la stessa cortesia e attenzione. Era uno dei pochi deputati italiani che potesse con ragione definirsi “deputato europeo”; figura professionale nuova, che richiede competenze trasversali, visione geopolitica, conoscenza della storia, studio metodico e impegno costante. (...) Giurista raffinato, era in grado di tradurre i tecnicismi dei Trattati in parole semplici per avvicinare l’Unione ai cittadini, spiegando con eloquio elegante, mai banale, la vera natura dell’Europa unita, che amava definire “il più grande progetto politico di tutti i tempi”. (...) Guardando ai numerosi anni di lavoro politico europeo dell’onorevole Casini, si scorge la sinopia del suo infaticabile sforzo per far emergere la vera anima dell’Europa, che non era da ricercarsi in astruse formule economiche, bensì in valori come il riconoscimento della dignità di ogni essere umano, la democrazia, lo stato di diritto, il pluralismo, la solidarietà. (…) Sapeva ascoltare, non criticava mai, era estremamente paziente. Di lui ci sarà impossibile dimenticare l’entusiasmo, l’energia, il rigoroso senso del dovere affrontato con buonumore e, molto spesso, autoironia. Ma soprattutto, ricorderemo con ammirazione la sua meravigliosa curiosità, vero motore di un’intelligenza fresca e vivace, che lo portava a guardare alla vita e alle sue infinite sfaccettature con stupore e interesse sempre nuovi».
Una curiosità e un’attenzione per l’Europa che sicuramente ha suscitato anche nelle migliaia di giovani che da tutta Italia ha portato negli anni in visita alla sede del Parlamento europeo. E che invadevano le sale e i corridoi della massima istituzione europea tra lo stupore dei suoi colleghi. Ricordo le parole di un funzionario di Strasburgo: «Casini è l’unico parlamentare che invita dei giovani sconosciuti anziché i suoi elettori...».
Un uomo di diritto dalla grande umanità e competenza, prestato alla politica, capace di leggere e interpretare i segni dei tempi come nessun altro. Di indicare per primo il concetto di “dignità umana”, di ogni essere umano, in ogni stadio della sua esistenza, come punto di partenza e di riferimento di ogni azione politica («la centralità politica del diritto alla vita»). E di sostenere, come conseguenza, che la “questione antropologica” (cioè la questione del valore dell’essere umano a partire dal concepimento e del conseguente primario significato sociale del matrimonio e della famiglia) è decisiva nell’ambito del pensare e dell’agire politico. Una visione profetica, moderna, lungimirante. Carlo Casini e Shahbaz Bhatti sono quindi figure capaci di infondere speranza e prospettiva al doveroso impegno di tutti i credenti. È questo aspetto che accomuna, a mio avviso, le due figure apparentemente così diverse e lontane. Ci hanno insegnato che la politica è un impegno morale, un servizio alla comunità, uno strumento per difendere gli ultimi, gli emarginati, gli scartati, i più poveri della nostra società, una forma di carità che si traduce in responsabilità concreta. E oggi, più che mai, è necessario riscoprire proprio questo spirito. Perché la politica non è solo gestione ma visione, passione, costruzione del bene comune. Come affermava già Pio XI esattamente cento anni fa, «è la più alta espressione di carità dopo quella verso Dio», e tutti – nessuno escluso – siamo chiamati a farne parte con serietà e senso di responsabilità.
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