Bambini senza diritti, la Chiesa italiana alza la voce
La prossima Giornata nazionale per la Vita (domenica 1° febbraio 2026) sarà dedicata a promuovere il rispetto per la dignità dei più piccoli in ogni condizione, anche prima della nascita. Nel messaggio della Cei un pro memoria per tutti. L’appello della presidente del Movimento per la Vita italiano

Il messaggio dei Vescovi italiani per la prossima Giornata per la Vita che si svolgerà, come ogni anno dal 1979, la prima domenica di febbraio, ha un tema bellissimo e molto importante: “Prima i bambini!”. Il primato è pieno di rilevanti significati e implicazioni, tanto che ci sarebbe bisogno di aprire percorsi di approfondimento che certamente non possono essere abbracciati in questa breve riflessione. Il sottotitolo è altrettanto “forte”: «Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli; perché io vi dico che i loro angeli in cielo vedono continuamente la faccia del Padre mio» (Mt 18,10).
Il messaggio è stato pubblicato in questi giorni, proprio nel mese – novembre – in cui si celebra l’anniversario della Convenzione universale dei Diritti del fanciullo, votata dall’Assemblea dell’Onu il 20 novembre 1989. Si tratta di un documento, ratificato anche dall’Italia, frutto di un percorso che ha applicato ai fanciulli la più vasta enunciazione dei diritti dell’uomo. Nella Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo del 1959 si legge che «l’umanità deve dare al bambino il meglio di sé stessa». Così il figlio da una posizione subalterna acquista un ruolo centrale. Lo afferma a chiare note la citata Convenzione del 1989 sui diritti del bambino, che all’articolo 3 così recita: «In tutte le azioni riguardanti i bambini, se avviate da istituzioni di assistenza sociale, private o pubbliche, tribunali, autorità amministrative o corpi legislativi, i maggiori interessi del bambino devono costituire oggetto di primaria considerazione». Nel preambolo si legge: «Il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali, compresa un’adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita». Dunque la nascita non è una cesura nella fanciullezza. Anche il non ancora nato è chiamato «bambino». Da una posizione periferica e subalterna il figlio ha acquistato nel pensiero della modernità una posizione centrale, tanto più nella famiglia. La realtà è purtroppo spesso lontana dalle conquiste del pensiero, della sensibilità e dell’intelligenza, e i bambini sono troppo spesso calpestati, sfruttati, maltrattati, dimenticati, violati.
Non risparmiano nel loro lungo elenco, i Vescovi italiani, nessuna delle molteplici, dolorose situazioni in cui l’infanzia è vittima dell’età adulta. Una denuncia che sembra dire che è inutile proclamarsi a favore della solidarietà, dei poveri, dei piccoli, dei deboli, di coloro che non contano, che non hanno voce, se poi i bambini – che sono la speranza e il futuro – non sono accolti e protetti. Questo è vero sempre per tutti, assolutamente tutti i bambini. Ma c’è una categoria di bambini che è particolarmente accantonata, rifiutata, mortificata, addirittura misconosciuta ed espulsa dalla società: «Pensiamo ai bambini “fabbricati” in laboratorio per soddisfare i desideri degli adulti: a loro viene negato di poter mai conoscere uno dei genitori biologici o la madre che li ha portati in grembo. Pensiamo ai bambini cui viene sottratto il fondamentale diritto di nascere, probabilmente perché non risultano perfetti in seguito a qualche esame prenatale». Sono loro che si trovano nella condizione più estrema, più indicativa di una povertà insuperabile, in qualche modo comprensiva di tutte le possibili povertà. Sono i “più bambini dei bambini”, vittime dei pretesi e fasulli “diritti” degli adulti. Quale grande responsabilità abbiamo! Di fronte a quello che Madre Teresa definiva un «olocausto» – un olocausto dell’infanzia – non possiamo tacere, girare la testa dall’altra parte. Il messaggio dei Vescovi risuona forte anche per dare voce a questi bambini. La violenza dell’uomo adulto sull’uomo bambino purtroppo è di una gravità inaudita e altrettanto lo sono le sofferenze che i grandi infliggono ai piccoli, ma la violenza e la sofferenza sono giudicate negativamente. Nessuna legge le veicola e organizza una società per realizzarle.
Per i bambini non ancora nati il discorso è diverso, rovesciato. E allora, se non si può cambiare la legge 194, che si dica almeno che il bambino è bambino, e lo Stato dimostri con i suoi strumenti che ci crede. Che si favorisca almeno una preferenza per la nascita: almeno preferire la nascita, almeno aiutare le madri, i padri, le famiglie a non impedire la nascita dei loro bambini. Che si costruisca tutti insieme una difesa del diritto a nascere che passa attraverso la mente, il cuore e il coraggio delle donne abbracciate e non lasciate sole. Per questo la Giornata per la Vita non deve essere soltanto un momento celebrativo. Essa è l’occasione per rinnovare il proposito di lasciarci continuamente ispirare dai più piccoli – come ci dicono i Vescovi – «per coltivare il senso di un autentico primato dei diritti dei bambini sugli interessi e le ideologie degli adulti».
Marina Casini è presidente del Movimento per la Vita italiano
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