Australia stimolanti al ministero

In Australia i funzionari delle Finanze ricorrono allo stimolante Modafinil per finire in tempo il Bilancio. E l’uso di farmaci su persone sane entra anche nel nuovo Codice deontologico dei medici.
May 29, 2014
La rivoluzione della burocrazia passa dal potenziamento umano? Si spera non sia solo questa la ricetta – letteralmente – per aumentare la produttività dei dipendenti pubblici. Arriva infatti dall’Australia la notizia di funzionari delle Finanze che, sotto pressione per le modifiche al Bilancio federale, hanno svolto turni di 16-18 ore assumendo modafinil, uno stimolante di solito prescritto contro la narcolessia, ma usato anche dai militari per aumentare attenzione e reattività. Il «Courier-Mail» on line riferisce che una fonte ha svelato il massiccio ricorso al farmaco da parte dello staff impegnato a metà maggio in una corsa contro il tempo per adeguare il documento finanziario alle novità legate al rimborso delle spese mediche, alla nuova tassazione per le famiglie e all’anticipo delle riforma delle pensioni. Un superlavoro che al ministero da qualcuno è stato affrontato con un aiuto "chimico". E senza l’approvazione dei medici. Il modafinil (conosciuto come Modavigil in Australia) è infatti venduto su prescrizione solo per trattare casi specifici di sonnolenza cronica. Gli esperti interpellati dal giornale segnalano che di per sé assunzioni sporadiche non sono pericolose. Ma il rischio è l’abuso: "una pastiglia va bene, quattro sono meglio" è infatti la tentazione in cui cade inevitabilmente l’utilizzatore occasionale o inesperto. E gli effetti collaterali possono non essere irrilevanti, con forte variabilità individuale, come sempre accade per i farmaci. Il caso denunciato al ministero delle Finanze australiano accende un altro riflettore sul tema del potenziamento (meglio noto nel dibattito bio e neuroetico internazionale come "enhancement"), che è stato introdotto anche nel nuovo codice deontologico appena varato – non senza polemiche – dai medici italiani. All’articolo 78 si dice infatti che «il medico, quando gli siano richiesti interventi medici finalizzati al potenziamento delle fisiologiche capacità psico-fisiche dell’individuo, opera secondo criteri di precauzione, proporzionalità e rispetto dell’autodeterminazione della persona, acquisendo il consenso informato in forma scritta». Uno dei punti chiave nella discussione tra fautori e oppositori dell’enhancement è proprio l’autonomia individuale di chi sceglie di potenziarsi rispetto a considerazioni sui rischi, sul rispetto dei limiti e delle condizioni esistenziali date, sull’uguaglianza nella competizione e sulle conseguenze sociali generali. Un’altra linea di difesa dei potenziatori riguarda la blanda efficacia dei prodotti attualmente disponibili (ben diversa dalla fantascienza di film come <+Ev_cors>Limitless<+Ev_testoband>) e anche la sostanziale similarità dei problemi etici che essi sollevano con quelli legati a sostanze già disponibili (caffeina) o a pratiche già diffuse (lezioni private). Lo stesso Comitato nazionale per la bioetica se ne è occupato, illustrando temi e problemi, con un documento specifico pubblicato nello scorso febbraio: «Neuroscienze e potenziamento cognitivo farmacologico: profili bioetici» (disponibile liberamente sul sito www.governo.it/bioetica/pareri.html). Un tema che, non è difficile prevederlo, sarà sempre più al centro della riflessione pubblica.

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