I cristiani in Rete e l'epidemia: giornata del malato di coronavirus
La "data di nascita" dell'attuale epidemia di coronavirus è il 31 dicembre 2019, quando a Wuhan ne viene segnalato il ceppo 2019-nCoV. Il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del malato 2020, che si è celebrata ieri, è del 3 gennaio. Scritto prima che "coronavirus" diventasse una parola e una paura onnipresenti nella comunicazione pubblica, non le contiene. Ma molte voci credenti – racconta la Rete – si sono "accorte" di questo inevitabile sfasamento e hanno cercato di colmarlo, ponendo i malati di coronavirus tra i protagonisti della Giornata. Per prima, la voce dei vescovi dei Paesi più colpiti: l'agenzia Fides ( bit.ly/2w9ZedB ) riferisce che nel messaggio pubblicato per l'11 febbraio dalla Federazione delle conferenze episcopali dell'Asia si affidano «tutte le vittime del coronavirus a Nostra Signora della Salute, la Madonna di Lourdes». In Italia, la Comunità di Sant'Egidio ( bit.ly/37ertop ) ha organizzato a Milano un incontro di preghiera.
Durante l'omelia della Messa celebrata domenica all'ospedale di Cona l'arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, ripreso da Faro di Roma ( bit.ly/2HqY6EZ ), ha fatto riferimento all'«emergenza sanitaria che coinvolge il mondo», sottolineando «come dalla sofferenza, dalla malattia, soprattutto se sconosciuta o in mancanza di cure, emerga immediatamente la paura, il senso di impotenza». Infine, Giorgio Bernardelli, sul blog Vino Nuovo ( bit.ly/2SjcTaX ), ha suggerito di cogliere «le provocazioni del coronavirus per interrogarci su quale sia uno sguardo davvero cristiano davanti a un evento come l'epidemia». Ricordando, attraverso le «generazioni di santi che hanno donato la propria vita tra gli ammalati di peste, di tifo o di tubercolosi», che «non sta nella quarantena la salvezza dell'uomo», ma che «a custodirci davvero sarà sempre e soltanto la cura di chi sceglie di chinarsi sulle piaghe del fratello».
Durante l'omelia della Messa celebrata domenica all'ospedale di Cona l'arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, ripreso da Faro di Roma ( bit.ly/2HqY6EZ ), ha fatto riferimento all'«emergenza sanitaria che coinvolge il mondo», sottolineando «come dalla sofferenza, dalla malattia, soprattutto se sconosciuta o in mancanza di cure, emerga immediatamente la paura, il senso di impotenza». Infine, Giorgio Bernardelli, sul blog Vino Nuovo ( bit.ly/2SjcTaX ), ha suggerito di cogliere «le provocazioni del coronavirus per interrogarci su quale sia uno sguardo davvero cristiano davanti a un evento come l'epidemia». Ricordando, attraverso le «generazioni di santi che hanno donato la propria vita tra gli ammalati di peste, di tifo o di tubercolosi», che «non sta nella quarantena la salvezza dell'uomo», ma che «a custodirci davvero sarà sempre e soltanto la cura di chi sceglie di chinarsi sulle piaghe del fratello».
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