Volgiamo lo sguardo dove nasce la vita

III domenica di Avvento
December 11, 2025
III domenica di Avvento – Anno A In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Eccoli, due uomini che non potrebbero essere più lontani: uno rinchiuso in una cella, l’altro libero sulle strade polverose della Galilea.
Giovanni è in carcere, ridotto al silenzio, eppure la sua domanda attraversa le sbarre, attraversa i secoli, attraversa perfino noi: «Sei tu quello che deve venire, o dobbiamo aspettare qualcun altro?». Non è solo la domanda di Giovanni, è la domanda di ogni essere umano quando la vita si fa stretta, quando le certezze vacillano, quando ciò che speravamo tarda ad arrivare. È la voce di chi aspetta un segno, di chi non sa più se credere o smettere di farlo. È la voce di chi ha amato la giustizia e non ne vede il frutto, di chi ha creduto nel bene e ha ricevuto in cambio solitudine. «Sei davvero tu, o ci siamo illusi? È questo il cambiamento, o dobbiamo ancora aspettare?».
E Gesù non risponde con un’idea, con una teoria, con uno slogan. Dice solo: «Guardate. Ascoltate. I ciechi vedono. Gli zoppi camminano. I poveri ricevono una buona notizia. Il mondo, un pezzo di carne alla volta, ricomincia». Il Vangelo diventa così verifica concreta. Non importa come tu chiami Dio o se non lo chiami affatto. La domanda è: « Lì dove passi, qualcuno torna a vivere? Là dove agisci, si apre uno spiraglio?
Dove parli, qualcuno riprende coraggio? Oppure tutto rimane com’era, più cinico e più amaro, più solo?». La risposta di Gesù è un manifesto laico, umano, universale: sei credibile solo se fai rinascere ciò che tocchi. Se la tua presenza non asciuga lacrime, non rialza caduti, non restituisce dignità, allora non stai cambiando nulla, perché il bene non è una dottrina, ma un effetto visibile, vero, concreto. E poi quella frase tagliente: « Beato chi non si scandalizza di me». Come dire: « Beato chi non si offende davanti a un bene troppo semplice, troppo materiale, tropo piccolo». Noi preferiamo le grandi idee, i progetti epocali, le dichiarazioni roboanti, ma Lui comincia dagli ultimi, dai corpi feriti, dai reietti. Nessuna rivoluzione è credibile se non passa dalla concretezza.
Giovanni, in prigione, pone la sua domanda. Gesù risponde con un invito: «Guarda dove nasce la vita. Unisciti a quel movimento. Perché è lì che sto passando». E beato è chi non si scandalizza della cura, della giustizia, della comunità che si stringe attorno ai più deboli, beato chi si lascia trasformare dalle umili meraviglie più che dalle facili parole. C’è solo da scegliere da che parte stare: dalla parte che vede, ascolta, restituisce vita. Andate e riferite. Lì mi riconoscerete.
(Letture: Is 35,1-6.8.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11)

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