Padre Tom: «Oggi parlo di Dio attraverso la poesia»

Perso l'interesse per la teologia a causa della crisi in Medio Oriente, a 77 anni il gesuita ha trovato un linguaggio nuovo per chi vive un dolore estremo
October 9, 2025
In 70 anni da gesuita, padre Tom Fitzpatrick ha insegnato teologia in Austria e al Boston College, ha prestato servizio ad Amman e a Gerusalemme e ha guidato gli esercizi spirituali all’università cattolica di Fairfield, in Connecticut. È qui che, durante le ore passate in contemplazione, ha capito che la tragedia umana del Medio Oriente gli aveva fatto «perdere la teologia». Non la fede, precisa, ma le parole giuste per spiegarla. Allora, a 77 anni padre Tom si è messo alla ricerca di un linguaggio nuovo per parlare di Dio a chi vive un dolore estremo, che sia un giovane arabo a Betlemme o un senzatetto per le strade di Boston o New York, e ha paura di essere stato abbandonato dal Signore. «Ho scoperto che il mio linguaggio su Dio in qualche modo non era adeguato e ho iniziato a scrivere ciò che sentivo come una sorta di espressione più diretta e forse più piena della consapevolezza della sofferenza — spiega oggi —. Ne sono nate delle poesie che, ora che sono in pensione, sono diventate il mio modo di condividere il mio cammino spirituale con tutti quelli che incontro». Padre Fitzpatrick aveva più di 80 anni quando ha iniziato a scrivere versi sul serio. Non ha più smesso. «Nel mio attuale stile di vita contemplativo sembra che una poesia sia sempre in fermento nella mia mente e mi aiuta a rispondere a domande che la ragione fatica ad affrontare».
Padre Tom Fitzpatrick 
Padre Tom Fitzpatrick 
Una di queste è il male nel mondo, che può portare alla conclusione che non esiste un Dio amorevole. «Ho cari amici che sono ammirevoli nella loro dedizione e cura per gli altri e che sono giunti a questa certezza. Nonostante la loro logica, non posso essere d’accordo con loro, ma è difficile spiegare perché a livello razionale». Alla base della motivazione della fede di padre Tom, infatti, c’è la bellezza. «Ho incontrato un'intensa bellezza nella mia vita, soprattutto nell’interazione umana, ma anche nei fiori, nelle stelle, nelle albe. Sono stato e sono amato da molte persone. La logica del mio cuore dice: amo, sono amato, sperimento gioia e bellezza, quindi Dio esiste. Questo è Dio che ci parla, quindi in un certo senso è un discorso diretto di Dio, il mio sogno di Dio. La mia poesia, a 88 anni, contiene il desiderio di condividere questo sogno con gli altri». La scrittura di padre Tom è piena di ricordi del suo cammino, ma negli ultimi anni è diventata soprattutto l'espressione della sua preghiera. «Nella ricerca di un linguaggio per parlare di Dio ne ho trovato uno per rivolgermi a Dio, ricco di immagini della vita quotidiana. Una delle mie prime poesie usa termini semplici per catturare i gesti di una tipica mattina. Ciò che la rende speciale è la consapevolezza che tutte le attività si svolgono sotto l'occhio amorevole di Dio».
A quel punto, trovare le parole per esprimere il contenuto della sua contemplazione non era già più uno sforzo. «Sebbene non ogni esperienza di preghiera sia una poesia, una poesia per me è sempre una preghiera: è come un punto infinitesimale che si espande a una velocità elevatissima. Il punto è il tocco del dito di Dio. Il punto sembra inizialmente essere un ammasso indifferenziato di bellezza, verità, pace e amore. Poi, quasi istantaneamente, il contenuto inizia a prendere forma». Con l’immersione nella poesia è arrivata un’altra grazia – come la chiama il gesuita —: tenere letture pubbliche. Padre Tom ha letto le sue poesie più di cento volte in università, case di riposo, comunità religiose, rifugi per senzatetto e abitazioni private. «Le reazioni mi hanno fatto capire che era un modo di aiutare gli altri a percepire quanto Dio li ami — dice —. Quando assistevo i giovani a Gerusalemme come quando guidavo gli esercizi spirituali in Connecticut, le innumerevoli conversazioni con molte persone sul loro cammino con Dio hanno contribuito a plasmare la mia poesia e a darmi una chiarezza sulla mia vita che non avevo mai sperimentato. Finché sarò consapevole, finché sarò sensibile alla bellezza della natura, delle persone e di Dio, continuerò la mia avventura di fede nella ricerca di parole che parlino di Dio e a Dio».

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