I sogni di Laila e Amalia sono un gioco di squadra
Amalia Waine e sua figlia Laila hanno una routine molto precisa. Quattro giorni alla settimana, Amalia si sveglia, prepara il pranzo e la cena e racchiude i pasti in contenitori di plastica, mentre la figlia diciassettenne fa la sua borsa e si veste. Poi caricano insieme le loro cose in macchina – il cibo, le scarpe da ballo e i vestiti di Laila, i libri di Amalia per il master –, fanno una breve sosta per la benzina, chiamano la madre di Amalia per dire una preghiera e si mettono in viaggio in tarda mattinata. Alle 16 sono a destinazione: il Joan Weill Center di Manhattan, sede della rinomata Ailey School, dove Laila è iscritta al programma pre-professionale della compagnia. Agli studi segue le lezioni di danza classica e moderna per tre o quattro ore, poi torna in macchina, dove sua madre l'aspetta. Amalia infila le chiavi nel cruscotto e sono di ritorno a Dorchester, in Massachusetts, entro mezzanotte. Il programma si ripete ogni martedì, giovedì, venerdì e sabato, dallo scorso settembre, perché, dal punto di vista finanziario e logistico, un trasferimento anche temporaneo a New York per i dieci mesi di durata del programma era fuori questione, e questa è l’unica soluzione possibile. Ogni settimana madre e figlia trascorrono circa 32 ore in auto da e per New York, in modo che Laila possa dedicare 14 ore ad allenarsi con Ailey. «Mi diverte molto vedere la reazione della gente quando glielo racconto», dice Laila, ridendo. La ragazza sa che la loro routine è intensa e che non è da tutti, ma sa anche che lei e sua mamma non sono come gli altri. «Da quando sono nata, mia mamma, che è una madre single, si fa in quattro per garantirmi una vita serena e per offrirmi opportunità, mentre cerca di migliorare la sua situazione professionale – spiega –. Quando avevo 10 anni si è iscritta all’università e lo scorso anno all’Mba perché vuole trovare un lavoro in finanza. L’ammiro molto per questo». Quando a Laila è stato offerto un posto nel programma pre-professionale di danza, sapeva che la madre avrebbe fatto tutto il possibile per assicurarsi che potesse partecipare. L'Alvin Ailey American Dance Theater è una delle compagnie di danza più prestigiose al mondo, con un repertorio che include alcuni dei pezzi più noti della danza moderna, tra cui il famosissimo “Revelations”. Fu proprio “Revelations” ad affascinare l’undicenne Laila. Sebbene avesse studiato danza per alcuni anni, quella coreografia non assomigliava a nulla che avesse visto prima. Ammaliata, Laila decise che entrare nella compagnia era il suo obiettivo. «Ho cominciato a lavorare intensamente alla Boston Arts Academy e con un gruppo di ballerini locale per specializzarmi – dice –. Sono persino stata accettata ad Ailey per un breve corso estivo». La madre ha osservato con orgoglio la determinazione della figlia ma è rimasta comunque sorpresa quando Laila le ha detto che voleva fare l’audizione per il programma pre-professionale. «Sapevo che era molto impegnata e avevo paura di chiedere troppo – racconta la ragazza –. Ho avuto il coraggio di parlagliene il mattino stesso. Sono entrata in camera sua alle 10 e ho detto: mamma, abbiamo tempo per arrivare a New York oggi?. Lei ha guardato l’orologio e mi ha detto: salta in macchina». A settembre Laila ha lasciato la scuola e si è iscritta all’ultimo anno delle superiori online, rinunciando del tutto a vedere gli amici. Amalia incastra tutto lo studio per il master in business mentre Laila è alla Ailey, risparmia su tutto per pagare la benzina e i pedaggi e guida in un loop infinito, anche quando è così esausta da dover abbassare completamente i finestrini per restare all'erta. «Abbiamo ancora pochi mesi, ma ho già imparato tantissimo – spiega Laila –, e non solo la danza. Nelle lezioni alla Ailey un concetto che viene enfatizzato è la collaborazione: ogni movimento è frutto del lavoro di squadra». Per una giovane ballerina come Laila non potrebbe essere più vero: «C’è mia mamma con i suoi sacrifici, mia nonna con le preghiere e i pasti della domenica, ci sono i nostri vicini. Nel portare avanti il mio sogno, non sono mai sola». © riproduzione riservata
© RIPRODUZIONE RISERVATA






