Rischi nucleari: veri o presunti? La Storia ci darà il suo verdetto
Caro Avvenire, Israele motiva l’attacco all’Iran con l’“imminente minaccia esistenziale” a Israele. Non ci sono evidenze di questa “imminente minaccia”, e lo conferma anche la Aiea (Netanyahu parlava di “imminente minaccia” già dieci anni fa). Ora c’erano negoziati in corso, sia pure complessi, ma andavano continuati. Non scordiamoci le (inesistenti) “armi di distruzione di massa” che servirono a giustificare la guerra Usa contro l’Iraq. C’è da auspicare una forte azione di Papa Leone e del Vaticano per riportare i contendenti al senso di responsabilità verso il mondo intero e le rispettive popolazioni. Annina Lubbock, Funzionaria Onu in pensione Cara signora Lubbock, se si prende il conflitto in corso dal punto di vista delle armi nucleari, il giudizio si fa estremamente complesso. Come è noto, Papa Francesco, durante la visita a Hiroshima e Nagasaki nel novembre del 2019, affermò con chiarezza che “l’uso delle armi nucleari è immorale, così come è immorale il loro possesso”. Tale posizione, ribadita in altri interventi successivi, rappresenta un cambiamento e un avanzamento rispetto al passato. Nella Pacem in Terris di Giovanni XXIII (1963), scritta nel contesto della Guerra Fredda e della crisi dei missili di Cuba, sebbene la Chiesa promuovesse il disarmo, la possibilità di una detenzione “condizionata” o “temporanea” di armi nucleari come deterrente, in vista di un disarmo generale e controllato, era di fatto tollerata. Francesco, invece, ha negato la legittimità morale anche del solo arsenale atomico, perché alimenta una logica di paura, sfiducia e distruzione. Questo di per sé non giustifica pienamente dal punto di vista etico né legale un’azione militare unilaterale contro un Paese che mira alle armi nucleari, l’Iran nel caso attuale. Nello stesso tempo, risulta difficile negare che l’eventualità di un attacco con ordigni atomici di nuova generazione su un territorio densamente popolato come Israele sarebbe devastante. Quanto davvero il regime di Teheran era vicino alla realizzazione di un’arma utilizzabile in uno scenario bellico? Non lo sappiamo, probabilmente non vicinissimo, ma sulla strada per ottenere il risultato. E sarebbero gli ayatollah davvero intenzionati a usare la Bomba per fare centinaia di migliaia di morti nello Stato ebraico? Qui i pareri divergono: più probabile che volessero entrare nel “club” per rafforzarsi all’interno ed esercitare un accresciuto potere di minaccia e ricatto verso i vicini, compreso Israele. D’altra parte, a livello internazionale la situazione è tutt’altro che lineare. Stati Uniti e Russia hanno capacità nucleare di provocare letteralmente la fine del mondo. Cina, Gran Bretagna e Francia sono gli altri tre Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che avevano già testato armi nucleari prima del 1967 e sono riconosciuti come nuclear-weapon states all’interno del Trattato di non proliferazione. Altri Paesi posseggono una riserva non dichiarata, che ne fa nazioni di media forza strategica al di fuori delle convenzioni internazionali: India, Pakistan, Israele, Corea del Nord. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPAN) è invece il primo documento giuridicamente vincolante che proibisce del tutto le armi atomiche, con l’obiettivo di arrivare alla loro totale eliminazione. Adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 con 122 voti favorevoli, il TPAN è entrato in vigore nel 2021, dopo la ratifica di almeno 50 Stati. Esso vieta in modo assoluto la produzione, il possesso e lo stoccaggio di armi nucleari; il trasferimento e l’uso; la minaccia di usarle; e l’assistenza o l’incoraggiamento a qualsiasi attività nucleare militare. Sono 93 i Paesi che l’hanno firmato, 70 di questi lo hanno anche ratificato, rendendo operativi per loro gli obblighi connessi. Nessuna delle potenze atomiche né dei Paesi Nato ha aderito. Di fronte a questo scenario, cara signora Lubbock, la testimonianza della Santa Sede è cristallina, avendo essa sottoscritto tra i primi il Trattato e i Papi lanciato costanti e accorati appelli per il disarmo. Sarà la Storia, intesa come una prospettiva razionale e documentata di lungo periodo, a giudicare azioni e agenti di oggi. Sappiamo che gli Stati Uniti decorarono sul posto i piloti di ritorno dalla missione che sganciò la prima bomba atomica su Hiroshima. Oggi, a quasi ottant’anni di distanza, sebbene non vi sia unanimità tra storici e giuristi, si tende a considerare quel bombardamento un atto moralmente inaccettabile, un crimine di guerra e contro l’umanità. © riproduzione riservata
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