Il tempo di Gesù era “obbligato”? Oltre la teologia, la via dell’amore

May 5, 2025
Caro Avvenire, quando ero bambino, mi ponevo spesso una domanda: se Gesù nascesse oggi, saremmo in grado di riconoscerlo? Ora che sono vecchio, capisco che questa domanda non ha senso: primo, perché Gesù ha cambiato la storia, quindi, la situazione attuale sarebbe completamente diversa; secondo, perché Gesù, a mio avviso, poteva nascere solo in quel tempo e in quel luogo. Infatti, avvenne allora l’incontro tra la religione giudaica e la civiltà romana. I tempi determinano gli eventi e gli eventi cambiano i tempi. Enrico Folli Solarolo (Ra) Caro Folli, non sono un teologo, ma le sue domande sono intriganti e spingono a riflettere al di là della dottrina. La storia della salvezza non può essere compresa attraverso categorie soltanto umane. Nella Lettera ai Galati, Paolo scrive: “Quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato di donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione a figli”. Per i cristiani, l’Incarnazione è un fatto storico reale avvenuto in un momento preciso e, tuttavia, la maggioranza degli esegeti sostiene che quel frangente non fosse l’unico possibile. Il Catechismo della Chiesa cattolica dice: “Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo ‘partecipi della natura divina’: ‘Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio’”. E ancora: “La morte violenta di Gesù non è stata frutto del caso in un concorso sfavorevole di circostanze. Essa appartiene al mistero del disegno di Dio”. In linea di principio, mi pare si possa dire che il Figlio di Dio avrebbe potuto incarnarsi in un altro popolo, in un altro tempo o in una diversa cultura. Nulla nell’onnipotenza della Trinità lo impediva. La scelta è interpretabile, quindi, come provvidenziale, però non necessaria in un senso assoluto. Quando, poi, ci muoviamo sul piano delle spiegazioni puramente storiografiche, proprio a partire dal successo del messaggio di Gesù si può dedurre che siano state le circostanze specifiche nell’area mediterranea – la pax romana che permetteva stabilità politica e comunicazioni più agevoli, il greco come lingua franca e un sincretismo religioso aperto a un nuovo messaggio oltre i vecchi culti – a permettere la diffusione della Buona novella da una zona periferica della Palestina a gran parte del mondo conosciuto. Ben diverso l’interrogativo sul riconoscimento del Salvatore sceso nuovamente sulla Terra. Si tratta di un quesito esistenziale, perché servono gli occhi allenati di un’anima aperta per scorgere il Figlio dell’uomo tra la folla. Non è un caso che numerosi autori e artisti si siano cimentati nel racconto di tale eventualità. La leggenda del Grande Inquisitore, contenuta nel romanzo I fratelli Karamazov, capolavoro di Fëdor Dostoevskij, è una delle più potenti allegorie letterarie sul ritorno di Gesù e la mancata accoglienza da parte dell’umanità, inclusa la Chiesa stessa. Più recentemente, il bel film Jesus de Montreal (1989) del regista Denys Arcand si riallaccia a questo filone, mostrando come nel nostro tempo prevalgano l’ostilità verso la libertà e l’amore verso tutti predicati dal Vangelo. Se è vero che dobbiamo vegliare come i servi che non sanno a che ora tornerà il padrone di casa, una via per non sbagliare la troviamo nella celeberrima (ma non abbastanza praticata) pagina di Matteo: “‘Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste’. Allora i giusti gli risponderanno: ‘Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O forestiero e ti abbiamo accolto? E il Re, rispondendo, dirà loro: In verità vi dico che, in quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Ecco, caro Folli, Gesù possiamo trovarlo facilmente, senza rischio di commettere errori, nel nostro prossimo più bisognoso. © riproduzione riservata

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