“Propaganda live” con Zuppi: profondità in parole semplici
L’intervista-confessione a Zuppi offre uno sguardo netto su crisi e Italia, con la Chiesa dalla parte delle vittime e della pace.

Coniugare satira e giornalismo non è facile. Propaganda live ci prova da tempo e al netto di qualche caduta di stile ci riesce. Lo show politico-ironico condotto da Diego Bianchi, in arte Zoro, resta unico nel panorama televisivo grazie a una formula sostanzialmente immutata dal 2013, da quando si chiamava Gazebo e andava in onda su Rai 3, fino a questa nona stagione con il nuovo titolo su La7, il venerdì in prima serata, proponendo ogni volta la lettura dei fatti della settimana attraverso vari momenti tra cui continui riferimenti ai social, con Zoro che staziona davanti a un grande schermo, sorta di ampliamento del tablet o dello smartphone, interagendo con il vignettista Marco Dambrosio, in arte Makkox, ormai diventato una sorta di co-conduttore. Al linguaggio del web Zoro fa ricorso anche per i reportage, condotti con una handycam in soggettiva (una telecamerina in modalità selfie per intenderci) dando l’idea che non ci sia l’interferenza della televisione.
Propaganda live affronta anche temi religiosi e su questi non sono mancati in passato degli scivoloni, ma nemmeno momenti apprezzabili, come nell’ultima puntata in cui tutta la parte centrale è stata dedicata al cardinale Matteo Zuppi con un’intervista di una quarantina di minuti seguita da commenti in studio. Interessante la tecnica utilizzata da Zoro, che mettendosi a fianco dell’intervistato, di fronte alla solita «telecamerina in modalità selfie», ha di fatto creato una sorta di confessione a ruoli invertiti. In ogni caso, a parte l’intervista un po’ a scatti per i tagli delle pause che volutamente vengono effettuati in fase di montaggio, l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha affrontato temi profondi con semplicità di linguaggio, di atteggiamenti e di mimica risultando efficace proprio da un punto di vista televisivo, grazie anche alla regia dell’incontro, che inizia fuori dal Palazzo arcivescovile di Bologna, con il cardinale che apre la porta con le proprie chiavi, che offre il caffè a cialde dalla macchinetta di cucina, che dichiara di non usare i social, di non aver mai visto Propaganda live («Ma mi hanno detto che è divertente»).
E poi l’intervista nello studio privato, le parole sulla situazione internazionale («Viviamo il momento della forza» con una «Europa che non tocca palla» e «le Nazioni Unite squalificate») e nazionale («Siamo un Paese che purtroppo guarda al passato e ha paura del futuro, ma è anche un Paese con tanta bella umanità»). Zuppi sta al gioco, accetta di farsi dare del tu e a proposito dei vescovi dice: «Noi siamo quello che siamo, ma tendenzialmente siamo per la pace, per l’attenzione agli altri, per cercare di capire, di ricordarsi la storia, di non urlare, di non reagire a pelle». In quanto alla Chiesa «non è mai neutrale, sta dalla parte delle vittime, sta dalla parte della pace ed è “fratelli tutti” la chiave di lettura del futuro».
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