“No other land” lascia il segno del vero cinema nelle coscienze
Dopo rinvii e polemiche, il doc Oscar 2025 No other land sugli sgomberi a Masafer Yatta è andato in onda su Rai 3 con 770mila spettatori.

Dopo due rinvii è finalmente andato in onda sabato scorso in prima serata su Rai 3 il documentario Premio Oscar 2025 No other land (Nessun’altra terra), che tratta del conflitto israelo-palestinese e per questo, sia pure girato prima del 7 ottobre 2023, era stato programmato proprio nel giorno del secondo anniversario dell’azione terroristica di Hamas contro Israele. Ma a seguito di pressioni politiche, da parte di chi ritiene il documentario troppo filopalestinese, era arrivato il primo stop: niente No other land il 7 ottobre, tutto rimandato al 21 ottobre quando poi sarebbe stato fatto slittare di nuovo fino appunto al 15 novembre. Ambientato in Cisgiordania nei cosiddetti Territori occupati, il documentario mostra con forza drammatica gli sgomberi e le demolizioni avvenuti tra il 2019 e il 2023 nella regione di Masafer Yatta destinata a diventare un poligono di tiro e un centro di addestramento militare dell’esercito israeliano, che ha pertanto l’ordine di distruggere i villaggi ed espellere le comunità palestinesi del territorio.
Per quattro anni l’attivista Basel Adra ha filmato la progressiva cancellazione delle case e delle strutture ritenute abusive dal governo di Tel Aviv, con tanto di ingiunzione della Corte suprema d’Israele, anche se le carte geografiche documentano la presenza dei villaggi dal XIX secolo. Al giovane palestinese, che dice di aver «cominciato a filmare quando è cominciata la nostra fine», si è unito, nel lavoro di documentazione, il giornalista e attivista israeliano Yuval Abrahm. Insieme raccontano una vicenda dura e commovente, fatta di violenza e resistenza, che rappresenta anche una prospettiva di solidarietà e alleanza di due popoli divisi dalla storia e dalla politica. Casualmente, i due rinvii hanno fatto sì che No other land sia andato in onda poche ore dopo l’incontro del Papa con il mondo del cinema durante il quale Leone XIV ha invitato registi, attori e maestranze a non avere «paura del confronto con le ferite del mondo», che «chiedono di essere viste e raccontate». «Il grande cinema – ha aggiunto il Pontefice – non sfrutta il dolore: lo accompagna, lo indaga».
No other land fa sostanzialmente questo: documenta con immagini anche crude, che badano poco all’estetica, spesso con una piccola telecamera a mano, la lotta di un popolo per la propria sopravvivenza («Ci hanno resi stranieri nella nostra terra»), ma anche il tentativo di superare con il dialogo una tensione politica e militare che da anni affligge la Palestina, Israele e di riflesso tutto il mondo. Nonostante la programmazione in contemporanea con colossi degli ascolti come Ballando con le stelle su Rai 1 e Tú sí que vales su Canale 5, No other land (firmato da un collettivo israelo‑palestinese composto dagli stessi Adra e Abraham con Rachel Szor e Hamdan Ballal) ha raggiunto quasi 770 mila telespettatori.
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