Le “Pillole” Rai contro il virus delle fake news nell’era del web
Le notizie false, quelle che abbiamo imparato a chiamare fake news, circolano nel mondo virtuale. Il problema, però, è che spesso si ripercuotono sul mondo reale. Capita, ad esempio, che dalle parole di odio diffuse in rete si passi alla violenza fisica nelle piazze. È successo in modo clamoroso dopo la strage di Southport, in Inghilterra, nel luglio 2024, con l’uccisione di tre bambine attribuita da un post in internet, rilanciato da molti, a un immigrato di cui si fanno nome e cognome. In realtà l’omicida è un cittadino inglese prontamente arrestato. Ma ormai la miccia è stata accesa. La gente scende in strada, incendia auto, si scontra con la polizia, assalta moschee. A questo caso emblematico è dedicata la prima delle Pillole contro la disinformazione, la serie di brevi filmati da un minuto che la Rai sta diffondendo per la quarta stagione allo scopo di promuovere, soprattutto tra i più giovani, lo sviluppo del pensiero critico e l’alfabetizzazione digitale dei cittadini. Sessanta secondi per scoprire come riconoscere se una notizia o una immagine è falsa, se una news sui social o sulle chat di messaggistica è credibile. «Ricordiamoci che le parole contano», avverte la prima «pillola»; «Se non puoi verificare una notizia, non condividerla», suggerisce la seconda. E così via, anche perché le fake news riguardano ambiti molto diversi tra loro. Basti pensare che c’è ancora chi nega che l’uomo abbia messo piede sulla luna appellandosi a teorie della cospirazione all’apparenza affascinanti, ma totalmente infondate, che oscurano una delle più grandi conquiste scientifiche dell’umanità. In questo caso le fake news stravolgono la nostra storia, così come quelle sulla guerra rappresentano un conflitto nel conflitto. Mentre a proposito dei fenomeni climatici estremi si arriva a parlare di inseminazione delle nuvole o di onde radio nella ionosfera. È successo, ad esempio, all’indomani dell’alluvione di Valencia, in Spagna. Ci sono poi le cosiddette deepfake, ovvero i video manipolati con l’intelligenza artificiale generativa capace di creare immagini quasi indistinguibili da quelle originali. In questo modo vengono ad esempio attribuite a personaggi famosi dichiarazioni mai pronunciate. Le dieci «pillole» di questa stagione (tutte disponibili su RaiPly assieme a quelle degli anni scorsi) sottolineano dunque l’importanza della prevenzione nella lotta alle false notizie, i pericoli dell’intelligenza artificiale e l’utilizzo di specifici strumenti di contrasto affrontando il tema del fact-checking, un pilastro del giornalismo, ovvero la verifica dei fatti, una pratica auspicabile da sempre e indispensabile ai tempi del web. Ci sono per questo modalità di ricerca sempre più sofisticate. Oggi i siti e le organizzazione specializzate in fact-checking sono centinaia e presenti in tutto il mondo. © riproduzione riservata
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